Cosa ci sta insegnando la crisi attuale? Se qualcosa ci sta insegnando, sia chiaro. Anzitutto l’importanza di un’assunzione di responsabilità da parte dell’individuo senza la quale a farne le spese è la collettività. Poi a mettere in discussione usi e abitudini ereditati e fin qui considerati quasi dogmi. Un esempio su tutti: dopo un comprensibile e legittimo iniziale spaesamento dovuto all’improvvisa necessità, riusciremo a considerare lo smart working una forma di lavoro degna e a sfruttarne le potenzialità senza che vengano meno diritti e doveri? Ancora, come sarebbe un tale lockdown senza Internet? Quando l’allerta sanitaria legata al coronavirus sarà rientrata o quantomeno divenuta gestibile potremo riflettere sugli input raccolti durante l’emergenza.
Su quest’ultimo punto è intervenuto nella serata di ieri anche il Presidente del Consiglio, rispondendo a una delle domande poste dai giornalisti al termine della conferenza da Palazzo Chigi. Nelle parole di Giuseppe Conte una visione: la connettività come diritto costituzionale. Prospettiva concreta su cui lavorare o pura utopia?
Internet e la Costituzione: diritti e utopie
Oggi la frase è ripresa dal profilo Twitter del Ministero dell’Innovazione, in verità in una forma sintetica e parzialmente rielaborata. Lo alleghiamo qui sotto.
"La Costituzione prevede che la Repubblica rimuova gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Oggi lo strumento di partecipazione più efficace è #internet"@GiuseppeConteIT
— Dipartimento per la Trasformazione Digitale (@InnovazioneGov) April 6, 2020
Il passaggio nella sua interezza può essere trovato nel video della diretta, in streaming qui sotto, a partire dal minuto 32:37. Ne riportiamo di seguito la trascrizione. È parte della replica alla domanda del collega Luca Mariani di Agi che ha focalizzato l’attenzione sulla vicenda del sito INPS e del bonus da 600 euro.
Se fosse per me inserirei una modifica costituzionale per il diritto all’accesso alle reti infotelematiche. Quindi, la possibilità di collegarsi a Internet dovrebbe essere ormai un diritto costituzionalmente tutelato. Perché oggi, quell’articolo 3 della Costituzione che fotografa un concetto bellissimo, il concetto della libertà sostanziale che prevede che la Repubblica rimuova gli ostacoli affinché tutti possano realmente e concretamente concorrere alla nostra comunità nazionale, da tutti i punti di vista, e quindi possano partecipare alla vita politica, economica, sociale e culturale della nostra Repubblica. Ebbene oggi lo strumento di partecipazione più efficace, migliore e concreto, è l’accesso a Internet.
https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/videos/504282033780858/
Sull’importanza del poter disporre dell’accesso alla Rete riteniamo ci sia poco margine di discussione. L’ipotesi di poterlo garantire a tutti in modo indistinto e libero è però altra questione che chiama in causa fattori di tipo tecnologico ed economico. In un altro contesto, in un mondo ideale, chi mai vi si opporrebbe?
Sappiamo però che oggi gli ostacoli sono anzitutto altri. Un digital divide che ancora affligge porzioni non trascurabili del territorio, non solo nelle aree rurali, andando a inficiare la fruizione delle informazioni da parte della popolazione e la competitività di chi fa impresa. Un tasso di alfabetizzazione digitale basso: disporre dello strumento senza competenze adeguate al suo corretto utilizzo difficilmente si traduce in una dinamica virtuosa. Un’infrastruttura inadeguata a gestire le anomalie come abbiamo verificato nei tanti momenti di criticità vissuti nelle scorse settimane con un paese intero chiuso in casa e connesso.
È forse prima lavorando su questi fronti, sulla risoluzione di problematiche più concrete e forse più alla nostra portata, che potremo muovere un primo passo per far sì che quel “Internet come diritto costituzionale” immaginato da Conte che oggi ci può sembrare utopia possa diventare un obiettivo.