Roma – “Siamo convinti che se si facessero i conti in tasca ai distruttori nazionali si scoprirebbe che la maggioranza ha le mani pulite.
Non hanno ricavato niente, nemmeno un monolocale a Ladispoli, dalle loro epiche malefatte. Visigoti ma quasi tutti probi.
Lanzichenecchi ma per lo più immacolati. Io non credevo, non immaginavo, non prevedevo, non mi aspettavo, ripetono candidamente tra le rovine fumanti dove si aggirano sciacalli e avvoltoi.”
F&L, Il cretino in sintesi, Mondadori, pg 25
Inizio da questa fulminante frase di Carlo Fruttero e Franco Lucentini perché mi è capitata sotto gli occhi qualche giorno fa, proprio mentre pensavo come, a differenza di quanto accade altrove, nell’Italia delle nuove tecnologie sembra non accadere mai nulla di buono. Possibile? Siamo davvero il paese dei cretini più cretini degli altri?
Ce ne stiamo congelati come stoccafissi, bloccati dalla nostra stessa asfissiante burocrazia e dagli interessi di bottega di pochi, dalle speculazioni dei soliti centri di potere più o meno occulti mentre ciò di cui avremmo bisogno, un po’ di iniziativa spontanea, un minimo di spirito di avventura imprenditoriale od associativa, la capacità in definitiva di sognare e di rendere tali sogni concreti, sembrano aver lasciato il nostro paese per trasferirsi altrove, condannandolo ad una precoce e meritata senescenza.
Mi veniva in mente, leggendo Fruttero e Lucentini, chissà perché, la faccenda del wi-fi e le sue impossibili applicazioni italiane. Le iniziative concrete di messa in opera di reti wireless con il protocollo 802.11b, un protocollo virtualmente libero per l’utenza privata, a basso costo e di immediata applicabilità sono ancora in Italia quasi completamente al palo. Proprio ieri la BBC informava della crescita di un progetto di copertura wireless mediante tale protocollo di vaste aree del Galles. Laggiù, fra pecore e prati verdi, chiunque potrà accedere alla rete gratuitamente, ad alta velocità in qualunque posto (in auto, sulla panchina di un parco, alla fermata del bus). Tale progetto che estende la rete wireless di Cardiff impiantata copiando altre reti wireless popolari (nel senso di voluta dal popolo) come quella londinese di Consume.net , potrebbe facilmente essere esteso anche alla realtà italiana. Anche da noi, come del resto in Inghilterra, la maggiore compagnia telefonica nazionale rifiuta di coprire vaste aree del paese con la tecnologia adsl, anche da noi, come oltremanica, esistono normative incerte e interpretabili su chi può fare cosa nella banda dei 2,4 Ghz. Ma a differenza di molte altre realtà europee e mondiali in Italia si parla molto e non si concretizza un bel nulla.
Io non so se i distruttori nazionali abbiano da noi le mani pulite e si macchino solo di un pur sempre grave peccato di ignoranza, ma non vedo comunque alcuno spazio di sviluppo per iniziative dal basso che saltino le mille catene di un paese dove le norme sembrano fatte per ostacolare invece che per regolare. Quanti TAR, pareri dell’authority, incursioni della polizia postale, distinguo legali, bolli, controfirme, domande da radioamatori o semplici divieti-senza-un-perché di una qualsiasi delle mille autorità preposte, dovrebbe affrontare una ipotetica associazione di cittadini che volesse collegare in wi-fi uno dei tanti paesi italiani che Telecom continuerà anche nei prossimi anni a non coprire con le proprie offerte commerciali a banda larga? Non osiamo nemmeno immaginarlo.
Quanti “restiamo in attesa di una normativa europea” dovremo ascoltare da Ministri e Sottosegretari aspettando che si concretizzi una delle rare occasioni di modernizzare il paese in autonomia dalle grandi società di telecomunicazioni, dalle ferree leggi del mercato e quant’altro? Quando ci capiterà ancora di avere a disposizione una tecnologia vincente ed economica soffiata dalle mani del grande business?
Qualche tempo fa nella penisola dei bolli, delle dichiarazioni di esistenza in vita e dei mille lacciuoli invisibili, Vincenzo Novari di H3G si è rivolto al Ministro delle Comunicazioni per contestare la copertura wi-fi delle aree aeroportuali di Roma e Milano da parte di società come Megabeam . E’ inutile ai fini del discorso di oggi sottolineare come le proteste di Novari fossero fondate: per la legge italiana attuale le frequenze wi-fi sono libere solo per l’utenza privata e non per chi ne trae un eventuale guadagno offrendo un servizio a pagamento. Quello che è il caso sottolineare è come esista un controllo accurato sulle fonti di guadagno nel mondo delle telecomunicazioni che si gioca da un lato sull’uso dei naturali strumenti di contestazione disponibili e dall’altro su una completa assenza di una etica dell’interesse generale da parte degli amministratori della cosa pubblica. La cosa pubblica – se ci badate – ormai non esiste proprio più.
Non succederà, ma il giorno in cui il comune di MonteTuracciolo decidesse di sfidare l’immobilismo romano, che anche nel mondo delle telecomunicazioni congela ciò che costa poco preferendo incentivare e detassare ciò che i cittadini pagheranno profumatamente e al chilo, collegando i suoi cittadini alla rete internet mediante wi-fi, state pur certi che un argomento con solide basi legali amministrative per esprimere parere negativo lo si troverebbe in un battibaleno. Perchè in Italia non solo Megabeam non può intaccare il ricco e potenziale bacino di utenza di un UMTS che non si sa nemmeno se arriverà, ma nemmeno il cittadino può sfruttare per una volta la tecnologia per pagare 1 ciò che fino a ieri gli è stato venduto a 10. I distruttori nazionali per ragioni che è difficile comprendere ma comunque abbondantemente argomentate, preferiranno, nel supremo interesse di tutti, che si continui a pagare 10 al posto di 1, perché così va il mondo, perché non si può drogare il mercato, perché ne soffrirebbe l’occupazione ecc. ecc..
Wi-fi è una tecnologia emergente e potentissima, dalle possibilità ancora in gran parte da esplorare: solo dove esistono amministratori come si deve potrà uscire dalle quattro mura di casa e crescere al servizio di tutti. Oppure ciò accadrà d’imperio, ma solo là dove i cittadini hanno coscienza e percezione della loro potenza di elettori e dove gli amministratori sanno che non si può sfidare troppo e per troppo tempo l’intelligenza della gente senza uscirne bruciacchiati, biasimanti o semplicemente non più eletti.
Ma da noi no, non esistono rischi o consapevolezze simili. Ci sarà sempre un bollo mancante o una licenza impossibile da ottenere o una dichiarazione ferma in un ufficio polveroso; e fra un mi spiace ed un vedremo , fra un ricorso al Tar ed una interpellanza in Parlamento, tutto rimarrà sospeso in aria, seppur al di fuori della ormai mitica frequenza “libera” dei 2,4 ghz, nella quale continueranno ad imperversare felici forni a microonde e cancelli automatici. Libera poi per modo di dire, di una specie di libertà condizionata che non serve a niente ed a nessuno. Per lo meno fino a quando non tornerà nelle salde mani dei soliti noti.