Contrappunti/ Twitter, un anno dopo

Contrappunti/ Twitter, un anno dopo

di Massimo Mantellini - Continuo a trovare affascinante essere raggiunto da piccoli messaggi di persone alle quali sono affezionato, a costruire un ambiente familiare attorno alle attività di tutti i giorni
di Massimo Mantellini - Continuo a trovare affascinante essere raggiunto da piccoli messaggi di persone alle quali sono affezionato, a costruire un ambiente familiare attorno alle attività di tutti i giorni

È passato circa un anno da quando ho iniziato ad utilizzare Twitter . Da allora gli utenti del servizio, che è ancora alla ricerca di un modello di business, sono notevolmente aumentati e forse si è un po’ meglio definita l’anima dello strumento. Nel frattempo sono state prodotte analisi convincenti su Twitter e sulla sua natura di ambito comunicativo anomalo: quello che oggi vorrei cercare di fare è trasmettere quali sono state le mie sensazioni di semplice utilizzatore.

Fin da subito molti commentatori riferendosi a Twitter lo hanno iscritto fra gli strumenti di blogging. Visto che l’interfaccia era scarna ed il limite dei 140 caratteri piuttosto stringente, un numero piuttosto alto di esperti di nuove tecnologie ha iniziato a dire che Twitter sarebbe uno strumento per una attività nuova e misteriosa definita dal neologismo “microblogging”. Twitter viene quindi spesso citato, accanto a veri e propri editor di blog come Tumblr , all’interno di una galassia in espansione di strumenti molto leggeri e di semplice utilizzo, adatti a rappresentare il proprio pensiero in rete nel giro di pochi istanti.

Il bello degli strumenti di comunicazione è che spesso il loro uso prescinde da regole fisse e talvolta perfino dai progetti dei suoi ideatori e quindi Twitter può a buon titolo essere considerato anche una piattaforma per bloggare, rinchiusa nel limite solo testuale dei 140 caratteri. La mia impressione è che Twitter stia al blogging come la bicicletta al giro del mondo. Non che non lo si possa fare, ma insomma, esistono anche maniere migliori.

Per una volta la prima intuizione che raccontavo su queste stessa pagine un anno fa continua a sembrarmi convincente: Twitter – nella mia personale esperienza- dà il meglio di sé come strumento di interazione privata fra soggetti che si conoscono.
Rispetto alla pletora di altre interfacce che mettono in contatto le persone utilizzando la rete Internet (come ad esempio i sistemi di messaggeria) ha alcuni vantaggi che io trovo consistenti e per ora scarsamente sostituibili: Twitter è asincrono, permette di alternare comunicazioni private (i direct messages) ad altre più estese, è crossmediale (vale a dire segue le persone fuori da Internet dentro le reti mobili degli operatori telefonici), unisce i vantaggi di immediatezza degli SMS alle dinamiche di rete delle piccole comunità.

Non che altri utilizzi differenti da quelli semi-privati non siano possibili: per esempio moltissimi utenti di Twitter collezionano un numero sufficientemente ampio di followers e utilizzano i loro contributi in forma di canale informativo continuo al quale di tanto in tanto dare una occhiata, senza la pretesa di seguirlo nella sua interezza. L’esperienza di molti fra gli utilizzatori di Twitter in modalità “river of news” che sento raccontare, è quella di uno strumento comunque efficace di descrizione del lifestreaming , capace di raccontare gli umori e le tendenze della rete nel preciso istante in cui queste si manifestano.

Personalmente prediligo il suo utilizzo in forma di mailing list privata attraverso la quale comunicare brevemente, senza timore di annoiare, le piccole cose della vita quotidiana a persone che si conoscono. Continuo a trovare in qualche misura affascinante essere raggiunto da piccoli messaggi irrilevanti di persone alle quali sono affezionato, a costruire un ambiente familiare attorno alle attività di rete della vita di tutti i giorni.

Qualche giorno fa in una intervista in TV, Gillo Dorfles (98 anni splendidamente portati) ironizzava su Internet e descriveva come “pornografica” la voglia dei suoi utenti di “mostrarsi in rete”, di dare segno di sé, di rendere esplicite le proprie forme ed i propri pensieri nei confronti di chiunque abbia attenzione e tempo da dedicargli. Il discorso è complesso e certamente in parte vero (ed in parte francamente no) ma certamente oggi Twitter, da molti a torto additato come un antipatico ed inutile prolungamento del proprio io più irrilevante, sembra essere talvolta il suo esatto opposto. E, in accordo con questo, sempre più utenti, anche fra i miei contatti scelgono di “proteggere” gli update dei propri twitt dalla teorica visione pornografica del mondo intero, nel tentativo di restituire le proprie brevi impressioni giornaliere alle sole persone davvero amiche.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
21 apr 2008
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