Qualche settimana fa in una serata romana ho messo le mani su un Eee pc che, per chi non lo sapesse, è il più grande successo hardware degli ultimi mesi. Un subnotebook di Asus grande poco più di una agenda elettronica ma con una tastiera vera e uno schermo da 7 pollici (ma sta uscendo in questi giorni la versione da 9 pollici senza grandi differenze di dimensioni complessive), bianco e plasticoso, dotato di un sistema operativo Linux (ma con la possibilità di installare Windows XP). Si stupiscono tutti in tutto il mondo del grande successo di questo piccolo computer, tanto che alcuni analisti notano come l’ Eeepc vada considerato il capostipite di una nuova generazione di device piccoli e leggeri destinati ad un prossimo enorme successo.
Le caratteristiche principali di questa macchina sembrerebbero essere due, entrambe non troppo tecnologiche. La prima è che si tratta di un oggetto piccolissimo ma comunque “intatto”.
La seconda è che il prezzo dell’Eepc è di quelli fino a ieri inconcepibili.
Iniziamo dalla prima. Si tratta di un computer a tutti gli effetti. Con tutti gli attributi necessari alla popolazione nomade e connessa. Una genia che in questi anni è andato moltiplicandosi, strizzata dentro smartphone fascinosi ed inusabili o condannata alla convivenza con computer portatili dalle grandi prestazioni e dalla altrettanto grande pesantezza. Nella logica perversa della industria dell’hardware poi, la riduzione di peso e dimensioni delle macchine portatili, ha significato fino all’altro giorno solo una significativa lievitazione dei prezzi. Il mio amato portatile, per esempio, con uno schermo da 12 pollici costava ai suoi tempi quasi 2000 euro e unito al suo alimentatore ed al resto della indispensabile oggettistica limitrofa pesava (e pesa) come piombo, chiuso nello zaino sulle mie spalle in giro per il mondo. Spesso quando partiamo per un viaggio mia moglie mi implora: “Non ti porterai mica il computer vero? E io, fintamente ingenuo: “Sì, perché?”
L’aggeggino taiwanese di cui stiamo parlando fa più o meno le stesse cose del mio portatile (o per lo meno le stesse cose che interessano a me, vale a dire, sostanzialmente, collegarsi a Internet permettendomi di scrivere decentemente su una tastiera) ma lo fa pesando meno della metà ed alla bella cifra di 299 euro.
Nulla di paragonabile da moltissimi punti di vista, ma certamente un paradigma prossimo venturo legato alla leggerezza ed al tipo di utilizzo.
Negli ultimi anni le prestazioni hardware dei computer sono diventate sempre meno importanti. L’Eeepc ha un misero processore Celeron e mezzo giga di ram, più che sufficienti per navigare in rete, usare software di videoconferenza o chattare, scrivere una mail o ritoccare una foto. Nel mondo dei device collegati ad internet il mito dei computer veloci è andato sempre più affievolendosi, nonostante l’abitudine di Microsoft di sfornare nuovi sistemi operativi che richiedono risorse hardware ogni volta maggiori.
Il primo segreto dell’Eeepc è quindi il suo essere piccolo. Più piccolo e più leggero di qualsiasi altro computer portatile esistente, ma capace di fare più o meno le cose che davvero ci interessano. Tenendo presente che la maggioranza di queste attività non possono essere effettuate con il medesimo confort nemmeno sul più costoso e sciccoso dei PDA esistenti. Esiste un limite dimensionale fisico oggi per un computer collegato alla rete che nessun iPhone potrà mai annullare.
La seconda questione importante è il prezzo. Si tratta di un nuovo prezzo per un nuovo mercato che fino a ieri non esisteva. Se passate a New York un Eeepc costa (in euro) come un maglioncino estivo. Ma anche acquistato da noi il suo prezzo lo tiene lontanissimo dall’idea media che abbiamo avuto fino a ieri. Ci si sente leggermente truffati pensando a quei 299 euro, la stessa cosa che puntualmente accade quando qualcuno ti offre un prodotto che fa le stesse cose degli altri ad un prezzo ridotto di almeno il 50%. Eppure siamo su un percorso già tracciato in questi anni dai piccoli computer di Negroponte per i paesi in via di sviluppo che per amore di sintesi potremmo definire “la democratizzazione dell’hardware”. La constatazione che i device per Internet, che sono oggi la ragione principale per cui sempre più persone in tutto il mondo acquistano un computer, possono costare poco e trasformarsi in una quasi-commodity pur se dotati di wi-fi, sistemi operativi veri, webcam e tutto il resto.
Se come dicono in molti, anche grazie all’Eeepc la strada è segnata e presto compariranno sul mercato proposte analoghe di altri grandi produttori di computer, non possiamo che esserne felici.
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