Contrappunti/ De Beppe Grillo

Contrappunti/ De Beppe Grillo

di Massimo Mantellini - Il geniale comico genovese è passato in pochissimi anni dal rifiuto dei computer all'esaltazione del www, che utilizza per comunicare alla vecchia maniera e tirar mazzate a chi ritiene che se lo meriti
di Massimo Mantellini - Il geniale comico genovese è passato in pochissimi anni dal rifiuto dei computer all'esaltazione del www, che utilizza per comunicare alla vecchia maniera e tirar mazzate a chi ritiene che se lo meriti


Roma – Tutto si può dire di Beppe Grillo tranne che sia un tipo che ami le mezze misure. Qualche anno fa portava in giro per l’Italia uno dei suoi fortunati spettacoli costruiti con un mix di invettive, comicità e denuncia sociale nel quale, fra le altre cose, dedicava qualche attenzione al mondo della tecnologia. Ad un certo punto dello spettacolo, impugnata una grossa mazza, la utilizzava per ridurre in poltiglia un (vecchio) PC messo lì sul palco a mo’ di vittima sacrificale. Poco male: lo spettacolo ha le sue regole e l’idea che Grillo desiderava trasmettere ai propri spettatori era che la tecnologia, dalla quale ci attendiamo sempre tanto, è stata, fino ad oggi, una mezza delusione. Ci ha complicato la vita invece che semplificarla, ci ruba il tempo invece che regalarcelo. E allora, se i computer devono servire a questo, perchè non prenderli a mazzate?

Idee – quelle di una tecnologia ancora troppo poco amica dell’uomo – da un certo punta di vista condivisibili, banalizzate però, ed indebolite, dal desiderio esplicito di descrivere il mondo con pochi tratti molto netti. Un’arte difficile e pericolosa.

Tutti noi ogni giorno sperimentiamo quanto la tecnologia incida in maniera complicata sulle nostre vite: tutti noi che usiamo internet e i computer (ma anche i forni a microonde, i telefoni cellulari, i telecomandi dei condizionatori e quelli degli antifurti) sappiamo bene che non si arriva da nessuna parte se l’unico criterio di scelta è quello di impugnare la mazza o meno. Magari fosse cosi semplice.

Sono passati pochi anni da quando il Grillo luddista urlava al suo pubblico che “i computer sono la truffa del secolo” e che “la rivoluzione tecnologica ci fa faticare di più” e qualcosa dalle sue parti deve essere cambiato visto che oggi il nostro si è trasformato in un convinto paladino delle medesime cose che giusto l’altro ieri prendeva a mazzate.

Non c’è nulla di male – tutt’altro – a cambiare opinione, anche se qualcuno potrebbe obiettare che i toni apocalittici di allora sono i medesimi di oggi soltanto mutati di segno. Che il testimonial anti-tecnologico si è trasformato in paladino della rete internet e dei blog e che il sito web che ha aperto su www.beppegrillo.it , indirizzo web che dà il nome anche al fortunato spettacolo teatrale che Grillo sta portando in giro per l’Italia in questi giorni, è rapidamente diventato uno dei siti web personali più importanti del panorama italiano ed è entrato, unico sito italiano, nella top 100 di technorati, il motore di ricerca che indicizza i blog più seguiti della rete Internet.

Intendiamoci: l’opera di spontanea evangelizzazione che Grillo sta facendo a favore di una rete Internet libera dai legacci del potere, la capacità di mescolare politica e società, tecnologia e costume, fanno del blog di Grillo non solo una lettura interessante per tutti (e non solo per i patiti della blogosfera o delle tematiche care ai navigatori della rete) ma anche un concreto strumento di conoscenza e divulgazione sulle nuove tecnologie per una ampia fascia di utenti occasionali della rete internet che proprio sul blog di Grillo hanno letto per la prima volta di Skype o dei Wiki, di Creative Commons o di divario digitale.

Meno significativi per ora sembrano i risultati del blog di Grillo in termini di interazione: è vero che i frequenti post (talvolta, specie di domenica, scritti in collaborazione con lo scrittore Stefano Benni) generano centinaia di commenti ed è altrettanto vero che è stato sufficiente che alcuni lettori del blog proponessero qualche azione concreta in grado di far sì che la comunità di www.beppegrillo.it desse segno di sè anche al di fuori della rete internet, perchè nel giro di pochissimi giorni Grillo riuscisse a raccogliere fra i suoi lettori i denari necessari per acquistare una intera pagina pubblicitaria sul quotidiano laRepubblica nella quale illustrare la posizione sua e dei suoi lettori nella vicenda Fazio (non a caso la pubblicità acquistata su Repubblica si intitolava senza giri di parole “Fazio vattene”). Ma è altrettanto vero che nessuno ricorda di aver mai letto un intervento di Grillo nei commenti del proprio blog né altrove in rete, ad avvalorare l’ipotesi di un modello di comunicazione verticale che discende dal comico verso i lettori attraverso meccanismi molto simili a quelli televisivi o teatrali. Che il pubblico fischi od applauda se crede, ma nulla più di così.

Un’occasione di “nuova comunicazione” in parte sprecata insomma, per lo meno valutando la discesa in campo di Grillo dal punto di vista del mezzo utilizzato e delle sue potenzialità, ma anche, e contemporaneamente, una scelta quasi obbligata, viste le difficoltà per chiunque desiderasse gestire in maniera efficace un rapporto contemporaneo e continuo con migliaia di lettori al giorno.

Si parla molto, da qualche tempo a questa parte, di reti sociali: credo si possa dire – anche osservando ciò che sta accadendo su beppegrillo.it – che certi strumenti come i weblog che hanno la capacità di avvicinare, far incontrare e dialogare persone in rete intorno a singoli centri di interesse, funzionano con maggior difficoltà quando si esce dai piccoli rapporti fra poche persone. E’ altrettanto evidente che, perché sia possibile far fiorire nuovi ambiti di comunicazione orizzontale, si debba decidere di dedicare ad un simile scopo tempo ed energie in quantità non trascurabile.

Il blog di Beppe Grillo avrebbe questa potenzialità di diventare un laboratorio attivo di una nuova maniera di intendere la circolazione delle notizie e delle opinioni. Non è un caso che su giornali e TV, solitamente così attenti alle più piccole quisquilie mediatiche, alla clamorosa iniziativa della pagina pubblicitaria su Repubblica sia stato dedicato il silenzio più assoluto. Un silenzio significativo che racconta forse della distanza ancora troppo ampia fra cio’ che accade in rete (e più in generale dentro le case delle persone) e cio’ che invece trova posto sui giornali e in TV.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
12 set 2005
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