Contrappunti/ Internet in attesa del Governo

Contrappunti/ Internet in attesa del Governo

di M. Mantellini. Cosa è lecito aspettarsi dall'Esecutivo che presto verrà in materia di Internet? A sentire le prime parole pronunciate da Lucio Stanca si direbbe che...
di M. Mantellini. Cosa è lecito aspettarsi dall'Esecutivo che presto verrà in materia di Internet? A sentire le prime parole pronunciate da Lucio Stanca si direbbe che...


Roma – Sono discretamente curioso di sapere quali saranno i primi passi del nuovo governo in materia di nuove tecnologie. Questo, almeno in parte perché la latitanza degli ultimi governi di centro sinistra in tale settore è stata in questi anni assai evidente. Come abbiamo scritto molte volte gli esecutivi che si sono succeduti, dal governo Prodi in avanti, hanno prodotto moltissime parole e pochissimi fatti concreti per favorire l’ammodernamento tecnologico del paese, quasi che fosse sufficiente ammettere la centralità del problema, per vedere esaurito il proprio compito.

Così, fra ministri delle comunicazioni di rara incompetenza e progetti faraonici spesso entusiasmanti ma di improbabile applicazione (come quello sull’e-government di Franco Bassanini), fra plenipotenziari per Internet in grado di proporre sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato (vedasi la legge sul cybersquatting del senatore Passigli) e legislatori troppo sensibili alle esigenze dei poteri forti (penso alle recenti leggi sull’editoria e sul diritto d’autore), l’Italia ha lasciato nelle mani dell’industria delle telecomunicazioni gli orientamenti riguardanti lo sviluppo della rete Internet. E ‘ insomma passato del tutto inosservato il punto fondamentale che caratterizza il passaggio dal vecchio mondo al nuovo: quello della consapevolezza che, prima di tutto, di una rivoluzione culturale si tratta e che come tale non può essere lasciata interamente all’economia di mercato.

Per capire questo erano e sono necessari amministratori avvezzi alle nuove tecnologie e non incolori yesmen pronti a seguire le indicazioni di questa o quella lobby. Dove queste figure per qualche ragione manchino (e in genere mancano oggi in tutti i paesi del mondo, USA compresi), sarebbe necessario contare su politici che sappiano ascoltare e comprendere.

Una alchimia del genere semplicemente fino ad oggi non è avvenuta e ciò che i nostri rappresentanti hanno in questi anni prodotto e messo in pratica nel campo dello sviluppo tecnologico si è ridotto a poche, marginalissime iniziative come il recente prestito per l’acquisto dei PC per gli studenti del primo anno delle superiori.

Gia da qualche tempo si vocifera che il responsabile per le nuove tecnologie del prossimo governo Berlusconi sarà Lucio Stanca, ex manager IBM di vasta esperienza internazionale. Inevitabilmente molta attenzione, specie fra gli addetti ai lavori, ha suscitato in rete la prima intervista da lui concessa a CWW qualche giorno fa.

Non faremo l’errore di dare eccessivo peso alle parole, troppe volte lo abbiamo fatto per poi pentircene amaramente, ma salta subito agli occhi dalle risposte di Stanca al quotidiano della new economy, che alcune questioni fondamentali vengono per la prima volta messe nella giusta luce. Intanto, laddove si afferma che una delle priorità sarà quella della scuola:

“…sui parametri di utilizzo di computer collegati a Internet e di preparazione degli insegnanti in questo settore, sicuramente l’Italia non è ai primi posti in Europa. Il primo grande sforzo sarà quindi portare tutta la scuola, e in primo luogo gli insegnanti, ad avere una buona conoscenza di base nell’utilizzo di queste tecnologie.”

Si tratta di una esigenza, quello dell’alfabetizzazione telematica nelle scuole, senza alcuna connotazione politica. Era la stessa nel precedente governo Amato e tale sarà nel prossimo governo Berlusconi: lo dico per quanti vedessero nella mia soddisfazione per queste parole una presa di posizione politica che semplicemente non c’è.

Proseguendo, non è un caso che Stanca, nella medesima intervista, accenni a più riprese a “carenze culturali” sulle quali lavorare per fare del nostro paese una nazione moderna. In quell’aggettivo risiede la necessità di governare il cambiamento, di cui abbiamo tante volte parlato; in quell’espressione risiede anche la ragione delle cattive scelte tecnologiche che l’Italia ha subito nell’ultimo quinquennio. Tali “non scelte” sono nate certamente da un “analfabetismo digitale” molto diffuso fra i nostri politici, ma sono figlie anche di una arroganza e di una scarsa capacità di ascolto che ha da sempre caratterizzato la politica nel nostro paese. Un limite congenito, che diventa abisso quando la materia in discussione esula da quelle normalmente al centro del gioco della politica.

In genere, gli inviti alla collaborazione iniziano o terminano sempre con l’espressione “Ognuno faccia la sua parte”. E ‘ una frase che renderebbe merito a Monsieur de Lapalisse, ma che oggi ci sentiremmo di riproporre. Attendiamo un passo in avanti dei nostri governanti ad occupare posizioni che solo a loro possono competere: quella della tutela dell’interesse dei cittadini nella rivoluzione digitale. “Ognuno faccia la sua parte” significa oggi favorire l’accesso dei giovani alle nuove tecnologie e a Internet ma significa anche saper imporre agli attori del mercato delle telecomunicazioni alcuni chiari limiti operativi in relazione all’interesse comune. Si tratta di una priorità culturale importante fino ad oggi del tutto ignorata. Se Lucio Stanca si adopererà in questa direzione, avrà il nostro applauso e la nostra ammirazione.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
28 mag 2001
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