Roma, 24 dicembre 2010
Caro Babbo Natale,
Ti scrivo questa lettera per la faccenda dei regali che non arrivano mai. Sono molti anni che ti spedisco le stesse richieste ma – scusami se mi permetto – non mi pare che i miei piccoli desideri siano stati ancora esauditi. Mi rendo conto che il momento è difficile, nevica molto e gli aeroporti chiudono, i soldi scarseggiano ovunque, il prezzo del cibo per le renne lo immagino. Però mi hanno sempre detto che tu sei superiore a queste umane questioni, così mi permetto di mandarti un breve riassunto.
1- Mi piacerebbe che molte più persone in Italia utilizzassero Internet. Non sono mai stato un tifoso della tecnologia in sé, davanti ad un computer nuovo vengo colto dalla stessa eccitazione (quasi) che ho per il crick della macchina. Tuttavia penso, da molto tempo, ostinatamente, che mentre il crick solleva solo automobili (di poco, tra l’altro, quanto basta per sfilare la ruota e metterne un’altra) attraverso le reti di computer noi abbiamo sollevato di molto la qualità delle nostre vite. O per lo meno, per me e per molte altre persone che conosco è stato così. Non voglio annoiarti troppo: con Internet siamo collegati agli altri, meglio informati, collaboriamo a grandi progetti senza nemmeno conoscere i nostri compagni di viaggio. La metà degli abitanti di questo paese che non sa cosa sia la rete, non sa cosa si perde, mi piacerebbe tu riuscissi a convincerli.
2- Essere cittadini informati tiene lontane le tentazioni. Avrai notato anche tu che nei paesi autoritari Internet è spenta, controllata o pesantemente filtrata. La ragione di tutto questo è molto semplice e non c’è bisogno che te la dica io. Navigare dentro le differenze ci aiuta a scoprire e comprendere gli altri. Internet è una palestra di accettazione dell’altro. Anche se alcuni sostengono (secondo me sbagliano) che tutto questo confrontarsi alla fine rafforzi solo le proprie personali inclinazioni. Se tu potessi non sarebbe male se per il prossimo Natale riuscissi a raccontare ai politici di questo paese l’importanza di tutto questo. Giusto ieri guardavo la diretta della seduta del Senato. Ho notato un certo numero di senatori alle prese con il touch screen dei loro iPad. Puoi per cortesia bloccargli il sistema operativo fino a quando continueranno a legiferare sui temi della Rete in maniera tanto demenziale?
3- Sergio Maistrello qualche anno fa diceva che non gli piaceva troppo l’espressione “cittadini digitali”. È una frase molto usata, di quelle che solitamente usiamo per raccontare le avanguardie. Da un decennio sentiamo parlare di musica digitale, di libro e commercio elettronico, i quotidiani ed i libri di carta traboccano dell’aggettivo “virtuale”. Anche la realtà si è fatta virtuale, tutto è rapidamente diventato virtuale, dall’ alpinista alla colonscopia . Ma in particolare, chi diavolo sarebbero i “cittadini digitali”?
Maistrello diceva che quando, in Rete come altrove, inizieremo a parlare semplicemente di “cittadini”, al posto di questi fantomatici “cittadini digitali”, una parte importante del percorso sarà compiuta. Io sono d’accordo con lui. Si tratta di aggettivi brutti, che tengono a rispettosa distanza l’innovazione piuttosto che descriverla e favorirla. Così, come ultimo regalo di fine anno, caro Babbo, ti chiedo questo: puoi per cortesia passare rapidamente sopra la biblioteca di Babele e allontanare definitivamente la parola “digitale” dalla parola “cittadini”?
Un caro saluto,
il sempre tuo Massimo
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