Contrappunti/ Buone nuove su Italia.it

Contrappunti/ Buone nuove su Italia.it

di Massimo Mantellini - Finalmente è giunto l'annuncio dell'imminente chiusura del dispendioso portale. Eppure aggregare un'Italia.it sarebbe possibile, a certe condizioni. Ma a quale governo può interessare?
di Massimo Mantellini - Finalmente è giunto l'annuncio dell'imminente chiusura del dispendioso portale. Eppure aggregare un'Italia.it sarebbe possibile, a certe condizioni. Ma a quale governo può interessare?

Visto che la stragrande maggioranza dei nostri politici usa riferimenti culturali a sé consoni, non meraviglia che il Ministro Rutelli nei giorni scorsi abbia detto testualmente durante una riunione della commissione Attività produttive della Camera che per il portale turistico italiano è giunta l’ora del “triplo fischio finale”. Italia.it alla fine di una estenuante partita fatta di ritardi di preparazione, cambi di governo, rimpalli di responsabilità, denaro pubblico sprecato a milioni o forse no (l’opinione pubblica è ancora in attesa di dare una occhiata ai conti, e i contenziosi aperti con le aziende che si erano aggiudicate gli appalti non consentono allo stato di capire ancora quanti soldi questa cosa sia effettivamente costata al contribuente) chiuderà e questo, al di fuori della metafora calcistica del Ministro del Turismo, Contrappunti trova sia una ottima idea.

Non è ben chiaro chi abbia perso la partita (vincitori di sicuro non ce ne sono) anche se adesso sarà certamente facile attribuire tutte le responsabilità di un simile sfacelo all’ideatore di Italia.it vale a dire l’ex Ministro dell’Innovazione Lucio Stanca, così come sarà facile invocare, come ha fatto Rutelli spiegando le ragioni della chiusura, imprevedibili cambi di scenario tecnologico che avrebbero confuso le carte. Il Ministro ha detto infatti che (ricopio dalla trascrizione tratta su MillionPortalBay ):

“la modalità con cui oggi si accede alla rete che si è molto velocizzata, non mi fate citare, sì, fatemi citare Google magari, e mi fermo qui, rende probabilmente superata l’impostazione che era stata data negli anni.”

Poi al bisogno si potranno scaricare le colpe sulle Regioni che non hanno certo brillato per collaborazione, o su quelle società del consorzio che non abbiano saputo onorare i contratti, ma nella sostanza delle cose la conclusione resta la medesima: il portale Italia.it andava chiuso. Si trattava di un passo necessario e pur non condividendo quasi per nulla le ragioni tecnologiche addotte dal Ministro Rutelli siamo d’accordo con la decisione presa.

Resta il fatto che non c’era bisogno di una commissione d’inchiesta per capire che il portale turistico italiano era una idea piuttosto vuota di senso fin dall’inizio e che non lo è improvvisamente diventata per sopravvenute condizioni tecnologiche avverse: fin dal 2004, fin da quando Stanca affidò a un consorzio fatto da IBM ed altri soci una simile ciclopica impresa.

E le ragioni di una simile insensatezza erano note a tutti quelli che avessero in vita loro conosciuto un po’ le dinamiche della rete Internet, si fossero per cinque minuti soffermati ad osservarne l’architettura, avessero grattato la scorza sottile della enorme e diffusa ignoranza mista a supponenza che ha acceso in questi anni migliaia di progetti inutili e senza senso in rete.

Bastava in definitiva tenere a mente l’idea di Internet come di una immensa palla vuota al centro e riempita di contenuti alle estremità (la vecchia idea di ” world of ends ” di Weinberger e Searls) per capire che la medesima ragione per la quale erano, uno ad uno, finiti tutti i portali del web (ben prima del 2004), intesi come hub comunicativi dai quali partire per le proprie navigazioni in rete, avrebbe reso un simile progetto largamente inutile. Italia.it soffriva poi di una ulteriore ipotesi gerarchica, quella di proporsi come un hub degli hub: il posto nel quale non solo raggranellare informazioni turistiche ma anche trovare informazioni sui voli e sugli alberghi, sui ristoranti e sugli itinerari per raggiungere una qualsiasi località del nostro paese. Una scommessa ulteriore del tutto irrealizzabile all’interno di una rete Internet nella quale la innovazione tecnologica sulle modalità di condivisione della conoscenza viaggia a velocità elevatissime. Per immaginare come realizzabile un progetto del genere si poteva solo essere o inutilmente superbi o sventatamente stolti: decidete voi a quale delle due categorie apparteneva il progetto di Lucio Stanca.

Né forse era immaginabile una revisione di un simile progetto effettuata col senno di poi anche con la collaborazione fattiva della comunità della rete (ricordate il progetto ritalia.it?): troppe erano probabilmente le complessità da affrontare.

E pensare che oggi ci sarebbero grandi possibilità per costruire un nuovo portale turistico italiano, partendo dalle immense potenzialità di aggregazione dei contenuti turistici che la periferia della rete ogni giorno produce. Gran parte delle tecnologie che si sono andate affermando negli ultimi anni in tutto il mondo, dai siti di sharing fotografico a YouTube, dalle piattaforme di social networking, ai sistemi di syndacation, sembrano starsene lì in attesa che qualcuno si decida ad utilizzarle organizzando questo immenso patrimonio di conoscenze, aggregandole in una forma utile ai turisti ed agli stessi operatori del turismo.

Esiste ovviamente un prezzo da pagare e su questo si misurerebbe poi la reale spinta innovativa di un governo che decida di mettersi dentro un progetto del genere: quello di veder disegnata, nei commenti e nelle fotografie, nei filmati e nelle descrizioni, una Italia reale ed aggiornata, per certi tratti bellissima (come questo paese è) e per altri inguardabile (come questo paese è), certamente lontana dalla versione patinata che siamo soliti vendere ai turisti in arrivo nelle nostre terre.

Ho idea che il governo in carica, così come quelli che lo hanno preceduto, non sarebbero così aperti verso un simile possibile progetto, che resta in ogni caso l’unica declinazione possibile oggi di un sito informativo del genere nella Internet dei cittadini.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
29 ott 2007
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