Contrappunti/ La rete della rete del Grillo

Contrappunti/ La rete della rete del Grillo

di Massimo Mantellini - Non solo Beppe: Enrico Milic ha sondato per mesi il mondo dei MeetUp e ne ha studiato le dinamiche di network e di movimento, che pongono Internet al centro. Un commento e una intervista
di Massimo Mantellini - Non solo Beppe: Enrico Milic ha sondato per mesi il mondo dei MeetUp e ne ha studiato le dinamiche di network e di movimento, che pongono Internet al centro. Un commento e una intervista

Negli ultimi mesi mi è capitato almeno in un paio di occasioni di esprimere giudizi piuttosto negativi sulla presenza in rete di Beppe Grillo. Mi sono sempre occupato esclusivamente dell’approccio di Grillo al medium “internet” e mai di questioni contenutistiche o di altra natura. Ed ogni volta è accaduto che lettori e commentatori mi facessero notare quanto avessi in tali occasioni minimizzato o taciuto completamente il contributo di innovazione legato ai Meetup degli amici di Beppe. Aggregazioni in rete e nella vita reale di cittadini desiderosi di impegnarsi in prima persona, su Internet come altrove, nei confronti di alcune tematiche importanti.

Così – anche per venire incontro ad un mio personale senso di colpa – confesso che mi ha fatto molto piacere che nei mesi scorsi Enrico Maria Milic di SWG, una grande società di ricerche statistiche triestina, se ne sia andato in giro per l’Italia ad osservare da vicino le riunioni dei seguaci di Beppe Grillo con l’intento di descrivere lo scenario che si è trovato di fronte. Quello che ne è uscito è uno studio etnografico molto interessante sulla galassia dei piccoli movimenti che sono nati in questi anni, aggregati dalla rete Internet a margine del grande successo del blog di Beppe Grillo e delle sue campagne politico-informative.

Si parla molto di Beppe Grillo in rete e sui media e l’importanza del lavoro di Milic risiede proprio nell’aver voluto indagare non le tematiche o gli effetti indotti dalle “bordate” del comico genovese, ma l’effettiva portata di quella scintilla che Grillo è stato capace di far scaturire nella testa delle migliaia di persone che sulle tematiche ambientali, economiche e mediatiche, hanno inteso produrre una propria piccola o grande discesa in campo.

Per una volta insomma l’attenzione non è rivolta a Beppe Grillo stesso ma alle persone (oltre 60.000) che sulla scorta degli stimoli di Grillo hanno iniziato ad organizzarsi in comitati locali autonomi. Dallo studio di Milic traspare poi un dato interessante: l’uso dei forum dei Meetup e le discussioni online si candidano ad integrare, se non a sostituire, i luoghi fisici fino a ieri deputati al confronto delle opinioni come le sezioni dei partiti o i circoli culturali. Nuovi e vecchi strumenti di confronto si uniscono e da queste sperimentazioni si può forse intravedere quale valenza e quale dignità avrà domani tutta la comunicazione politica in rete.

Milic afferma che si tratti di un movimento “postmoderno”, io più modestamente mi sento confortato dal fatto che singoli cittadini di estrazione molto differente partano da Internet per incidere direttamente nel tessuto sociale.

Esiste da tempo un diaframma significativo che mantiene la politica in rete lontana da quella del mondo reale: si tratta di una distanza legata primariamente al fatto che l’impegno sociale in rete è piuttosto semplice: spesso basta un click per assentire a grandi battaglie di libertà. Per partecipare ad iniziative come le riunioni degli “Amici di Grillo” è invece necessario spendere il proprio tempo: uscire di casa, salire in auto, raggiungere un luogo fisico e starsene per la maggioranza del tempo ad ascoltare gli altri. Un esercizio salutare e necessario che potrà sempre più spesso nascere in rete per poter poi finire altrove, nelle piazze, nei consigli comunali, nelle stanze dei movimenti politici.

