Qualche giorno fa Gizmodo ha pubblicato una fenomenale foto del contenuto dello zaino di Steve Wozniak fornita e commentata dal fondatore di Apple stesso. Nella foto è rappresentata un’orgia di oggetti elettronici che Wozniak porta regolarmente con sé durante i suoi viaggi: per ogni device è possibile risalire a marca e modello, ogni caricabatteria e ogni singolo cavetto è esposto con cura.
La prima cosa che ho pensato guardandola è che se Andy Warhol fosse vivo ne avrebbe ricavato immediatamente una delle sue serigrafie multicolore: niente rappresenta il panorama pop contemporaneo come questa distesa ordinata di oggetti elettronici. Dalle scatolette Campbell degli anni ’60 ai tablet, telefoni, computer portatili e GPS esplosi sul tavolo di casa Wozniak, il passo è tanto breve quanto naturale. Una intera generazione condensata in una sola immagine.
Seconda domanda: non saranno troppi? Su quel tavolo ci sono 18kg di minutaglie elettroniche: 7 telefoni, 2 tablet, 2 GPS, 1 computer, un e-book reader. Traslato dalla vita indubbiamente speciale di Steve Wozniak alla nostra, assai meno speciale, possiamo ugualmente dichiararci circondati? Ogni giorno della nostra vita è ormai impegnato a maneggiare protesi elettroniche che richiedono frammenti sempre più estesi della nostra attenzione. Detto in altre parole, la mediazione culturale che oggi affidiamo alla tecnologia non è eccessiva anche quando non raggiunge gli eccessi del nerd?
Terza questione. Quella foto sancisce in ogni caso e senza alcuna possibile contestazione l’odierna supremazia della tecnologia. Che non è solo quella rappresentata su quel tavolo ma avvolge ormai ogni gesto della nostra vita, anche delle vite di chi, per esempio, detesta Internet, l’elettronica e tutto il resto. Quello che ci ha raggiunti è sempre e comunque un nuovo mondo incondizionatamente migliore? Certamente no. Abbiamo alternative possibili? Altrettanto certamente no.
Per simmetria estraggo dallo zaino gli oggetti elettronici che la mia famiglia ha portato con sé in una breve vacanza in Francia la settimana scorsa. Due cellulari (il mio e quello di mia moglie) un tablet, un portatile, un ebook reader, l’iPod di mia figlia, un GPS, una fotocamera. Sono molti, sono pochi? Non saprei dirlo. Sono indispensabili? Probabilmente no. Sono utili? Direi di sì, non sempre.
Quello che la foto di Woz suggerisce a me, in questo momento, è che dovremmo essere prima di tutto cauti ed il più possibile informati. Che il technium , come lo chiama Kevin Kelly nel suo bellissimo libro “Quello che vuole la tecnologia”, deve per quanto possibile essere governato, sapendo che non sarà possibile governarlo interamente.
Accanto ad un tema di educazione civica tecnologica (chiamiamola così), ne esiste uno di umana opportunità che riguarda i nostri comportamenti ed i nostri frequenti eccessi. Per esempio, sempre usando me stesso come esempio, fotografare meno i vigneti del Medoc e guardare di più i vigneti del Medoc forse sarebbe stato utile, pericolosamente sintonizzati come siamo più sulla registrazione degli eventi (visto che la tecnologia lo consente) che non sulla umana esperienza degli eventi stessi.
Possiamo sorridere di fronte ai cinque telefoni cellulari di Steve Wozniak, magari sottolineare il lato folkloristico di una simile parata militar-tecnologica che viene riproposta e commentata su tutta la rete Internet da giorni, ma non potremo in ogni caso svicolare ancora per molto dal tema sociale dello spazio utile (e di quello inutile) che la tecnologia ha occupato nelle nostre vite.
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