Vale una citazione il bel pezzo che Jonathan Rick ha scritto su Mashable di qualche giorno fa, la cui sintesi potrebbe essere:”Sul web Golia è sempre vulnerabile”. Appoggiandosi a dieci esempi di “occasioni perse” Rick racconta come ogni business sul Web, anche il più solido ed apprezzato, sia costantemente esposto all’innovazione di nuovi soggetti, nella maggioranza dei casi piccoli, inediti attori della scena Internet, comparsi non si sa bene da dove, ma ugualmente in grado di alterare in poche semplici mosse uno scenario che sembrava consolidato.
Se la vecchia economia ha spesso previsto l’entrata in campo di nuovi attori seguendo una logica di spartizione della torta, l’economia del Web ha invece semplicemente aumentato il numero di torte disponibili. E la dieta Internet è diventata per tutti noi una dieta ipercalorica. Da questa situazione discendono due concetti intuitivi: intanto che nulla è certo e solido sul Web e poi che gli utenti diventano, per la prima volta, i veri soggetti capaci con le loro scelte di orientare i percorsi dell’innovazione.
Altro aspetto importante è che buona parte della discussione che riguarda la supremazia anticompetitiva dei cosiddetti Over The Top , vale a dire le aziende Internet che hanno massimizzato gli introiti sulle spalle della infrastruttura di rete delle telco, è abbastanza traballante. Questo perché esiste una sostanziale libertà in ingresso (che per ora è stata tutelata proprio dalla rete neutrale): in questo momento in qualche parte del mondo sono in procinto di essere immaginate applicazioni servizi e piattaforme che raccoglieranno l’interesse (e i denari) degli utenti nei prossimi anni.
Solo pochi anni fa Facebook non c’era, Youtube non c’era, Amazon non c’era: l’interesse degli utenti è che le piattaforme di Rete, quando diventano, per loro meriti, grandi e potenti, non abusino della propria grandezza a spese dell’ecosistema circostante. Perché questo accada occorrono norme antitrust efficaci e grande attenzione per i diritti degli utenti della rete Internet. Nello stesso tempo è importante che il meccanismo di grande apertura, che ha creato nell’ultimo decennio così tanti cambiamenti nel nostro modo di raggiungere informazione e contenuti, non venga alterato in maniera significativa.
Perché le aspettative contenute nel titolo dell’articolo di Rick (“Le ragioni per cui nessuna azienda monopolizzerà Internet”) restino vere è indispensabile che il vantaggio competitivo della Rete rispetto agli altri ambiti di crescita economica rimanga immutato, e questo si ottiene semplicemente mantenendo basse le barriere in ingresso.
Ogni giorno aziende come Google e Facebook avvolgono gli utenti in una spira di attenzione alla quale sembrerebbe impossibile sottrarsi: nuovi servizi e piattaforme apparentemente gratuite si aggiornano in continuazione e danno la sensazione che nessuno, fra noi che le utilizziamo, possa o voglia uscire da un simile gorgo. Eppure basta pensare a MySpace o a Internet Explorer, a Yahoo o ad AOL, per rendersi conto che l’attenzione degli utenti è un bene volatile, che esiste in rete una sorta di “patto di bit” che deve essere rinegoziato ogni giorno. È nell’ordine delle cose che una nuova piccola società domattina sconvolga i piani anche dei più grandi e dei più bravi imprenditori del Web, quelli che oggi sembrano inscalfibili, comodamente seduti sopra la montagna di soldi della nostra attenzione.
Certamente non si tratta di un percorso sempre virtuoso ma se io personalmente dovessi oggi tirare le somme di come siano cambiate le mie abitudini informative, le modalità con cui le mie figlie ascoltano musica, i percorsi attraverso i quali leggiamo un libro o acquistiamo un oggetto, ecco direi, senza esitazione, che la Rete ha cambiato in meglio la mia vita e che in tutti questi differenti percorsi è possibile rintracciare con nettezza la centralità dell’utente, che è – come scrive Rick al termine del suo articolo – l’unica cosa che davvero importa perché le società Internet funzionino sul serio.
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