Roma – Tutti noi avremmo bisogno, almeno ogni tanto, di ricordare una cosa che riguarda la tecnologia. La tecnologia è come il martello: è uno strumento generalmente neutrale. Il suo utilizzo invece, esattamente come accade col martello, neutrale non lo è mai. Dico questo perché capita spesso e volentieri di leggere giudizi sullo strumento che invece andrebbero indirizzati al suo utilizzo. Qualcuno si è accorto, per fare un esempio che è cronaca di questi giorni, che l’elezione di Miss Belgio (non esattamente una questione centrale negli interessi generali del pianeta) è stata confezionata attraverso l’uso della tecnologia. Una piccola grande truffa mediata da 4 computer (se le accuse si riveleranno vere) che hanno inviato migliaia di voti telefonici per l’elezione della bionda Virginie Claes. Gli amanti della semplificazione vi diranno che se non ci fossero stati questi marchingegni moderni nessuno avrebbe potuto architettare una truffa del genere. Tutto ciò è vero e sbagliato contemporaneamente.
La tecnologia è neutra. Solo che per alcune persone questa idea, l’idea dell’esistenza stessa di una cosa che si chiama “computer” o di una cosa che si chiama “software”, o di una cosa che si chiama “internet”, è difficile da accettare senza caricarne gli utilizzi di un valore che riguarda lo strumento stesso. Per molti anni i giornali italiani hanno scritto che internet era pericolosa (ogni tanto lo scrivono ancora, ma molto meno spesso di un tempo) perché la usavano i terroristi per organizzare attentati, i pedofili per i loro turpi commerci, gli hacker per fregarci numero di carta di credito, connotati e mutande. Per una prevedibile proprietà transitiva della imbecillità Internet diventava pericolosa per tutti, anche per quelli che la usavano solo per tenere i contatti con gli altri soci della bocciofila paesana.
La tecnologia è neutra, ma solo per quelli che ne comprendono valori e limiti oppure per quanti hanno l’umiltà di lasciarla stare: essere interessati al mondo che cambia non è obbligatorio. Qualche giorno fa Umberto Galimberti, una voce autorevole nel panorama intellettuale italiano, ha dedicato la propria rubrica settimanale sull’inserto “D” di Repubblica per spiegare ai suoi lettori le ragioni per le quali i computer sono dannosi alla scuola. Galimberti, disinteressandosi per ragioni sue alla ampia discussione al riguardo che avvolge da anni gli educatori di tutto il mondo, ci informa che i PC nelle scuole non solo non servono ma sono dannosi. “Al costo di una ventina di computer si può attrezzare un magnifico laboratorio di fisica” – scrive il filosofo. “Fra dieci anni quando quei computer saranno da tempo nella spazzatura, i diapason potranno ancora insegnare la risonanza, un voltometro dimostrerà perfettamente la legge di Ohm e gli studenti potranno ancora utilizzare le attrezzature per capire il movimento angolare.”
Ci sono molti modi di utilizzare un computer a scuola ma a Galimberti evidentemente non interessa approfondire, quanto affermare che lo strumento è “sbagliato” tout court . E così va a finire che la foga travolge tutto e tutti, nel breve spazio di un articoletto su un inserto per signore ci viene impartita una severa lezione: dagli inespressivi SMS alle illusioni di libertà della scuola informatizzata, dal processo di de-realizzazione a quello di de-socializzazione che i computer inducono se usati in età scolare. Le conseguenze di questo imbarbarimento tecnologico? Solitudine e depressione.
Ma la tecnologia è neutra e le persone che la utilizzano hanno un solo importante cambio di orizzonte da considerare rispetto a qualche decennio fa: quello del moltiplicarsi delle opzioni. Ritenere che questo balcone sulla vastità significhi per qualche ragione aumentare solo la nostra possibilità di fare scelte sbagliate è un piccolo peccato di presunzione che non onora la nostra considerazione del prossimo. Il fatto che su internet siano liberamente consultabili manuali per costruire missili balistici fatti in casa non fa di ciascuno di noi un novello Stranamore. E nemmeno la possibilità teorica di elevare una biondina slavata al trono di Miss Belgio o quella di taroccare via internet le prossime elezioni politiche italiane (che secondo il governo si dovrebbero in parte svolgere attraverso il voto elettronico) fanno della tecnologia una categoria contro la quale schierarsi come cent’anni fa ci si schierava contro le terrifiche prime locomotive.
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