C’è un filo sottile che lega gli ultimi progetti di Google al mondo Open Source.
Per esempio Google in questi giorni sta presentando un progetto, rivolto al mondo dei social network, che prende il nome di Open Social. Si tratta di una serie di API, rilasciate liberamente, attraverso le quali qualsiasi sviluppatore potrà inserire applicazioni e contenuti dentro molti differenti social network fra quelli esistenti.
Il caso di Open Social è intanto interessante per una ragione: si tratta forse della prima volta da quando Google calca con successo il palcoscenico del web che la casa di Mountain View arriva in ritardo da qualche parte. Nonostante Eric Schmidt abbia affermato anche qualche giorno fa che a Google hanno sempre saputo che il web sarebbe diventato “social”, il grande successo di Facebook, che oggi soprattutto in USA, ma un po’ in tutto il mondo, sta orientando il mondo dei software sociali, è forse stata la molla perché Google decidesse, dopo aver per qualche ragione lasciato quasi morire Orkut (il proprio social network ora molto utilizzato solo in Brasile), di abbracciare l’idea di un linguaggio aperto che consenta alle varie applicazioni di migrare da una piattaforma all’altra. L’esatto contrario di quanto fa Facebook, i cui sviluppatori utilizzano un linguaggio che consente di creare servizi ed applicazioni solo per Facebook stesso.
La seconda ragione per cui Open Social è una iniziativa interessante, è che fino ad oggi i due soggetti più importanti nell’ambito delle piattaforme sociali (MySpace e Facebook) hanno esercitato una sorta di benevola coercizione nei confronti dei contenuti e dei profili che gli utenti generavano all’interno dei loro network. Fino ad oggi il mondo di quanti chiedevano a gran voce (giustamente) che gli utenti fossero davvero proprietari dei propri profili (potendoli per esempio esportare da una piattaforma all’altra il giorno in cui ne avessero avuto voglia) era piccolo e assai poco ascoltato. Oggi invece, con il progetto delle API libere di Google, l’idea di OpenData, sostenuta da alcune piccole aziende innovative come Broadband Mechanics, NetVibes, Plaxo e poche altre, potrà avere forse maggior seguito. Ed è importante notare come dalle prime dichiarazioni al progetto Open Social abbiano subito dato collaborazione grandi siti come MySpace (anch’esso evidentemente preoccupato dell’ascesa irresistibile di Facebook), Ning e molti altri.
Accanto alla guerra per le applicazioni sociali, c’è poi quella, altrettanto importante, della piattaforma pubblicitaria di alcuni di questi che sono i siti maggiormente visitati al mondo. Anche qui c’è una discreta contrapposizione con Facebook, che si è da mesi ormai accordata con Microsoft, mentre MySpace usa da circa un anno il motore di ricerca e gli Adsense di Google. Qualche settimana fa a San Francisco in occasione del web 2.0 Summit, Steve Ballmer stesso citava come una delle priorità per Microsoft nei prossimi mesi quella di fare crescere la propria piattaforma di advertising per il web. Anche su questo si confronteranno presto i grandi attori del web 2.0.
Anche i rumors sulla presentazione di un Google Phone toccano alcune tematiche legate al mondo Open Source, pur se condite di supplementari complicazioni. Oggi Google presenterà Android, un ambiente software basato su Linux pensato per la telefonia cellulare. Mentre l’idea di un cellulare “made in Mountian View”, mille volte echeggiato negli ultimi mesi, si allontana, Android dovrebbe essere la base sulla quale costruire la cosiddetta “Alleanza per i Terminali Liberi”, vero e proprio movimento di liberazione degli smartphone dalla dittatura dei soliti noti, mediata da un software aperto ai contributi della comunità degli sviluppatori (Android verrà rilasciato con una licenza Apache 2.0).
Ecco, se OpenSocial potrebbe sembrare un affannoso tentativo di recuperare il tempo perduto nel mondo delle reti sociali, la filosofia di Google nei confronti della telefonia mobile mantiene invece la sua autentica carica innovativa. Nessun altro soggetto potrebbe del resto oggi immaginare di intaccare le rendite di posizione dei grandi blindatissimi network telefonici.
Le complicazioni derivano proprio da questo: dal fatto che come è noto i network cellulari sono da sempre ambiti estremamente chiusi e vigilati e non è chiaro che accoglienza potrà ricevere un progetto che parte con le migliori intenzioni e con accordi già in essere con molti produttori di device, ma che dovrà per forza di cose immaginare un accordo anche e soprattutto con le grandi compagnie telefoniche mondiali.
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