Roma – Uno degli aspetti più interessanti della analisi preliminare del Censis sulla comunicazione in Italia pubblicata in questi giorni, è certamente la possibilità di confrontare i dati emersi con quelli analoghi del 2001. Per fare un esempio, cinque anni fa il Censis interrogò gli italiani sulle ragioni per le quali essi utilizzavano Internet. Le stesse identiche domande sono state riformulate oggi.
L’aspetto interessante della comparazione fra le tabelle in questione è che esse presentano, nel confronto con le precedenti, numeri piuttosto simili, con una unica piccola grande eccezione. Vediamone alcuni: nel 2001 – ci dice il Censis – un numero consistente di navigatori della rete si collegava per ragioni di svago/gioco/curiosità.
Quasi il 40% delle persone che usano un accesso alla rete oggi sceglie Internet per gli stessi motivi. A dispetto del recente sviluppo della larga banda, che secondo il parere di molti avrebbe fatto da detonatore alla pirateria online, il numero di quanti dichiarano, oggi come 5 anni fa, di collegarsi per scaricare file musicali/video/software è rimasto più o meno costante. Meno di un italiano su 5 esprime simili prioritari intenti. Dopo lo “sboom” della new economy sono invece in calo vistoso quanti utilizzano la rete per accedere a servizi finanziari (il 15% nel 2001, poco più del 10% oggi), mentre non variano in maniera significativa altre voci della statistica. Se escludiamo un timido incremento di quanti utilizzano Internet per fare acquisti on line (il 5% oggi, erano il 3% nel 2001) e liquidiamo con orrore quel 4% che usa la rete per “avvicinare personaggi famosi”, resta la voce più importante da analizzare: quella della percentuale di quanti usano Internet per informarsi.
Negli ultimi 4 anni i “cercatori di notizie on line” sono aumentati di 13 punti percentuali passando dal 22 al 35%. Più di un italiano su tre si collega oggi a Internet per cercare notizie che lo interessano.
Qualche giorno fa Bill Gates, intervistato da Le Figaro , ne ha approfittato per riproporre uno dei cavalli di battaglia del centro ricerche Microsoft secondo il quale in un tempo molto breve la maggioranza dei navigatori della rete sceglierà Internet come luogo informativo, abbandonando gradualmente gli altri media. Gia nel 1999 Microsoft pubblicò un accurato documento, firmato da Dick Brass, sulla “fine della carta” descrivendo con accuratezza (e qualche piccola futurologa superbia) i tempi di questo inevitabile scivolamento verso un mondo paperless. E’ piuttosto divertente osservare (e stranamente Gates nella recente intervista mostra una qualche amnesia al riguardo) che tali previsioni ruotavano in gran parte attorno ad una ipotesi tecnologica poi dimostratasi clamorosamente errata: quella del successo planetario degli e-book.
In 4-5 anni dice Gates, la metà delle persone si informerà on line e ciò avverrà perché la carta costa troppo e non è il caso di continuare ad abbattere alberi quando si può efficacemente fornire ai propri lettori news in formato elettronico. Un po’ quello che affermava nel 2002 anche Nicholas Negroponte che prevedeva allora, in maniera anche più brusca e assoluta, la fine della carta per il biennio 2006-2008. Occhio al calendario quindi.
Il sillogismo secondo il quale le persone cercano informazioni on line perché l’utilizzo della carta sta volgendo al termine è in ogni caso errato. Le news on line attirano oggi milioni di lettori in tutto il mondo (in genere partendo dai lettori forti, giovani e acculturati) per la semplice ragione che sono diverse da quelle cartacee. Differente è il tipo di filtro che viene applicato alla informazione, molto più ampia la scelta ed i punti di vista, diversissimi anche il tono e la velocità delle informazioni. La concorrenza impari fra informazione on line e cartacea, ed in definitiva i 13 punti percentuali di incremento delle notizie su Internet fra il 2001 ed il 2005 in Italia, non dipendono certo da ragioni legate al “substrato” attraverso il quale le notizie vengono veicolate. Discorsi, questi, che paiono fatti apposta per rinfocolare l’annosa polemica sulla qualità e sull’autorevolezza della informazione e che da queste parti ci piacerebbe liquidare con un “ognuno scelga ciò che più gli aggrada” . Perché oggi, a differenza di un decennio fa, è possibile per il lettore scegliere, unire, confrontare e contaminare ogni notizia.
Magari qualcuno il 31 dicembre 2008 potrebbe suonare il campanello di casa Negroponte sventolando la copia cartacea del proprio giornale preferito che, ne sono certo, esisterà ancora. Forse qualcun altro in questi giorni si sarà appassionato alle discussioni sulla autorevolezza di Wikipedia e sull’annosa questione dei limiti e delle potenzialità dei progetti collaborativi che tanta attenzione ricevono in questi ultimi anni.
Tutto utile, tutto sensato. Resta però il fatto che il gradino fra una informazione fatta da pochissimi per tutti gli altri è stato ormai da qualche anno definitivamente superato. Ci piaccia o no.
Forse la carta finirà, forse no. Magari leggeremo le nostre notizie preferite su un device elettronico oppure preferiremo proiettarle sullo schermo della nostra auto mettendo a repentaglio la nostra incolumità: non ha in effetti molta importanza. Ma l’embargo durato qualche secolo sul fornitore di notizie e sui suoi privilegi, quello – pare brutto dirlo – è terminato per sempre.
(*) Il rapporto Censis è qui
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