Roma – Resta questa confusione formidabile fra il contenuto ed il contenente. A pensare alle strategie delle grandi compagnie telefoniche alle prese con le nuove tecnologie viene da pensare ad una vecchia vignetta. Dice il pilota di un piccolo sgarruppato monomotore ad elica sospeso dalla matita di Altan fra le nuvole e il cielo: “Non so dove sto andando, purtroppo pero’ so pilotare” . La confusione cui alludo è quella dei venditori di accesso a Internet: le società grandi o piccole che da un decennio organizzano in proposte commerciali il nostro accesso alla rete e che per tale servizio ricevono da noi una cifra mensile.
Quando qualche anno fa dicevamo – per una volta senza sbagliarci – che i proventi della connettività sarebbero stati quelli da valorizzare (e con essi quindi la qualità del servizio, la sua diffusione, la sua efficacia e velocità ecc.) i grandi attori delle telco si buttarono sui contenuti. Prevedevano un boom di tale settore in rete, ed iniziavano ad immaginare quali e quanti soldi avrebbero potuto raccogliere attraverso i loro scintillanti portali web. Qualcuno teorizzava perfino una connettività gratuita pagata dalla pubblicità in rete, attraverso un modello commerciale mutuato da quello della TV commerciale.
Implosa la new economy e metabolizzata la disillusione sulla dabbenaggine degli utenti Internet che per qualche oscena ragione avevano deciso di rifiutare in massa ogni esborso di denaro che esulasse dalla semplice connessione fisica alla rete, oggi le aspirazioni economiche legate alla vendita di servizi paralleli al semplice accesso sembrano riprendere vigore.
Nell’attesa che qualcuno mi spieghi perchè mai dovrei pagare gli operatori delle comunicazioni per poter sottoscrivere i loro servizi di telefonia via internet, quando oggi questa è possibile, in mille differenti opzioni, semplicemente (ed autonomamente) attraverso una connessione adsl e un PC, va notato come fioriscano ogni giorno nuovi servizi che utilizzano internet per veicolare contenuti che con l’architettura della rete hanno parentele lontanissime.
Quale futuro tecnologico ci attende secondo i commercianti della connettività? Quello di un utilizzo parallelo di Internet per servizi già esistenti, siano essi telefonici o radio televisivi? Il Grande Fratello (o il calcio o i concerti) in streaming contemporaneamente in TV, sul cellulare e su Internet? La moltiplicazione insomma delle fonti di guadagno variando solo il media che i medesimi contenuti diffonde? Evidentemente no.
Pur esistendo una liceità ovvia in simili scelte commerciali, tutto ciò non ha nulla a che fare con l’immaginare un futuro tecnologico che sia significativo per noi tutti e non solo per i conti di fine anno dei giganti delle comunicazioni. Così mentre il povero pilota continua a pilotar senza aver idea della sua destinazione, a noi pare di vedere una divaricazione ogni giorno più evidente fra i nostri interessi di uomini connessi e quelli di chi tali connessioni gestisce. Essere connessi oggi significa essere informati , accedendo a un numero di fornitori di notizie straordinariamente ampio e variegato; significa essere attivi , vale a dire poter partecipare alla produzione dei contenuti disponibili online; significa essere protagonisti anche del mercato , nella inedita veste di consumatori consci ed accorti.
Dire che Internet è un nuovo media significa in definitiva proprio questo: inutile fare finta di non capire. A meno di non voler reiterare la tendenza – e questo le compagnie telefoniche sembrano saperlo fare benissimo – di buttare i propri soldi dalla finestra.