Contrappunti/ Email? Roba vecchia

Contrappunti/ Email? Roba vecchia

di Massimo Mantellini - Sono gli adolescenti quelli che all'email preferiscono l'instant messaging e che ogni giorno passano ore davanti al televisore. Ma è meglio un weblog a tinte forti di una trasmissione della De Filippi
di Massimo Mantellini - Sono gli adolescenti quelli che all'email preferiscono l'instant messaging e che ogni giorno passano ore davanti al televisore. Ma è meglio un weblog a tinte forti di una trasmissione della De Filippi


Roma – C’è un dato che mi colpisce in un recente studio di Pew Research sull’utilizzo della rete Internet da parte degli adolescenti. Questo dato non è tanto che l’87 % dei teenagers americani fra i 12 e i 17 anni è oggi on line (un numero comunque impressionante) ma che, in contrapposizione, la percentuale degli adulti in rete risulta essere sensibilmente inferiore: circa il 66%. Quando sentiamo dire che le applicazioni della rete internet che si utilizzeranno fra 10 anni saranno molto differenti da quelle che oggi immaginiamo, ciò dipende non solo dal fatto che la tecnologia è imperscrutabile nelle sue accelerazioni e nei suoi cambi di direzione ma che le teste di chi la utilizzerà saranno, per ovvie ragioni anagrafiche, molto diverse dalle nostre.

Pensate per un momento alla posta elettronica che tutti noi, per anni, abbiamo (giustamente) propagandato come la nuova frontiera della comunicazione per l’immediatezza, la semplicità d’uso, la velocità e le mille altre caratteristiche che l’hanno resa la “killer application” della internet dei primordi: oggi gli adolescenti americani ci fanno sapere che la considerano uno strumento ingessato e formale, da riservare alle comunicazioni istituzionali con insegnanti ed amministrazioni e che all’email preferiscono in larga misura i sistemi di messaggeria istantanea e gli SMS.

Cambiano le teste e le abitudini: conosco molti utenti della primissima internet italiana, amanti precoci e corrisposti della email fin dai tempi delle BBS, che potremmo accomunare ieri come oggi, in nome di una certa indolenza (per non dire peggio) nei confronti del telefono cellulare, uno strumento che considerano invasivo, antipatico e grossolano. Io stesso, che spesso ho a che fare con giornalisti della carta stampata ai quali propongo dialoghi asimmetrici e distesi via mail, mi trovo praticamente sempre, prima o poi, a dover affrontare la prevedibile domanda “E se ne parlassimo per telefono?” .

Detto questo, non è che le cose siano ugualmente troppo semplici da decodificare, anche postulando che non saremo noi a giudicare quali saranno gli orientamenti tecnologici di dopodomani. Se l’instant messaging sembra oggi in procinto di diventare lo stato dell’arte della comunicazione fra le ultime generazioni (tale abitudine in ogni caso va di pari passo con la disponibilità di collegamenti stabili alla rete che nel nostro paese sono diffusi da ancora troppo poco tempo) il ruolo dei computer e dell’accesso a Internet nelle scuole resta argomento da approfondire e studiare. Se fino a ieri gli avversatori delle nuove tecnologie in campo formativo erano spesso e volentieri improbabili luddisti ed esperti anti-tecnologici a caccia di notorietà, oggi iniziano a circolare studi sociali che, per lo meno in qualche misura, demitizzano il ruolo dei computer nell’educazione degli adolescenti.

Su Orion, elegante magazine americano, Lowell Monke ha descritto, in un lungo e documentato articolo , molte delle disillusioni legate al ruolo dei computer nella formazione scolastica. Si scopre così che, secondo un ampio studio dell’Università di Monaco effettuato su 174.000 studenti di 31 paesi, i ragazzi che utilizzano frequentemente i computer avrebbero risultati scolastici peggiori di quelli che li utilizzano poco. Si inizia a scivolare insomma da una concezione entusiastica dello strumento informatico come presidio educativo imprescindibile a quella di “strumento fra i tanti” nel processo formativo degli adolescenti.

Molte delle argomentazioni di Monke suonano ragionevoli e potrebbero essere riassunte nella necessità per i nostri figli di comprendere “prima” chi siano e dove vivano e “poi” di iniziare ad utilizzare da utenti consapevoli gli strumenti (come i computer) in grado di dar forma e profili all’ambiente nel quale vivono. La comprensione di sé insomma, prima del diluvio informativo su ciò che ci accade intorno. Molto meno ragionevoli sembrano invece altre considerazioni di Monke quando scrive che in seguito alla alienazione che discende dall’utilizzo precoce dei computer non ci dovremmo meravigliare se i nostri ragazzi “risolvono i propri problemi personali prendendo droghe, avvicinandosi alle armi da fuoco o semplicemente aprendo weblog pieni di odio”. Insomma, non esageriamo.

Vero è che esiste un impatto ecologico delle tecnologie, perché esse ridisegnano i nostri rapporti con l’ambiente che ci circonda. Per tale ragione i computer tutto possono essere considerati tranne che strumenti neutrali. Così, per esempio, come moltissimi critici della apologia tecnologica nelle scuole dicono da anni, le ore dedicate all’informatica verranno necessariamente sottratte ad attività all’aria aperta o a quelle dedicate alla musica o all’arte. Non andranno a sommarsi ma sostituiranno.

Nello stesso tempo occorre anche osservare in maniera disincantata quale sia lo scenario oggi: tenendo a mente magari quanto nefasto ed invasivo sia stato e sia tuttora per le nuove generazioni l’impatto di media “evoluti” come la televisione. Un aggeggio che richiama di fronte a sé ogni adolescente occidentale per un numero impressionante di ore ogni giorno.

Nel 1922 Thomas Edison predisse che nel giro di poco tempo i libri di testo nelle scuole sarebbero stati sostituiti dall’uso dei filmati. Una previsione bacata come tante altre che forse è una fortuna non si sia avverata. Oggi probabilmente nemmeno i computer e la rete internet sostituiranno gli altri strumenti educativi disponibili. Forse i miglioramenti più importanti ed immediati per noi e per i nostri figli vanno ricercati fuori dal processo formativo, magari nella capacità di stimolare autonomamente le capacità di espressione individuale ed il libero accesso alle informazioni. In ogni caso sarà sempre meglio la compilazione di un weblog a tinte forti (quelli che Monke equipara con leggerezza ad armi e droga) della fruizione passiva di una fenomenale puntata di “Amici” di Maria de Filippi.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
17 ott 2005
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