Roma – Un altro piccolo passo verso un vecchio sogno. Così si potrebbe definire la ultima apparentemente insignificante pensata di AOL per legare a sé i propri clienti. Ecco di cosa si tratta. Nell’ultima versione del browser di AOL, la versione 6, è magicamente scomparso dalla barra il tasto “home”. Ciò significa che quanti fra i venticinque milioni di utenti del provider americano decideranno di utilizzare AOL 6.0 per collegarsi al web, passeranno obbligatoriamente dal portale del loro fornitore di connettività ogni volta che si collegheranno a Internet.
La motivazione di tale scelta data dall’azienda è la solita: “Sono gli utenti che lo vogliono”. E mentre il naso di Jeff Kimball, direttore esecutivo di AOL, sembra allungarsi un poco, in tanti si stanno chiedendo dove si potrà arrivare continuando con questa politica dei piccoli passi verso un controllo sempre più preciso degli utenti di Internet.
Intendiamoci, non che AOL sia un provider per geeks, anzi. E comunque rimane intatta per chiunque la possibilità di utilizzare browser differenti. O anche, perché no, diversi fornitori di connettività. Ma forse è proprio nella larga diffusione del servizio fondato da Steve Case (poi approdato dentro la grande fusione Time Warner – AOL), tra strati di popolazione non troppo interessata a finezze tecnologiche del genere, che risiede l’insidia peggiore. Far considerare normale l’applicazione di servitù di passaggio a chi si collega a Internet, ultima di una serie di piccole vessazioni “volute dagli utenti” è certamente la maniera migliore per raggiungere senza troppi clamori lo scopo finale. Quello di trasformare il libero accesso in un accesso controllato.
Non è un caso che proprio di recente il grido di allarme del Center for Media Education abbia raggiunto le pagine del New York Times con un annuncio a pagamento che intende sottolineare tali tematiche. “Attenzione ai padroni digitali”, dicono quelli del CMD insieme ad altri rappresentanti dell’associazionismo elettronico americano, perché il rischio, specie dopo la larga diffusione del broadband, sarà sempre di più quello che pochi potenti soggetti, stravolgendo la natura stessa di Internet, decidano “chi potrà collegarsi, a quali condizioni, quali contenuti saranno disponibili e in quale maniera saranno accessibili.”
La scomparsa dell’icona home dal browser di AOL non è in sé grossa cosa. Molto peggio sono le piccole bugie e i progetti di controllo che una iniziativa del genere lascia intravvedere. Ecco perché scriverne. Ecco perché tenere gli occhi aperti.