Massimo Mantellini
Manteblog

Tutti gli editoriali di M.M. sono disponibili a questo indirizzo Massimo Mantellini: Dalla tua esperienza personale in giro per l’Italia alle riunioni dei meetup hai avuto la sensazione che i fenomeni aggregativi dei “grillini” siano numericamente significativi o si tratta soltanto di un esiguo numero di persone che si organizzano e portano problemi locali all’attenzione generale? Esiste insomma un movimento concreto che si mantiene vivo ed attivo o i grandi numeri di Beppe Grillo e l’audience che riesce a mobilitare in rete e nei teatri faticano a organizzarsi concretamente?
Enrico Maria Milic: Non penso si possa distinguere fra mobilitazione reale e mobilitazione virtuale.
Cioè: i testi, le immagini e i video pubblicati o linkati dagli “Amici di Grillo” sui forum di Meetup.com raggiungono ogni mese almeno 350 mila persone, secondo recenti dati di mercato. Questo vuol dire che questo movimento, già così, raggiunge un’audience di massa suggerendo opinioni e notizie.
Già questo dato ha un forte valore: gli attivisti dei Meetup così entrano nel conflitto politico all’interno dei mezzi di comunicazione proponendo determinate priorità ai cittadini e a i politici. Ovviamente, 350 mila persone sono poca cosa rispetto ai numeri generati dai canali televisivi controllati dai leader della politica italiana.
Lasciando stare il conflitto sui media, mi pare che in alcune città questi gruppi legati a Grillo siano riusciti a trovare un’alchimia interna particolare: riescono a divertirsi, a essere concretamente attivi per risolvere i problemi della loro città e progressivamente a coinvolgere e a divertire anche altri cittadini. Un esempio in questo senso è il Meetup di Napoli, dove sono attive centinaia di persone, che stan facendo delle cose straordinarie per la città e al contempo elaborando originali forme di mobilitazione politica: loro la chiamano una “ideologia open-source”. Purtroppo, in molte altre città i Meetup tendono a ripercorrere strade organizzative già battute da associazioni e partiti del passato: tendono a essere noiosi, gerarchici e tutto sommato poco efficienti e utili per la maggioranza dei cittadini.
Poi i 60mila iscritti ai Meetup di Grillo sono un numero solo teorico: a partecipare sempre sono una minoranza abbastanza piccola.

MM: Quale idea ti sei fatto al riguardo delle potenzialità degli strumenti di aggregazione in rete? Esiste una oggettiva difficoltà a passare da Internet alla “piazza” o forse in una valutazione del genere giocano maggiormente ragioni legate alla scarsa partecipazione politica in senso lato, quel senso di distanza che molto spesso rende la politica e i cittadini italiani “mondi lontanissimi”? In altre parole credi che Internet possa essere uno strumento “facilitatore”, capace di indurre i cittadini ad una propria discesa in campo su temi sensibili o le mobilitazioni in rete (oggi che la composizione dei navigatori della rete si avvicina sempre di più a quella dei cittadini del paese reale) sono fenomeni molto spettacolari e spesso assai partecipati ma senza grandi possibilità di incidere sull’agenda dei problemi proprio in relazione alla loro vaporosità?
EMM: Penso che siamo in una fase di grosso cambiamento rispetto a quelli che i cittadini ritengono e riterranno come problemi su cui scegliere collettivamente. I media, i consumi e l’ambiente stanno diventando un terreno che molti di noi sentono sempre di più come “politico”: scegliamo un media perché rappresenta dei valori che condividiamo, rifiutiamo un marchio perché sappiamo che è dannoso per l’ambiente e così via. I partiti tradizionali sono quasi totalmente assenti in Italia da questa agenda mentre Grillo e i Meetup, nel bene e nel male, fanno degli sforzi per coprirla.

