La verità è che oggi Apple è una azienda a due facce. Una azienda capace di grandi accelerazioni ideali e di nuovi formidabili quanto inediti impasse. Non si sono per esempio ancora spente in USA le polemiche sul prezzo dell’iPhone, improvvisamente ridotto del 30% a poche settimane dal suo rumoroso debutto planetario. Una decisione che ha spinto l’azienda di Cupertino ad offrire un tardivo buono sconto di 100 dollari ai propri clienti che si erano messi in fila per acquistare il telefonino della mela a prezzo “pieno” e che ha forse disegnato con qualche chiarezza un certo caos organizzativo all’interno di quella che forse è oggi, per molte ragioni, l’azienda tecnologica di riferimento nel mondo. Steve Jobs stesso, giustificando l’accaduto in una lettera sul sito web della Mela, ha tentato di salvare il salvabile, annunciandoci la grande notizia che “la tecnologia è un percorso accidentato” e che le variazioni di prezzo sono all’ordine del giorno.
Apple oggi è in grado contemporaneamente di presentare prodotti e servizi innovativi così come di propinarci piccole bufale commerciali quasi fosse un startup qualsiasi alla disperata ricerca dei denari degli utenti meno svegli. Non ha altre possibili spiegazioni il nuovo formidabile servizio di vendita di suonerie per l’iPhone che alla bella cifra di 99 centesimi (il medesimo prezzo di un brano musicale sullo Store) consente di aggiornare la suoneria del proprio telefonino con uno degli hit del momento. Sembrerebbe quasi di essere ripiombati dentro una certa new economy formaggiera ed italianissima degli anni 90.
Contemporaneamente Apple tiene il timone di una sorta di grande battaglia contenutistica nei confronti delle grandi major dell’intrattenimento. Lo fa, come è normale, per proprio interesse, ma facendolo delinea con chiarezza anche gli interessi della propria clientela (che deve esserle per questo in qualche misura grata). Si tratta di una situazione inconsueta nelle strategie commerciali legate allo sviluppo tecnologico. Nessuna azienda in questi anni ha così fortemente aiutato la causa della diffusione dei contenuti digitali, imponendo, per quanto le è stato possibile, strumenti semplici ed economici di distribuzione musicale, difendendo simili scelte dalla ingordigia delle major e dai tanti tentativi di ridurne l’utilizzo attraverso tecnologie di controllo come i DRM.
Certo non era difficile superare in termini di “orizzonte immaginato” i vecchi dinosauri della distribuzione musicale ma nessuno prima di Steve Jobs (e quasi nessuno anche dopo) sembra esserci riuscito.
Ora la battaglia fra produttori di contenuti e Apple nella veste di distributore si è spostata verso l’offerta cinematografica e televisiva. Nelle scorse settimane NBC ed Apple si sono trovate in rotta di collisione su una faccenda che sembrava sulle prime una questione di prezzi (come avviene ciclicamente: da quando esiste lo Store di iTunes i distributori chiedono prezzi flessibili e più alti per i propri contenuti ed Apple risponde picche) e che poi si è invece rivelata ben più sostanziale. NBC vorrebbe prezzi quadruplicati e maggiori lucchetti software (o addirittura hardware dentro gli iPod) per i propri contenuti che rappresentano il 30% della distribuzione TV sullo store Apple. Accordo impossibile e rapporti interrotti così come era accaduto poco tempo fa con Universal, una delle quattro grandi major discografiche. Troppo distanti gli orizzonti immaginati fra aziende profondamente differenti.
In questo clima di guerriglia, Apple continua ad essere in grado di sfornare oggetti tecnologici come il recente iPod Touch, un device che apre la strada ad una prossima nuova frontiera dell’acquisto di contenuti in mobilità. Mentre gli operatori della telefonia (Nokia per esempio con il recente Ovi) ed i fornitori di contenuti scommettono anch’essi su una prossima distribuzione musicale mediata dai device mobili con tutti i (grandi) limiti di interfaccia che una simile eventuale scelta per ora avrebbe in relazione al tipo di cellulari esistenti, Apple ha già adesso il proprio ambiente di donwload mobile, per ora limitato agli hotspot wifi ma domani anche certamente disponibile sulla normale rete cellulare, con una tecnologia sperimentata e diverse lunghezze di vantaggio rispetto alla concorrenza. Non ci sono del resto troppe alternative. Così come è avvenuto per iPod, così come è avvenuto per iTunes, l’unica possibilità di Apple per dettare condizioni nel mondo della distribuzione digitale è quella di continuare ad essere più forte degli altri e più amata dagli utenti nella creazione dei device e della piattaforma. Fatti salvi alcuni momentanei offuscamenti (vedi la faccenda delle suonerie, la confusione sui prezzi e certi accordi di marketing tipo quello con Starbucks) oggi lo scenario è quello degli utenti dei contenuti legali in rete (anche quelli Windows ovviamente) saldamente in groppa alle strategie Apple, mentre i dinosauri, e tutti gli altri dietro, rumorosamente inseguono.
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