Il premier Giuseppe Conte, ovviamente a nome e per conto del proprio esecutivo “bis”, annuncia nuove azioni contro l’evasione fiscale. La novità sta nel fatto che non solo si sbandiera il pugno duro contro chi evade (strategia puntualmente usata dall’intera classe politica, salvo poi dimostrarsi molto meno radicali nei fatti), ma suggerisce anche ipotesi di stimolo per chi invece usa il denaro in modo trasparente. Insomma: se il contante è un sintomo, allora si potrebbe premiare chi del contante non fa più uso. La leva fiscale, a tal proposito, potrebbe dare ragione al premier.
Cashback di stato contro l’evasione
Il contesto è quello dell’assemblea Onu, ove Giuseppe Conte ha lanciato nuovi strali contro l’evasione fiscale ed in favore di nuove azioni incisive per combatterla:
Mi sto convincendo che il problema centrale di tutto il nostro sistema economico sia l’evasione, se noi non riusciamo a ridurre l’evasione la crescita resterà soffocata, ci faremo latori di un intervento radicale nella manovra di Bilancio, è chiaro che dobbiamo pensare a diversi meccanismi di incentivazione della moneta elettronica, degli scontrini, dei pagamenti digitali e anche al carcere per i grandi evasori. […] Sta diventando in me sempre più profonda la convinzione che il nostro problema endemico sia l’evasione: paghiamo tutti di più perché molti non pagano. È un’emergenza, la maggiore iniquità alla quale siamo esposti. Bisogna intervenire radicalmente come mai è stato fatto in questa direzione.
Conte introduce però velatamente anche un nuovo approccio, di segno opposto, pensato come stimolo invece che come punizione:
Dobbiamo fare un patto con i cittadini italiani, pagare tutti per pagare meno, in questo momento stiamo studiando tutti i meccanismi che sono incentivanti della moneta elettronica.
L’idea è quella di una restituzione in denaro di parte del valore speso utilizzando strumenti tracciabili. Ogni qualvolta si utilizzi un sistema cashless, insomma, si avrebbe accesso ad un vero e proprio cashback di Stato. Forma ed esecuzione sono tutti da identificare ed il progetto al momento è soltanto in itinere: le ipotesi vanno dalla restituzione netta di un 10% oltre una certa soglia, fino ad un cashback differenziato basato sull’IVA. Diventa tuttavia complesso immaginare un processo che si basi solo sulle carte e discrimini altri sistemi di pagamento digitale, ma al tempo stesso bisognerebbe dar forma a formulari codificati che permettano di tenere assieme tutte le spese in digitale affinché ognuno abbia poi gli strumenti utili per reclamare a fine anno il proprio sconto di Stato (magari in detrazione direttamente sulle tasse).
Si tratta di una formula discriminante che premia chi ha maggior potere d’acquisto? Si tratta di un’utopia non realizzabile in virtù delle difficoltà tecniche che comporterebbe? Sicuramente sarebbe comunque un importante volàno informativo per gli strumenti di pagamento smart in un paese ove la resistenza del contante va oltre la sola evasione fiscale facendosi vero bug culturale.
L’idea di Conte è per il momento soltanto una chimera autunnale, ma la Legge di Bilancio arriverà entro pochi mesi: le forme di pagamento digitale esistenti, dalle carte di credito alle app dedicate, potrebbero avere un ruolo centrale e potrebbero diventare fortemente appetibili tanto per chi paga, quanto per chi vende. E se così fosse, la lotta all’evasione potrebbe realmente avere una svolta: resta da capire quanto l’idea sia realizzabile e quanto sia invece destinata a rimanere nell’alveo delle chimere.