Roma – Mi ha molto stupito apprendere che gli italiani sarebbero, fra i navigatori europei, i più affezionati a Napster. Secondo una ricerca appena pubblicata da Jupiter Media Metrix, gli internauti della penisola sono secondi solo agli spagnoli in tempo di utilizzo del sistema di file swapping inventato da Shawn Fanning, oggi al centro di complicate battaglie legali. Gli italiani si collegano a Napster il doppio degli inglesi e un terzo in più di francesi e tedeschi. Come mai?
Una prima spiegazione di questo “primato” tecnologico, è che Napster è stato in Italia al centro di campagne di stampa che lo hanno reso famoso anche fra gli utenti meno smaliziati della rete, quelli che, come scrive Alessandro del Rosso nel suo editoriale su Plug In questa settimana, riempiono le form dei motori di ricerca con la parola chiave “www.yahoo.com”, oppure quelli ai quali sono indirizzati i messaggi contenuti in pagine web molto visitate nelle quali si può leggere “per stampare questa pagina spingere il tasto “stampa” del browser . Nulla di più facile, una volta capito cosa diavolo sia questo fantomatico “browser”.
Napster stravince in semplicità d’uso rispetto a tutti gli altri sistemi di file sharing attualmente disponibili. In questo momento per esempio, a Festival di Sanremo terminato, su Napster sono scaricabili gran parte degli mp3 dei cantanti più noti fra quelli che hanno partecipato alla gara; nelle ultime due ore il file della canzone di Elisa, vincitrice della kermesse, è stato copiato dal mio hard disk (lo avevo scaricato stamattina per effettuare questa prova) da almeno 20 persone differenti, tutte con nickname inequivocabilmente italici. Gli mp3 di Sanremo dentro sistemi alternativi tipo Gnutella sono invece presenti in numero assai minore: in questo istante, per esempio, solo una decina di files su Bearshare rispondono a una ricerca eseguita digitando “Sanremo 2001”. Pochi, rispetto agli oltre 100 che mi restituisce Napster.
Jupiter MMXI nelle ultime settimane ha anche cercato di capire se l’ipotesi di una Napster a pagamento possa incontrare o meno il favore degli utenti. Nelle valutazioni dell’istituto di ricerca, gli utilizzatori in Europa del sistema di scambio mp3 si dividono in due grandi categorie: quella denominata “senior” composta da persone (in gran parte maschi, le donne sono solo il 23% del totale) oltre i 24 anni con buone disponibilità finanziarie e quella degli utilizzatori più giovani e con ridotte possibilità di acquisto. Questi ultimi, con ogni probabilità, non avranno alcuna intenzione di pagare una eventuale sottoscrizione al servizio. Le perplessità di Media Metrix e dei suoi analisti riguardano proprio questa categoria che, a ragione o a torto, è considerata quella più importante nella logica di crescita di un sistema di file sharing. Esistono grossi rischi quindi – conclude l’analisi di MMXI – che gli utenti più interessanti rifiutino un meccanismo del genere per rivolgersi ad altri sistemi di scambio.
Queste previsioni, condivisibili, temo debbano essere ulteriormente brutalizzate poichè la ricerca di Jupiter MMXI è stata forzatamente impostata su variabili generiche del tipo “lei pagherebbe una sottoscrizione a Napster?” mentre con ogni probabilità la nuova versione commerciale di Napster, se mai vedrà la luce, sarà molto differente e molto più limitata rispetto alla attuale. Si pagherà quindi per ottenere un servizio sensibilmente differente e ridotto rispetto a quello attuale. Ne dobbiamo dedurre che anche quel 50% di utilizzatori europei che si sono dichiarati propensi a pagare per continuare ad accedere a Napster è destinato a ridursi sensibilmente.
Resta aperta, e senza risposta, la domanda iniziale: perché amiamo Napster più di tutti gli altri in Europa? Potrebbe essere una domanda per i lettori di questo articolo: a voi la parola.