Non è facile scrivere Contrappunti oggi. Ho gia scritto questo pezzo varie volte ed ogni volta rileggendolo mi è parso diverso da come lo avrei voluto. Perché oggi questo spazio desidera occuparsi di Franco Carlini, morto improvvisamente a Genova una notte della settimana scorsa, e vorrebbe farlo senza piegarsi alla retorica del lutto e del ricordo commosso alla quale siamo tutti sempre più o meno legati. La Internet italiana del resto, alla notizia della sua scomparsa improvvisa, si è subito riempita di testimonianze e commenti che, come accade sempre in questi casi, abbracciati interamente disegnano la figura di Franco meglio di qualsiasi commosso coccodrillo scritto da chi lo conosceva e frequentava. Non c’è quindi necessità di una mia sintesi (nel caso di Carlini poi la sintesi sarebbe un esercizio quasi impossibile): quello che invece è per me utile oggi è provare a capire come mai persone come Carlini possano indicarci strade e comportamenti virtuosi da seguire in futuro.
Così la questione centrale di cui discutere è ancora una volta quella della informazione e del gigantesco mondo che le gira intorno. Carlini in questi anni ha fatto prima di tutto il giornalista sulla grande stampa (dal Manifesto all’Espresso al Corriere della Sera) ma lo ha fatto in totale difformità dalla maggioranza dei suoi colleghi. O almeno così a me è sempre sembrato. Gliene importava? Non so, probabilmente no. Per molti anni è stato uno dei pochi a divulgare Internet ai lettori dei quotidiani e dei grandi settimanali con semplicità e competenza. Una cosa forse non impossibile oggi, in un mondo che ha ormai in parte metabolizzato le parole e le tecniche della rete, ma enormemente difficile dieci anni fa, quando i giornalisti facilmente confondevano la chiocciola con l’http e la gente non sapeva nulla di internet tranne che fosse un covo di terroristi, bombaroli e pedofili.
Chi come me ha iniziato a scrivere di tecnologia quando è nata la Internet Italiana ha visto in Carlini una eccezione assoluta molto luminosa ad una informazione generalista che abbiamo vissuto tutti con fastidio e delusione. Poiché è bene ricordare che nella scarsa crescita delle rete in Italia in questi anni la stampa ha avuto innegabili e grandi responsabilità. E noi, come Franco innamorati di Internet, quella sciatteria che diventava una grande occasione di divulgazione perduta, l’abbiamo fortemente detestata.
Quando i grandi portali assumevano giornalisti per i loro siti web svilendoli con i contratti di collaborazione più vari (quando andava bene) Carlini apriva Totem , un progetto originale, nella sua città natale, a cavallo fra comunicazione, informazione e webdesign, una società molto originale, capace di grandi contaminazioni, che compie oggi 10 anni e in cui lavorano molti bravi e giovani giornalisti.
Quando tutti sui quotidiani dedicavano lunghi articoli agli aspetti sciocchi, scollacciati e folkloristici dello sviluppo di Internet, lui si occupava di privacy, di democrazia elettronica, di libertà di espressione. Indicava insomma una strada importante molto difficile da seguire o da inserire nell’agenda di un grande giornale.
Per questa ragione abbiamo amato i suoi articoli ed i suoi libri, perché raccontavano una rete che anche a noi sembrava di conoscere bene. Per questo forse, in nome di questa possibile identità, ci siamo un po’ inseguiti in questi dieci anni.
Mentre tutti, in tutto il mondo, discutono di “giornalismo dei cittadini” Carlini ha praticato, solo soletto in questo paese, il “giornalismo per i cittadini”; mentre tutti discutono delle aziende che devono “conversare” con i propri clienti, Franco, uomo duro e gentile di sinistra ha convinto alla collaborazione grandi aziende “cattive” che avevano evidentemente ben compreso che razza di persona fosse.
Non amava troppo i blog Franco e quando circa un annetto fa gli feci notare esultante che ne aveva infine aperto uno anche lui si affrettò a rispondermi sorridendo che quello era solo un “deposito” per i suoi articoli. Ma amava la stessa rete che amiamo noi, con il medesimo abbraccio complessivo che è l’unica maniera per percepirne la grande carica innovativa. Un abbraccio da umanista , proprio lui che ha cominciato molti anni fa facendo il fisico al CNR.
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