Web (internet) – Certo lo spettacolo impressionante.
Nel giro di poche settimane sono sbarcate sul web una serie di potentissimi soggetti della finanza italiana: dopo Kataweb la neonata internet company del Gruppo L’Espresso ecco in questi giorni la proposta web di Fininvest-Mondadori, con il suo portale Jumpy. E poi i corposi annunciati investimenti del gruppo Fiat (100 miliardi) per un portale dal nome Ciaoweb (una bella battaglia per il nome più brutto fra Agnelli e Berlusconi) nel quale confluiranno i contenuti de La Stampa e RCS, gli articoli della catena di distribuzione La Rinascente, di Alpitour per i viaggi, di Toro per le assicurazioni.
Nell’arco di pochi mesi le forze in campo sono cambiate in maniera radicale, l’attenzione dei grandi gruppi finanziari per il web è passata da generiche dichiarazioni d’intenti a progetti concreti in corso d’opera. E la sensazione è che si sia soltanto agli inizi.
La fantasia sembra invece latitante: chiunque investe soldi in rete in Italia oggi pensa di doverlo fare costruendo un portale con la più ampia offerta di contenuti possibile sull’esempio di quanto accade oltreoceano. Qual è il risultato di tutto ciò? In Italia fra breve ci saranno più portali che utenti.
In ciascuno di questi grandi siti costati centinaia di milioni sarà possibile dare un’occhiata alle previsioni meteo o consultare le ultime notizie; si potrà leggere l’oroscopo, dare un’occhiata ai magazine e quotidiani del gruppo, interrogare un motore di ricerca o ricevere un indirizzo email gratuito. I più spericolati si potranno avventurare dentro le pagine di shopping online che tutti più o meno timidamente stanno approntando.
Verrebbe da dire: tutto qui? E la proverbiale genialità italiana alla quale siamo così ferocemente attaccati dove è andata a finire?
C’é una sudditanza culturale spaventosa oggi nella rete italiana. Una ripetizione acritica di tutto quello che su Internet ha avuto successo in questi ultimi anni in USA. Eppure quando si progetta un sito in Italiano per Italiani è necessario considerare che sarà a tutti gli effetti un progetto per utenti differenti da quelli anglosassoni.
Facciamo qualche esempio: siamo proprio sicuri che le aste online siano una buona idea in Italia? Chiunque conosca un po ‘ i paesi di lingua inglese sa che là esiste un po ‘ ovunque un fiorentissimo mercato dell’usato che da noi è invece praticamente assente. Io ho un amico australiano il quale, tutte le volte che torna qualche mese in Italia, si preoccupa di vendere il frigorifero di casa. Chi di noi si comporterebbe nella medesima maniera?
Il successo delle auction di Ebay nasce da questa mentalità che da noi non esiste. Eppure tutti stanno aprendo servizi di aste online sui loro portali italiani. Avranno successo? Ne dubito fortemente.
Stesso discorso si potrebbe fare per le previsioni del tempo (per le quali gli americani hanno una vera e propria fissa). Per un cittadino di Enna sarà davvero così fondamentale conoscere l’umidità media di 72 altre città italiane?
Per tacere poi della vendita di libri online, commercio principe nell’e-commerce USA e sconsigliatissimo eppure già da molti tentato da noi, visti i nostri numeri delle vendite di libri. Si potrebbe continuare a lungo ma il discorso non cambierebbe. Ovunque ci giriamo sule web ecco nascere come funghi servizi e contenuti presi pari pari da analoghe esperienze statunitensi di qualche successo e “tradotti” nella lingua di Dante.
Il WWW è ormai lo strumento dinamico per eccellenza: è possibile utilizzarlo in mille maniere. Per formare una comunità virtuale popolata solo da amanti del film “Gattaca” (film a me ignoto ma di cui sento parlare assai bene) come per inventarsi commerci intelligenti, seppur di nicchia, come ha fatto per esempio negli anni scorsi Antonio Tombolini col sito gastronomico Esperya, oggi assorbito, speriamo senza grossi cambiamenti, dentro l’immenso portale di Kataweb.
Ma il giorno che in Usa avrà successo (speriamo di no) un nuovo geniale portale aperto solo agli estimatori dello sciroppo d’acero e del burro di arachidi, state certi che in Italia ci sarà qualche grossa Internet company che investirà soldi per farne uno identico nella nostra lingua. Se ha funzionato da loro perché non dovrebbe accadere lo stesso anche da noi? Già, perché?