Contrappunti.it/ Uomo avvisato mezzo flattato

Contrappunti.it/ Uomo avvisato mezzo flattato

di M. Mantellini. Inutile nasconderselo, ormai l'abbiamo capito tutti: per funzionare una tariffa di accesso flat non può consentire più di 5-6 ore di connessione consecutiva al giorno. E tocca farci i conti
di M. Mantellini. Inutile nasconderselo, ormai l'abbiamo capito tutti: per funzionare una tariffa di accesso flat non può consentire più di 5-6 ore di connessione consecutiva al giorno. E tocca farci i conti


Web – Da molte settimane leggo un po ‘ ovunque infuocate discussioni che vertono sempre sullo stesso tema. Per quante ore al giorno – si chiedono in molti – posso legalmente utilizzare la mia tariffa flat di accesso a Internet?

Sembra una domanda dalla facile risposta visto che tutti gli inviti pubblicitari dei vari fornitori di connettività recitano con estrema chiarezza che per la cifra X “sarà possibile finalmente collegarsi alla rete 24 ore al giorno”, ma così non è.

Da qualche mese sembra farsi strada, in Italia come altrove (accade per esempio in questi giorni anche in Inghilterra), una interpretazione restrittiva del monte ore disponibile per la navigazione a tariffa forfettaria. Alcuni provider sembrano per tale ragione orientati alla rescissione dei contratti di utenti che “abusino” del servizio rimanendo collegati alla rete per molte ore consecutive, altri stanno immaginando scappatoie tecniche che rendano più difficile restarsene online per troppe ore consecutive.

Non vorrei in questa sede toccare gli aspetti strettamente giuridici della questione che pure in questa vicenda sono centrali (appare evidente per chiunque il fatto che nel momento in cui due parti stipulano un impegno contrattuale deve risultare ben chiaro quali siano diritti e doveri di entrambi) per occuparmi solo di quelli comportamentali.

Intanto è curioso notare come una delle poche norme che i vecchi contratti di accesso a Internet contenevano “a tutela dell’utente”, quella del rapporto modem-utenti, sia oggi diventata uno strumento nelle mani degli ISP. Il ragionamento è banale ma vale la pena di ripeterlo: se il contratto cita un rapporto modem utenti di 1:5, se ne deve dedurre che nel momento in cui uno dei cinque utenti lascierà la sua connessione attiva per 24 ore di seguito renderà di fatto non raggiungibile il servizio a quattro altri sottoscrittori. I quali in genere utilizzeranno un altro accesso per postare sui newsgroup tutta la loro contrarietà.

A questa considerazione di difficile contestazione in genere dopo alcuni secondi rispondono decine di voci inferocite che affermano che il contratto che hanno sottoscritto non prevede limiti di tempo e che pertanto essi intendono utilizzare l’accesso flat che pagano profumatamente con le modalità e i tempi che ritengono a loro più consoni.

Benissimo: anche qui nulla da dire, tutto giusto e sacrosanto (anche se in realtà alcuni passaggi di certi contratti lasciano aperta la strada ad interpretazioni differenti) e tuttavia i conti continuano a non tornare.


L’Italia oggi, forse per uno scherzo del destino, è una specie di paese laboratorio per valutare le modalità di tariffazione flat per Internet. Per qualche ragione che quasi nessuno ha capito il nostro paese per primo ha sperimentato l’impatto sulle strutture tecniche vecchio tipo (quelle non always on, per intenderci) di una ampia massa di utenti appassionati. Dopo circa un anno siamo oggi ad un giro di boa e una piccola conclusione sui contratti flat la possiamo già trarre. Lo hanno capito i provider e lo hanno ben inteso anche gli utenti più smaliziati. Una tariffa forfettaria di accesso a Internet, per essere redditizia per chi la propone (ma anche per chi la acquista) può essere liberamente fruibile nell’arco delle 24 ore ma non per più di 5-6 ore di collegamento continuativo ogni giorno.

Esistono responsabilità diffuse al can can che avvolge l’argomento appena
qualcuno lo evoca ed a questo non sono estranee le discese in capo di piccoli ISP spesso con strutture tecniche esilissime che si sono proposti sul mercato con tariffe di grande impatto. L’ingolfamento delle linee di chi ha fatto “male” i propri conti pensando di vendere a cinque persone una casa in comproprietà che ognuno invece ritiene solo propria, unito all’arrembaggio di molti imprenditori improvvisatisi “grandi” (una costante immancabile nel panorama tecnologico nostrano), sono una delle cause della gran confusione che oggi si scatena ogni qualvolta si discute di tariffe flat per Internet.

Tolte queste zavorre che complicano e offuscano una chiara valutazione dei fatti io personalmente non troverei nulla di strano nel lasciare i contratti così come sono e se in giro è rimasto un briciolo di buon senso, senza investire della faccenda legali e tribunali, due cose mi paiono sostenibili: la prima che nessun utente dovrà vedersi rescisso il contratto perchè usa troppo la sua flat, almeno fino a quando non si introdurranno esplicite limitazioni contrattuali che fino ad oggi nessuno ha voluto far proprie per chiare ragioni commerciali, la seconda è che i 2/3 dei messaggi di imprecazioni che ogni giorno leggiamo perché il numero verde del provider caio non va e quello di tizio è sempre occupato, non hanno davvero alcuna ragione di esistere.

Uomo avvisato, mezzo flattato.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
5 feb 2001
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