Roma – Metto le mani avanti. Oggi parlo di weblog. Essendo io un vecchio blogger, uno di quelli che di tanto in tanto ha speso il proprio tempo in giro fra convegni ed università a descrivere le meraviglie dei weblog, sono forse la persona meno adatta per darne una opinione impersonale ed oggettiva. Il che è, del resto, esattamente ciò che oggi non voglio fare. Vorrei invece utilizzare la formidabile ascesa dei blog in tutto il mondo per sottolineare come internet stia maturando e si avvii a diventare adulta.
Pensavo a questo oggi leggendo la bella intervista che Luca de Biase ha fatto a David Weinberger sul numero in edicola de L’Espresso. Solo qualche mese fa – e anche questo è un segno dei tempi – nessun settimanale italiano a larga tiratura avrebbe mai intervistato con simile enfasi un geniale signore che prima di ogni altra cosa è oggi uno dei più ascoltati blogger statunitensi (Aperta parentesi: nel caso non sappiate cosa regalare a Natale “Arcipelago Web” di David Weinberger è – secondo me – un libro fantastico, chiusa parentesi). Dice David in questa intervista quello che, in molti, in questi anni, abbiamo imparato a comprendere: vale a dire che i blog sono, prima di qualsiasi altra cosa, strumenti per creare reti sociali, sistemi per collegare gruppi di persone (per la maggior parte dei casi gruppi piccolissimi di persone) che si aiutano a vedere il mondo a modo loro .
Basta questo: è sufficiente questa definizione a ricondurre il fenomeno del blogging nell’ambito di una evoluzione importante della comunicazione in rete, sgombrando il campo, una volta per tutte, da annose discussioni su cosa sia un weblog, se lo si debba considerare una pubblicazione editoriale, una web-zine amatoriale, un diario più o meno intimista, una banale pagina web aggiornata mediante automatismi a prova di scemo o chissà cosa d’altro.
Molti blog-critici sostengono da tempo che in realtà i weblog siano la versione moderna delle vecchie homepage personali, quelle che ognuno di noi molti anni fa apriva su geocities o su altri hosting gratuiti per sperimentare un po’ di html. Quelle pagine che nessuno visitava e che nel giro di poco tempo erano invariabilmente destinate all’oblio. Per conto mio questa definizione è almeno in parte corretta e proprio per questo ci aiuta a comprendere come sia cambiata la rete internet negli ultimi tempi.
La riscoperta della comunicazione in rete fatta di “piccoli collegamenti”, la nascita e lo sviluppo di sistemi di social networking orientati al lavoro, ma anche a questioni assai meno serie, il passaggio rapido di informazioni e notizie da porta a porta attraverso i weblog, le reti P2P (il cui sviluppo intelligente è ancora in gran parte da esprimere) e, di concerto, il fallimento di gran parte delle forme di utilizzo della rete del tipo few to many , pur nella continua riproposizione di Internet come strumento di broadcasting dei contenuti, sono lì ad indicarci come la architettura della rete sia stata oggi molto meglio compresa e come si stia iniziando a sfruttarne le vere potenzialità.
In particolare i weblog, in un mondo che presso ampie fasce della popolazione è condizionato da una comunicazione televisiva prevalente e di bassissimo livello, sono piccole isole di lettura e scrittura; alternative concrete e subito disponibili ad una circolazione delle notizie e delle opinioni dettate da altri. Piccole fittissime reti di persone la cui rilevanza aumenta ogni giorno proprio in virtù della progressiva estensione di questa rete di collegamenti e non della qualità del singolo contributo.
Dieci anni fa scrivevamo pagine web che avevano grande difficoltà ad essere raggiunte dal nostro ipotetico (se mai è esistito) lettore tipo. Oggi esistono strumenti e modi per trasportare le persone a noi affini proprio accanto a noi. Piccoli software che ogni mattina ravvivano questa nostra rete di relazione. A queste condizioni la rete Internet diventa un ambito di crescita straordinario e fortemente personale. Ogni giorno migliaia di questi fili vengono stesi, persone lontane si imparano a conoscere semplicemente leggendo e scrivendo in rete e solo una pubblicità malevola e interessata ha potuto sostenere che simili spostamenti dell’informazione, dell’opinione e del consenso dai grandi media ai piccoli ambiti su Internet non debbano essere considerati una rivoluzione importante.
Nei corsi di laurea in medicina molti anni fa si insegnava agli studenti che il sistema nervoso e le sue cellule si formavano prima della nascita ed erano poi destinati ad un lento ed inesorabile invecchiamento. Ognuno di noi, secondo questa teoria poi rivelatasi errata, assisteva impotente alla perdita di migliaia delle proprie cellule nervose ogni giorno che passava sulla terra. La teoria insomma, di un architettura perfetta destinata a lenta e quotidiana consunzione. L’esatto contrario di quanto avviene oggi su Internet dove ogni giorno nuovi piccoli collegamenti si attivano e danno segno di sè, incrementando non tanto e non solo l’intelligenza collettiva di cui si è tanto parlato in questi anni, quanto i piccoli ambiti di relazione che ognuno di noi costruisce attorno a sè.
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