Roma – Sono in totale sintonia con quanto scrive Manlio Cammarata sull’ ultimo numero di Interlex dedicato ai progetti del governo sulla banda larga, in particolare quando afferma:
“….non deve lo Stato intervenire, anche finanziariamente, per promuovere il superamento dei “colli di bottiglia” che frenano lo sviluppo del Paese? Non ci sono soldi da investire nella larga banda? Diciamolo con chiarezza: per collegare in larga (o “lunga”) banda ogni più remoto angolo della Penisola serve una cifra che è una frazione di quella prevista per il progettato ponte sullo Stretto di Messina, per il quale sembra che i soldi ci siano.”
Sono parole sacrosante e vale la pena di ripeterle, anche perchè oggi viviamo una curiosa dicotomia politica nella quale, per citare l’intervista a Francesco Chirichigno , consulente del Ministro delle Comunicazioni e componente della Commissione larga banda, pubblicata sullo stesso recente numero di Interlex, si afferma:
“Il governo, e in particolare il presidente del consiglio e i due ministri che hanno fatto elaborare il piano, è convinto che senza larga banda non c’è assolutamente modernizzazione dell’Italia”.
Nonostante questa rassicurazione, pur essendo tutti fermamente convinti della assoluta necessità di avere un paese al più presto “digitale”, gli stessi manovratori della macchina-italia confessano che non ci sono soldi per finanziare piani del genere, mentre esistono (forse) fondi ed aspettative per altre “grandi opere” come Berlusconi ha anche nei giorni scorsi riaffermato nel suo intervento alla Fiera del Levante. E allora, provocatoriamente: meglio il ponte sullo stretto di Messina o la larga banda per tutti?
Torno sul punto dello sviluppo della connettività in Italia, affrontato anche non troppo tempo fa, per proseguire il ragionamento di Cammarata. Manlio scrive che in questo momento l’Italia ha bisogno non tanto, o per lo meno non subito, della banda larga, quanto di quella che chiama con un felice neologismo, la banda lunga , vale a dire la possibilità per tutti di essere collegati alla rete in modalità always on – aggiungiamo noi – indipendentemente dalla velocità della connessione.
Il progetto organico scaturito dal comitato tecnico del ministro Stanca, da attuare entro il 2005, si basa invece su previsioni e percentuali di penetrazione combinate dell’accesso alla rete nelle amministrazioni, nelle imprese e fra i cittadini e sul previsto circolo virtuoso che si dovrebbe creare. Gli obiettivi del governo sono quelli di una penetrazione della larga banda del 86,5% nelle amministrazioni dello stato, del 65% fra la clientela business e del 35% fra quella consumer, anche se dalle parole di Chirichigno traspare già oggi che tali traguardi non saranno raggiunti in tempo.
E allora cosa ci sarebbe di scandaloso nel provare a ragionare un po’ più in piccolo?
E’ assai probabile che le amministrazioni dello stato, le scuole, le imprese medio-grandi abbiano necessità di quantità di banda che solo collegamenti dsl, cavo o di altro tipo (lasciando perdere il power-line che è ormai anche altrove stato abbandonato) possono garantire. Ma per i cittadini e le piccole imprese, vista la penuria di soldi che sembra oggi possibile investire, sarebbero forse sufficienti alcuni piccoli passi per muoversi con efficacia verso un paese più moderno.
Alludo per esempio, senza pensare più ad una incentivazione diffusa al cablaggio adsl del paese, forse troppo onerosa in tempi di magra come quelli attuali, ad una normativa che imponga ai fornitori di connettività di rendere disponibili sul mercato accessi alla rete a forfait a prezzi ragionevoli. Si tratta di una modalità di accesso che gli ISP considerano non remunerativa? Decida il governo se e come risarcire gli operatori in cambio della messa in opera di un servizio che ha una valenza culturale e di sviluppo per tutto il Paese.
C’è una grande richiesta di accesso alla rete in Italia, fra tutti gli strati sociali, e la diffusione degli accessi adsl ha aumentato la comprensione fra molte persone di quanto sia importante essere sempre online anche nelle nostre case. Per poter usare la posta elettronica come fosse il telefono, per sfruttare le opportunità dei sistemi di instant messaging e di sharing, per usare il web come un vocabolario od una enciclopedia. Si tratta di applicazioni intelligenti anche e soprattutto in famiglia, anche e soprattutto per i nostri figli. Per tutto ciò non servono grandi velocità di navigazione ma è indispensabile che l’accesso a Internet sia d’autorità e subito scollegato dal fattore tempo.
Eppure per i nostri governanti si tratta evidentemente di una idea di poco conto alla quale si dimostrano allergici. Ed infatti il Ministro delle Comunicazioni ha in questi mesi molto parlato, ma nulla ha fatto di concreto per ripristinare il mercato delle connessioni flat analogiche, così che il mercato di questi tipi di accessi a Internet inaugurato da Galactica qualche anno fa è oggi virtualmente azzerato.
La medesima opposizione la troviamo fra gli operatori delle telecomunicazioni ai quali non possiamo certo imputare di fare i loro interessi sulla testa degli utenti: è il loro mestiere sebbene si ricoprano molto spesso del mantello di modernizzatori emeriti del paese. Però quando Telecom Italia propone le sue ADSL a consumo, o Netsystem chiede agevolazioni fiscali per i suoi accessi satellitari, allora un po’ di fastidio confessiamo di provarlo. Non tanto per progetti di business tanto arditi, quanto per la assoluta inesistenza di un fronte di politica delle reti dei nostri amministratori in grado di comprendere dove stia (quando c’è) il valore di sviluppo in una proposta commerciale e dove il semplice business.
Lo Stato potrebbe con discreta facilità (e forse senza spendere troppo) orientare un po’ il mercato delle TLC perchè le famiglie italiane siano collegate in banda lunga a canoni mensili accettabili, eppure sceglie da tempo di non farlo. Preferisce appaltare ad illustri tecnici come Chirichigno progetti altisonanti e complessi, tranne poi ammettere candidamente di non avere i soldi per metterli in pratica. Passano gli anni ma il panorama complessivo non muta: abbiamo dei governanti che sono – per citare una vecchia azzeccata frase di Negroponte – dei digitally homeless . E sembrano avere tutte le intenzioni di continuare, orgogliosamente, ad esserlo.