Nella settimana che si è appena conclusa Jeff Bezos, grande capo di Amazon, ha presentato Kindle. Volendo semplificare, si potrebbe dire che Kindle è un lettore di libri elettronici con discrete attinenze tecniche con altri prodotti simili già presenti (e discretamente ignorati) sul mercato. In realtà si tratta di un progetto assai più ampio e intrigante e non è quindi strano che su Kindle negli ultimi giorni si sia sviluppata in rete una grande discussione.
Il sogno di Amazon è che Kindle possa diventare l’iPod dei libri: già questo slogan da solo è sufficiente a mettere in luce alcune contraddizioni del progetto. Apple guadagna soldi dall’hardware (iPod) e gestisce quasi a fondo perduto uno Store di contenuti per i suoi lettori. Amazon si trova nella situazione diametralmente opposta: vende con grande successo contenuti e beni (altrui) online e presenta oggi un supporto elettronico per un nuovo e differente utilizzo dei libri e dei contenuti testuali in genere.
Mentre ci chiediamo se il percorso inverso immaginato da Jeff Bezos sarà utile ad avvicinare il successo di Kindle a quello di iPod, le critiche in rete al nuovo ebook reader di Amazon si sprecano. Kindle è brutto, plasticoso e decisamente poco attraente. David Pogue che è uno col senso dell’ironia, sul New York Times lo ha paragonato ad un vecchio Commodore 64. Kindle è costoso (circa 400 dollari, un prezzo anche superiore a quello dei concorrenti), Kindle è – soprattutto – chiuso da formati proprietari e macchinose inattese complicazioni. Per importare anche solo alcuni formati differenti, Amazon stessa si offre di convertire documenti di nostra proprietà nel formato adatto al lettore per il modico prezzo di 15 centesimi di dollaro a file. Per non parlare della demenziale idea di chiedere un canone per leggere una selezione di blog scelta da Amazon stessa liberamente accessibili sul web. E volendo continuare: i libri elettronici acquistabili su Amazon quanto costeranno? Meno dei corrispettivi cartacei ovviamente, ma non pochissimo: circa il 50% del prezzo di copertina del volume, con un prezzo medio di circa 10 dollari a testo. Il risultato finale di tutte queste preliminari informazioni è che Kindle sarà per ora un gioco chiuso e discretamente costoso.
Faccio un piccolo inciso per spiegare il contesto ebook a chi non lo conosce. Gli ebook esistono ormai da più di un lustro e fra rapidi innamoramenti ed altrettanto veloci delusioni si sono guadagnati negli anni scorsi la palma di grande punto interrogativo dell’innovazione tecnologica. Sono come la bella Cecilia, quella che tutti la vogliono e nessuno la piglia. Le ragioni di questo disamore sono note e mille volte indagate: prima fra tutte la difficoltà di sposare l’esperienza della lettura ad un device differente dal libro cartaceo, troppe volte affidata in questi primi anni alla semplice trasposizione del testo scritto sul monitor di un computer o sul piccolo schermo di un PDA. Bastano pochi minuti della cosiddetta “user-experience” per un rapido dietrofront di chiunque verso il frusciare rassicurante delle pagine rilegate. La stessa esperienza, poi finalmente demandata a tecnologie e supporti appositi (i cosiddetti ebook reader con tecnologie dedicate alla lettura come E-ink) in tutto simili a Kindle, è risultata fortemente limitata dal costo elevato del lettori e dalla scarsa offerta commerciale, nella metafora solita del cane che si morde la coda poiché ovviamente nessuno compra un lettore costoso per libri inesistenti così come nessuno pubblica libri elettronici per un mercato senza device in grado di riprodurli decentemente.
Questo è ciò che è accaduto ad oggi, fino alla attuale discesa in campo di Amazon, leader mondiale nella distribuzione di libri di carta su Internet, forse uno dei pochi soggetti (l’altro è Google, che potrebbe immaginarsi qualche progetto interessante a margine della massiccia digitalizzazione che sta compiendo con il progetto books.google.com) in grado di invertire una tendenza fra le meglio delineate nel panorama tecnologico degli ultimi anni: quello di fallimento assoluto e costante degli ebook attraverso gli anni.
Kindle ha alcune caratteristiche interessanti ed innovative: per esempio è autonomo. Basta accenderlo e, ovunque negli USA sia disponibile la copertura 3G di Sprint, sarà possibile acquistare libri in formato elettronico da Amazon, leggere i quotidiani, dare una occhiata ai blog di proprio interesse. Kindle è forse il primo esempio concreto nel quale la connettività si è fatta commodity. E magari è una buona notizia. Poi offre una garanzia sui contenuti disponibili e questa garanzia si chiama Amazon e il suo enorme parco titoli. Infine, se vogliamo essere molto ottimisti, è un business con grandi margini di variazione futura.
Si chiedeva per esempio Seth Godin sul suo blog qualche giorno fa: perché Amazon non offre una versione elettronica gratuita per Kindle ad ogni libro cartaceo che si acquista sul sito? A voi pare una domanda stupida? A me no. A me pare una idea intelligente in grado di risollevare una situazione grigia. Allo stato attuale il mercato degli ebook, con le condizioni immaginate da Amazon per Kindle (device ad alto costo, walled garden, contenuti costosi) mantiene le medesime prospettive di sviluppo che gli ebook hanno avuto in questi anni. Che tradotto in numeri potrebbe essere qualcosa di molti simile allo zero.
C’è bisogno di una qualche accelerazione ideale che supporti un interesse nuovo verso il libro elettronico. Sempre che la gente sia disposta a provare non occasionalmente esperienze simili e a modificare radicalmente le proprie abitudini di lettura. Magari ci vuole qualcuno abbastanza matto da perderci dei soldi, esattamente come Apple butta soldi con iTunes Music Store. Ed è questa la ragione per cui la grande polemica di questi giorni sui DRM che chiudono Kindle è – secondo me – un problema contemporaneamente molto serio ma anche mal posto. Ideologico e di modesto spessore. Non saranno i formati liberi a spostare i fruitori di libri verso gli ebook reader, ad introdurre i libri elettronici nei corsi scolastici, a vaporizzare il vocabolario di greco da 8 kg di mia figlia, a far migliorare e calare di prezzo la tecnologia. Con le dichiarazioni di principio in faccende come queste possiamo forse bullarci al grido di “come siamo attenti alle libertà digitali” ma non risolleveremo un mercato che in questi anni è stato solo lacrime e sangue. Una di quelle combinazioni, le lacrime ed il sangue, che non giovano a nessuno. Meno che meno a noi lettori.
Tutti gli editoriali di M.M. sono disponibili a questo indirizzo