Roma – Mi meraviglia che in un ambito come quello della Internet italiana, pieno di grandi critici e piccoli perfezionisti, nessuno abbia trovato il tempo o la voglia di occuparsi di un aspetto della nuova grande idea di Netsystem chiamata FreeADSL. Almeno nella mia testa di fruitore medio e distratto di messaggi pubblicitari in rete e sui giornali, il nome “FreeADSL” riferito ad una offerta di collegamento satellitare sembra da esposto al giurì della pubblicità per i fraintendimenti che può generare.
Il messaggio pubblicitario, probabilmente, si fa forte della traduzione letterale dell’acronimo Adsl che allude in maniera generica a linee digitali asimmetriche: ciò non toglie che – di fatto – risulti in questa maniera facilissimo confondere un accesso a Internet via satellite con uno di tipo del tutto differente sia per tipologia tecnica che per modalità di tariffazione. E questo sorvolando su quel “Free” che lo precede, anch’esso, per altre ragioni, altrettanto discutibile.
Certo la società di Arturo Artom è in discreta crisi finanziaria (sono stati recentemente quasi dimezzati i dipendenti passati da 150 a 88) ed è per tale ragione ampiamente perdonabile questo piccolo peccato semantico, giustificato forse dallo scarso appeal che la connettività satellitare alla rete Internet riceve un po’ in tutto il mondo ormai da molti anni. In ogni caso, messaggi del tipo “Ti piacerebbe l’Adsl senza abbonamento subito da tutta Italia?” quando si cerca di vendere un accesso satellitare, richiederebbero, a mio modo di vedere, qualche cautela e qualche specificazione in più fin dai caratteri cubitali.
Per restare su Netsystem, i suoi ondivaghi modelli di business – vorticosamente cambiati nel corso degli ultimi due anni passando dalla Free Internet Satellitare con pagamento di scheda PC, alla fornitura di contenuti a larga banda (news, canali tematici di televisione digitale, siti web pagati dalla pubblicità), per arrivare a quest’ultima idea di connettività pura, con pagamento al minuto tramite numerazione 199 – credo siano per noi assai utili per parlare di un argomento spesso ignorato.
Le esigenze del navigatore di Internet oggi – ma ancor più nel prossimo futuro – passeranno anche per un piccolo numero che sempre più spesso le comunicazioni pubblicitarie dei fornitori di connettività sembrano voler minimizzare: alludo alla banda massima disponibile in upload. Dirò di peggio: l’internet che verrà, quella che sarebbe il caso di iniziare a vendere oggi, se si avesse un po’ di preveggenza, è quella dove velocità di download e upload tendono il più possibile ad avvicinarsi. Si tratta di una caratteristica tecnica costosa, che i fornitori di accesso ma anche gli utenti, per ragioni del tutto differenti, tendono oggi a sottovalutare.
Netsystem in questo campo non fa meglio dei fornitori di Adsl “classica” offrendo velocità in download massime di 300kb a fronte di 56 kb in upload. A differenza però degli accessi Adsl, il fornitore di connettività satellitare prevede, per adesso, una tariffazione al minuto (95 lire + 200 di scatto alla risposta) che rende tale contratto forse interessante per quanti abitino in aree non coperte dalla Adsl e desiderino scaricare file a velocità superiori a quelle di una normale linea analogica o Isdn, ma a prezzi ben più salati di quelli di un forfait Adsl.
Netsystem in passato è arrivata ad immaginare un utente Internet disposto a navigare sì ad alta velocità ma chiuso dentro i 100 siti maggiormente cliccati della rete (un’idea discretamente demenziale), ma l’errore di prospettiva, oggi diffusissimo, di preoccuparsi solo delle velocità di download, tollerando sempre più modeste specifiche di upload, mette per una volta d’accordo l’industria dei contenuti, i fornitori di accesso e gran parte degli utenti, tutti ben felici di orientare l’accesso a Internet verso una modalità prevalentemente “push”, dove chi trasmette e chi riceve sono spesso soggetti con diversa dignità. Veniamo del resto da un secolo di abitudine ai media mondirezionali come radio e TV e non deve stupire che tale vizio sia ancora tanto diffuso.
Gli accessi Adsl equilibrano in parte questo asimmetria con il concetto di always on. Alcune delle cose che si potrebbero fare attraverso i tubi della rete internet avendo disponibilità di upload decenti, possono avvenire comunque, anche attraverso il collo di bottiglia dei 128 kb di una linea Adsl, semplicemente allungando i tempi di trasmissione: i 500 mb del filmato della comunione del nipotino potranno lo stesso raggiungere il PC dei nonni d’Australia, ci vorrà solo un po’ di tempo in più; ma molte altre opzioni individuali di collegamento a larga banda fra soggetti paritari continueranno comunque ad essere fortemente limitate.
Anche gli usatissimi software di file sharing vedono condizionata la loro efficacia dalla differenza fra capacità di download e possibilità di upload dei singoli utenti e molti progetti autonomi di comunicazione mediata da Internet nemmeno possono essere pensati considerando le ridotte capacità trasmissive di gran parte degli utenti casalinghi.
La scommessa per il futuro per che vende connettività oggi, sembra essere curiosamente l’esatto opposto di qualche tempo fa. Esistono infatti grandi incertezze su quale riscontro possa avere – una volta definitivamente chiusa l’era del free internet – la vendita di contenuti online. E analoghe perplessità riguardano gli annunci americani di imminente ripresa dopo lo sboom della net economy. Ciò che invece appare ogni giorno più chiaro è che la rete come luogo interattivo non solo funziona ma conquista ogni giorno nuovi entusiasti fruitori in tutto il mondo, mentre milioni di persone già online aumentano continuamente il loro tempo di collegamento. Ed ecco che gli ISP che fino a ieri cercavano disperatamente fornitori di contenuti per rendere appetibili le loro offerte di accesso, oggi si ritrovano in splendida e riconquistata autonomia come veri primi attori del mercato.
Da una eventuale quanto improbabile diaspora fra chi vende accesso alla rete e chi ne produce contenuti a pagamento avrebbero da guadagnare certamente i singoli utenti, ai quali verrebbe restituita così molta di quella autonomia che la Internet commerciale vede come fumo negli occhi e che è invece forse la caratteristica innovativa di questo nuovo media. Non averlo capito ha causato gli sfracelli di questo ultimo anno dei capitalisti di ventura.