Le segnalazioni che giungono dalle ASL da tutta Italia non fanno che confermare medesima sensazione ovunque: i numeri del contagio sono tali per cui, alla luce delle risorse disponibili, non è più possibile oggi operare un efficiente contact tracing. Quando si parla di contact tracing, si badi bene, non si tratta di ciò che fa Immuni. L’app, semmai, opera ad un livello antecedente, fornendo una base dati ulteriore alla risorsa umana incaricata di vagliare le informazioni, investigare sul singolo contagio e cercare quelli che potrebbero essere i contatti maggiormente esposti a rischio.
Il problema è che le risorse mancano ed i contagi aumentano: il punto di rottura sembra essere ormai vicino, se non in alcuni casi superato. Cosa significa ciò? Che il tracciamento non avviene più o avviene solo in parte, lasciando utenti asintomatici in libera circolazione. Tutto ciò non fa altro che creare una massa “sommersa” che, quando raggiunge dimensioni non più controllabili, può essere fermata solo in un modo: lockdown.
Contact tracing: i buoi son scappati
I buoi son scappati, esatto: chiudere il cancello ormai serve a poco. Ecco perché il contact tracing diventa meno efficace ed ecco perché Immuni a questo punto si riduce ad essere ennesima benzina sul fuoco di un meccanismo di tracciamento che è andato fuori giri.
Ci sono alcuni elementi interessanti che ci raccontano il ruolo di Immuni in questa fase:
- Immuni ha raggiunto quota 9 milioni di download. Erano 6 milioni soltanto un mese fa, il che ben spiega quanto tempo si sia perso in tal senso. Immuni avrebbe potuto dare una grossa mano nel tracciamento quando quest’ultimo poteva essere un argine di prima linea contro la nuova ondata, mentre ormai è come fermare un fiume con un rastrello: sforzo vano, pur se da tenere necessariamente in piedi in ottica futura;
- Immuni ha raccolto 899 segnalazioni di positività: erano circa la metà 10 giorni or sono. Questa crescita è dettata probabilmente da due trend concomitanti: l’aumento dei contagi e l’aumento delle ASL aperte alla segnalazione, cosa che diventa ora invece specificatamente obbligatoria (come da DPCM).
- Improvvisamente si è impennato il rapporto tra notifiche inviate e segnalazioni di positività. In questo caso il dato è conseguenza sia dell’aumentato numero dei contati (e delle segnalazioni sul sistema), sia dell’aumentato numero di installazioni attive sul territorio. Questo rapporto è oggi pari a 19,4 (17455 notifiche su 899 casi) contro la media di 17 delle settimane scorse. Ciò che significa che, nell’ultima settimana, per ogni positivo segnalato Immuni ha prodotto 22 notifiche. Il dato è salito molto, quindi, ma non è possibile ad oggi ancora interpretarlo: ci sono ASL che lo considerano un fastidio, altre che lo considerano utile ai fini del tracciamento e con ogni probabilità la verità sta nel mezzo di una tempesta che è tornata a coinvolgere il nostro paese.
La verità è che i buoi son scappati e quando è così si genera il caos. Il caos, purtroppo, è difficile da governare se non tramite un “reset” che nessuno vuole e tutti tentano di negare. Si passerà quindi da step successivi, con tecniche di coprifuoco dalla dubbia utilità e chiusure localizzate laddove i focolai tentano ad allargarsi troppo in fretta. Il Paese ha bisogno di prendere tempo, ma tutti i dati (vedi i dati ufficiali) dicono che la direzione è pressoché segnata e restano pochi giorni per rettificare una curva che ha dato chiari segni di crescita.
Immuni a questo punto è più una sentinella che un presidio: lo strumento è depotenziato perché non lo si è usato in tempo e perché non si è lavorato a livello locale per potenziale le armi di quel contact tracing che tanto prezioso si era rivelato per soffocare i primi gravi episodi veneti in primavera. Tornerà utile quando avremo una situazione in cui i contagi sono in ribasso e le installazioni saranno molte. Nel frattempo Immuni sarà semplicemente uno dei tanti rastrelli che opporremo a questa fiumana.
A questo punto: serve ancora scaricare Immuni? Si, serve comunque. Perché poter conoscere le situazioni di rischio, anche in assenza di una efficiente assistenza sanitaria, potrà aiutare se stessi ad avere cautela maggiorata a tutela dei propri congiunti. Siano le ASL a gestire i dati in arrivo, nel limite delle proprie possibilità. Ma non raccogliere e fornire dati significa non aver fatto quella parte di tracciamento che compete (potenzialmente, spontaneamente e volontariamente) a ogni cittadino.