Esiste da sempre, da quando esiste Internet, questo fenomeno per me abbastanza strano della pausa estiva. Ne sanno qualcosa i gestori di portali e siti web; da qualche anno ne hanno sentore anche i frequentatori dei social network. Nei mesi estivi Internet si svuota. Fuori è bel tempo e molti preferiscono spostarsi altrove, in un volontario allontanamento che forse meriterebbe qualche attenzione sociologica supplementare.
La rete è un luogo invernale? Subisce la variazione climatica e soffre i luoghi temperati? Oppure, diversamente, abbandonando la tesi meteorologica, tutto questo accade perché si tratta di un ambiente secondario delle nostre vite, un ripiego per quando non c’è di meglio da fare?
Mi viene in mente Bruno Lauzi, a suo tempo autore, forse inconsapevole, di un fulminante aforisma. Ad un giornalista che gli domandava come mai scrivesse sempre canzoni tristi rispose: “Perché quando sono allegro esco”. Siamo così anche noi e quando possiamo, quanto il lavoro non incombe, quando il tempo lo consente, abbandoniamo Internet per fare altro?
Se così fosse, se il nostro interesse per la Rete fosse legato a questi elementi, forse sarebbe logico aspettarsi una penetrazione complessiva della Rete maggiormente legata alla variabile geografica: molta Rete nei paesi nordici, pochissima in quelli a clima caldo. Se l’accesso dipendesse da una complessiva affezione al mezzo forse nei paesi a maggior penetrazione di Internet il calo di accessi nel periodo estivo potrebbe essere più contenuto.
Per provare a superare l’impasse, i dati non disponibili e le mie tante incertezze al riguardo ho deciso di chiedere cosa ne pensassero i miei contati di rete: che opinione avessero sulla Internet che va in vacanza in estate. Ho postato la medesima domanda su Twitter, su Google Plus, su Friendfeed e su Facebook.
Il primo argomento sacrosanto che molti commentatori segnalano è quello di una Italia che accede a Internet molto spesso dal posto di lavoro. Piaccia o meno (a me personalmente non piace) il luogo di lavoro è per molti l’unico luogo di connessione ed i bruschi cali di accesso che si registrano nei mesi estivi (ma anche nei fine settimana) sono certamente in parte legati a questo. Che poi l’accesso lavorativo sia da archiviare fra gli svaghi, piuttosto che fra le mansioni professionali, questo è un un tema che andrebbe approfondito in un altro momento.
Tutto ciò incide profondamente nella valutazione del cosiddetto digital divide culturale: un paese che si collega in buona misura dal luogo di lavoro, magari per ragioni scarsamente attinenti alla propria professione, è un paese maggiormente “digital diviso” di uno che abbia una solida base utenti che si collega da casa. Al riguardo ecco il parere di Ezekiel postato nei commenti alla mia richiesta su Friendfeed :
Se la domanda è perché d’estate Internet (50 per cento di penetrazione in Italia) si svuota la mia risposta è che in quel 50 per cento c’è anche gente con poca o nulla cultura digitale che durante l’anno è quasi indotta ad usarlo (lavoro) ma in ferie non ci pensa proprio (forse non ha neanche un pc a casa o una connessione/mobile) e invece si massacra di cellulare e SMS. Credo che lo svago o lo stacco in generale non c’entri proprio nulla, anche se è un utile pensiero consolatorio
Paolo Graziani nei commenti su G+ è d’accordo ma sostiene che l’allontanamento degli utenti riguarda più le reti sociali che il web in generale:
Credo che il motivo principale sia il fatto che la maggior parte delle persone, in Italia, accedono a internet sul luogo di lavoro, per motivi di lavoro e di cazzeggio (una forma larvata di assenteismo). Questo vale soprattutto per i social network, che sono la parte di internet che si spopola maggiormente d’estate.
Anche qui sarebbe interessante avere dati più precisi: per quello che so nel periodo estivo il calo degli accessi al web, per esempio nei siti di news, è comunque molto sensibile.La tesi di Luca de Biase è invece la seguente:
Direi che non si svuota di persone ma di tempo delle persone… ci si sta meno, è un po’ più difficile connettersi, ci sono altre cose da fare… ricordi Gianni Pilo? prima di fare il candidato faceva il marketing di canale 5 e analizzava dati su dati.. intervistato nel 1990 – mi pare – diceva che il concorrente principale di canale 5 era il bel tempo…
E Franco Bellacci , su Facebook , sembra essere dello stesso avviso:
Di giorno perché negli uffici ci sono meno persone, e quelli che ci sono devono lavorare anche per chi è in ferie e quindi hanno meno tempo. La sera, perché le persone escono di più. Qualche anno fa però era più vuota. Chi li ha, usa molto di più terminali mobili e per pochi minuti ogni tanto (come sto facendo ora io) magari per comunicazioni dirette.
Mentre Alfonso Fuggetta e molti altri commentatori insistono sul tema dei diversi servizi che interessano gli utenti in estate:
Ieri sera al TG1 dicevano che la principale richiesta agli hotel non è se c’è la piscina ma se hanno WiFi.
In qualche maniera va citato a questo punto il tema dell’accesso in mobilità che è molto aumentato in questi anni e che certamente è destinato a ridurre almeno in parte il divario fra accessi estivi ed invernali. La Internet mobile in ogni caso sembra condizionare il tipo di fruizione dei contenuti di Rete. Lo sottolinea per esempio Achille :
Secondo me (ma è un’impressione) una parte consistente di internet (la perdita di tempo, la lettura, il web come aggregatore) si svuota come si svuotano tutti gli altri passatempi tipici dei feriali, la televisione, il cinema. Un’altra parte si svuoterà sempre meno (google maps farà meno visite d’estate? E i ragazzini in spiaggia a Riccione non cercheranno quella carina su facebook come farebbero a Milano?)
Ci sarà quindi una Rete differente nelle varie stagioni? Una Rete che, come scrive qualcuno nei moltissimi interessanti commenti che non posso citare interamente, si aggiunge o si sostituisce ad una vita reale che tutti noi utilizziamo come standard di riferimento?
Leggo da parte di molti (e certamente non stiamo citando un campione di utenti casuale, si tratta di persone che sono su Internet in una domenica mattina di fine luglio) di una specie di naturale sopravvento del reale rispetto alle relazioni mediate dalla Rete. Una sorta di “odore della carta” (luogo comune classico di chi avversa gli ebook) applicato alle relazioni sociali, come se fosse implicito che quelli di Rete sono legami di un altro livello, di un differente spessore, di minore importanza, rispetto a quelle reali. Quelli, per intenderci, ai quali ci “colleghiamo” di fronte ad una birra, seduti al tavolo di un bar, in una serata estiva. Che siano anche questi i segni di una integrazione che tarda a dar segno di sé? O, viceversa, di una umana resistenza ancora ammirevolmente sostenuta?
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