Per riuscire a piegare la curva dei contagi, appena appena rallentata dai DPCM delle settimane scorse, occorre riuscire in due imprese in parallelo: da una parte una serie di lockdown locali che – al netto di polemiche la cui risultanza sarà probabilmente soltanto un avvelenamento dei pozzi del dibattito pubblico – tenteranno di abbassare il ritmo di crescita della pandemia, dall’altra un contact tracing di estrema importanza per la fase immediatamente successiva. In relazione alle chiusure molto se ne sta già parlando e sarà questo il primo intervento radicale che dovrà scaricare la propria forza d’urto immediata sui contagi in essere; in relazione al contact tracing, invece, se ne parla sempre di più soprattutto in seno al Dipartimento di Protezione Civile.
Arcuri, il contact tracing cambi marcia
Sono due le azioni poste in essere, entrambe che vedono protagonista il commissario Arcuri.
La prima è nella ricerca di nuovi candidati per il lavoro di rintracciamento dei contatti a rischio: sarebbero ben 49 mila le candidature ricevute per 1500 posti disponibili. “Nel dettaglio“, spiega la Protezione Civile, “sono pervenute candidature da 9.282 medici, 2.717 infermieri, 1.982 assistenti, 8.210 studenti e 26.545 amministrativi. Complessivamente oltre il 60% delle candidature sono arrivate da donne, con punte di quasi il 75% tra gli studenti e del 70% tra gli infermieri“. Tali nominativi saranno suddivisi su base regionale ed affidati agli enti deputati al conferimento degli incarichi.
Si tratta di una risposta importante che dimostra, ancora una volta, il senso di responsabilità e partecipazione collettiva nell’affrontare l’emergenza. Ai medici, gli infermieri, gli assistenti sanitari, i tecnici della prevenzione, agli studenti universitari in discipline infermieristiche e sanitarie e giovani diplomati che hanno offerto la propria disponibilità va la nostra gratitudine e quella di tutto il Paese.
La seconda è relativa al fatto che toccherà allo stesso Arcuri occuparsi delle debolezze dimostrate fin qui dall’app Immuni. A spiegarlo è il ministro Speranza che, rispondendo in Parlamento, ha spiegato di aver già conferito l’incarico nei giorni scorsi e di aspettarsi nell’immediato l’organizzazione del call center che dovrà aiutare gli italiani a trovare assistenza in caso di notifica dall’app.
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Il call center di Immuni, in particolare, avrà lo scopo di sopperire alle carenze dei sistemi regionali che fin qui non hanno voluto/potuto caricare sul sistema i codici degli utenti positivi. Grazie a questo processo si dovrebbe arrivare ad un numero più alto di segnalazioni, dunque ad un maggior numero di notifiche, dunque ad una maggior consapevolezza dei rischi relativi. Toccherà quindi agli addetti al contact tracing servire quanti, spaventato da una notifica o da eventuali sintomi, cercheranno assistenza sanitaria.
Per aggiustare il contact tracing non bisogna svuotarlo, ma aumentarne la cilindrata: questo è ciò che Speranza chiede ad Arcuri ed è questo che trapela dalle prime mosse che lo stesso Arcuri ha intrapreso.