Dall’altra parte non si tratta solo di un problema di contenuti. Si tratta di come i messaggi politici sono veicolati: il Meetup napoletano funziona perché la gente si diverte ed è entusiasta a partecipare e a provare a cambiare la loro città. Nel caso di Napoli la gente si diverte perché il gruppo è riuscito a trasferire le dinamiche orizzontali della rete e del servizio Meetup.com all’interno di ogni evento organizzato dai “grillini” e dalle “cicale” a Napoli: ogni individuo ha la possibilità ed è stimolato a partecipare, ogni voce può essere inclusa a patto che si voglia contribuire a uno sforzo collettivo, a patto che si vogliano ascoltare gli altri.
Se guardiamo al Meetup di Napoli e lo confrontiamo con i consueti modi di proporre messaggi dei partiti o dei media tradizionali, noteremo che da una parte ci si diverte dall’altra si è consumatori passivi e ormai abbastanza annoiati di un messaggio.

Ovviamente dovrà passarne di acqua sotto i ponti perché numeri importanti di cittadini e la classe dirigente dell’Italia possano accettare internet come mezzo di comunicazione e discussione politica. E Grillo e questo movimento non so se saranno mai accettati come qualcosa di “serio” dalla maggioranza dei cittadini, benché rappresentino le preoccupazioni oramai di tantissimi.
Un antropologo ha detto che il gioco, il teatro e il divertimento sono momenti in cui talvolta si sperimentano e propongono valori e azioni che non sono accettati socialmente: allora forse non è un caso che una nuova scaletta di problemi e nuovi modi di comunicare siano stati proposti da un comico, Beppe Grillo.

MM: Credi che la grande autonomia tematica dei gruppi legati a Grillo sia un valore o un limite? Esiste una buona politica basata semplicemente sulle regole (per esempio le regole che Grillo richiede alle liste civiche che desiderano fregiarsi del suo “bollino”) completamente scevra dal tipo di tematiche che si affrontano o la grande parcellizzazione dei contenuti in tutte le battaglie sociali possibili ottiene invece il risultato unico di depotenziare il valore sociale delle iniziative? Se Grillo ha una sorta di argomenti cardine sui quali si impegna (l’ambiente, la giustizia, l’informazione) non potrebbe essere più utile aggregare, in rete e nella società civile, i cittadini attorno a queste tematiche direttamente?
EMM: Penso che l’autonomia decisionale dei Meetup sia qualcosa di potenzialmente grandioso. Se ogni gruppo generato da Meetup.com è teoricamente autonomo, questo vuol dire che ogni cittadino in un gruppo di questi può avere un ruolo nella sfera pubblica. Così accade che, qualche volta, questa inusitata libertà diventi entusiasmante per gli attivisti di queste aggregazioni.
Dalla teoria alla pratica però vediamo come dobbiamo per forza confrontarci con i giochi di potere di una società di massa. I movimenti di persone attivati dalla rete sono sempre dipendenti da un centro: Grillo per gli “Amici di Grillo”, Howard Dean per i “Deaniacs” e potremmo andare avanti citando anche tanti casi di comunicazione partecipata, pure in Italia, dove pochi obbiettivi chiari possono essere sempre stabiliti solo da organizzazioni con una struttura verticistica.

Se dovessi dire dove vedo possibilità di efficienza per la comunicazione realmente dal basso, ovvero l’azione politica partecipata, la vedrei a livello cittadino. Alcuni Meetup confermano che organizzandosi dal basso, studiandosi per bene il funzionamento degli strumenti digitali e usando parole d’ordine adeguate, allora si può riuscire a far pressione sulle amministrazioni pubbliche, sulle aziende e così via. Ma bisogna riempire la vuota retorica di internet come rivoluzione democratica ispirandosi e studiando quello che è già stato concretamente fatto in mobilitazioni dal basso nella politica e nel marketing: penso agli sms contro il presidente Estrada nelle Filippine, a OhMyNews in Corea, a Dean negli Stati Uniti e a tanti altre iniziative in cui i cittadini sono diventati protagonisti grazie a internet.

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Pubblicato il
18 feb 2008
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