Forse per il fatto di essere stata colpita per prima dalla crisi sanitaria già nel mese di febbraio, l’Italia è tra i primi paesi al mondo ad avere un’applicazione di contact tracing operativa sull’intero territorio nazionale. Immuni è la prima in Europa basata sulla piattaforma Google-Apple e disponibile (da oggi) per tutta la popolazione. Vediamo in questo articolo come si sono mossi gli altri stati del vecchio continente.
Non solo Immuni: le app di contact tracing in Europa
Ciò che balza subito all’occhio dando uno sguardo all’elenco riportato qui sotto è che non è stato adottato un approccio condiviso. Ciò si traduce inevitabilmente in una mancata interoperabilità. Un potenziale limite se si pensa alla finalità stessa dell’iniziativa, soprattutto in vista di una massiccia ripresa degli spostamenti transfrontalieri durante la stagione estiva in seguito all’allentamento delle misure restrittive. Vediamo dunque quali sono le app messe in cantiere o lanciate dai singoli paesi.
- Austria: già operativa Stopp Corona, sviluppata dalla Österreichisches Rotes Kreuz (Croce Rossa Austriaca);
- Belgio: il paese non ha sviluppato o lanciato alcuna app, ma è disponibile il sistema SAVITAS (Scoped Anonymous Viral Infection Tracing At Scale) messo a punto dalla startup locale Esoptra;
- Bulgaria: VirusSafe, lanciata a inizio aprile, offre la possibilità di condividere la posizione geografica su base volontaria;
- Cipro: COVTRACER, sviluppata da un centro di ricerca governativo e lanciata a inizio maggio;
- Croazia: al momento il paese non ha ancora pubblicato la propria applicazione per il contact tracing;
- Danimarca: nessuna app al momento lanciata, ma lo sviluppo è confermato;
- Estonia: ancora nessuna app disponibile, ma in fase di realizzazione;
- Finlandia: l’applicazione Ketju, sviluppata dalla software house 2M-IT, è in fase di test nel paese nordico;
- Francia: StopCOVID è la soluzione d’oltralpe, basata su un approccio centralizzato per gestire i dati;
- Germania: il governo tedesco ha scelto Corona-Warn-App, realizzata con la tecnologia messa a disposizione da Google e Apple;
- Grecia: non è stata lanciata alcuna app, ma il servizio DOCANDU Covid Checker è attivo per fornire informazioni e supporto a chi manifesta sintomi riconducibili a quelli della malattia;
- Irlanda: realizzata da Nearform su commissione dell’Health Service Executive, si basa sulla piattaforma di Google e Apple, attualmente si trova in fase di sviluppo;
- Islanda: l’applicazione ufficiale del paese è in fase di test da metà maggio;
- Italia: Immuni, basata sulla piattaforma resa disponibile dalla partnership tra Google e Apple;
- Lettonia: anche Apturi Covid adotta un approccio decentralizzato, puntando all’interoperabilità con le altre applicazioni attive nel vecchio continente;
- Liechtenstein: nessuna informazione in merito a un’app dedicata, ma già da aprile è stato sperimentato l’impiego di una sorta di braccialetto elettronico da indossare volontariamente;
- Lituania: l’app Stop Covid è stata messa in standby a fine maggio per questioni legate a un funzionamento non conforme a quanto previsto dal GDPR;
- Lussemburgo: le notizie più recenti in proposito risalgono a inizio maggio quando il Granducato ha deciso per un approccio decentralizzato alla gestione dei dati;
- Malta: il paese non ha introdotto alcuna applicazione per il contact tracing e non si ci sono aggiornamenti su uno sviluppo in corso;
- Norvegia: Smittestopp è stata lanciata a metà aprile con un sistema di notifiche via SMS;
- Paesi Bassi: il governo si è espresso in modo favorevole nei confronti dell’approccio decentralizzato proposto da Google e Apple, ma sta ancora affrontando il dibattito in merito alla necessità di lanciare un’app dedicata;
- Polonia: in questo caso sono ben due le applicazioni lanciate, Kwarantanna Domowa e ProteGO Safe Safe, la prima obbligatoria con riconoscimento facciale e geolocalizzazione per garantire che le persone malate rimangano in isolamento, la seconda da installare su base volontaria;
- Portogallo: dopo aver inizialmente affermato la non necessità di un’applicazione per il contact tracing il paese ha scelto di avviarne lo sviluppo basandosi sulla piattaforma di Google e Apple;
- Repubblica Ceca: eRouška, lanciata a metà aprile, richiede la registrazione tramite numero di telefono;
- Regno Unito: in UK dopo oltre un mese di sperimentazione, si è deciso di abbandonare il software NHS Covid-19 App che adotta un approccio centralizzato per gestire le informazioni;
- Romania: l’app CovTrack sviluppata pro bono dalla società locale RISE si basa su un altro software (AGORA) già impiegato per la gestione delle folle in occasione di eventi e festival;
- Slovacchia: il software è in fase di sviluppo con il processo curato da Sygic, team già autore delle applicazioni Covid19 ZostanZdravy ed e-Karantena impiegate dalle autorità locali con finalità simili;
- Slovenia: nessuna app sviluppata, ma il governo sta considerando la possibilità di impiegare l’italiana Immuni;
- Spagna: l’applicazione OpenCoronavirus sviluppata da un gruppo di volontari fa leva su un approccio decentralizzato per la gestione delle informazioni;
- Svezia: a fine aprile la Lund University ha lanciato COVID Symptom Study su Android e iOS per tenere sotto controllo la diffusione della patologia, ma al momento non si hanno notizie di applicazioni per il contact tracing autorizzate in via ufficiale dalla Public Health Agency;
- Ungheria: lanciata a metà maggio, VírusRadar fa leva sul modulo Bluetooth degli smartphone e richiede l’invio di un SMS per l’attivazione.
Ampliando la portata geografica a livello globale, un altro breve elenco utile per capire come tra un’area e l’altra cambi anche la gestione delle informazioni e di conseguenza vi siano differenti implicazioni in termini di privacy, tema parecchio dibattuto anche entro i nostri confini.
- Australia: COVIDSafe è basata sul protocollo BlueTrace di Singapore;
- Bahrein: l’app BeAware Bahrain impiega un meccanismo che rileva la prossimità tra gli utenti e la geolocalizzazione per imporre l’obbligo di rispettare la quarantena in caso di diagnosi positiva;
- Cina: il software Close Contact Detector è disponibile nel paese asiatico fin da febbraio, quando la diffusione della malattia ha iniziato a interessare l’intero territorio;
- Giappone: il paese asiatico ha lanciato COCOA (COVID-19 Contact-Confirming Application), basata sulla piattaforma Google-Apple e sviluppata da ingegneri Microsoft;
- Singapore: il territorio ha lanciato TraceTogether e proposto l’impiego di un dispositivo indossabile per il contact tracing;
- USA: a ogni stato l’incarico di gestire la questione in modo autonomo, con alcuni territori che hanno lanciato subito le prime applicazioni mentre altri sono ancora oggi in forte ritardo con l’implementazione della tecnologia, portando a una situazione estremamente frammentata.
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L’elenco riportato in questo articolo è aggiornato al 15 giugno 2020 sulla base delle informazioni trovate in Rete o già segnalate negli articoli pubblicati in passato su queste pagine.