Web (internet) – Sono quattro i protagonisti della telenovela ADSL in onda in Italia da qualche mese: Telecom, L’Autority delle Comunicazioni, “gli altri” operatori delle comunicazioni interessati ai servizi larga banda e “gli utenti”.
Telecom – Da quando ha annunciato la partenza per il 1° dicembre della sua proposta commerciale di accessi a larga banda la società di Colaninno ha commesso in questi mesi molti grossolani errori. Dopo aver goduto dell’indubbio vantaggio di sperimentare l’ADSL per un anno in due città campione (per gli altri operatori non è stato possibile per la mancanza di una normativa sull’utilizzo del cosidetto “ultimo miglio”) Telecom ha cercato, nel tentativo di bruciare sul tempo la concorrenza, di convincere tutti del fatto che la “larga banda” era una “nuova modalitA’ di offerta commerciale” quando si trattava a tutti gli effetti invece di un “nuovo tipo di servizio”.
Il tentativo è fallito e la reazione è stata assai scomposta: Telecom è giunta persino a minacciare il Commissario dell’Autority Silvio Traversa (relatore dell’autorizzazione provvisoria a Telecom per la vendita di servizi ADSL) di ritenerlo personalmente responsabile dei danni economici derivanti da ulteriori rinvii della partenza del servizio.
L’Autority per le Garanzie nelle Comunicazioni – E ‘ chiaro ormai da molti mesi che fino a quando l’organismo di controllo presieduto da Enzo Cheli non regolamenterà l’accesso all’ultimo miglio (la decisione è attesa per metà anno), non sarà possibile garantire parità di condizioni a quanti fra i vari operatori desiderino vendere accessi Internet veloci tramite il doppino telefonico.
Eppure la ormai famosa “tempestività al contrario” dell’Autority napoletana ha contribuito a rendere tutto più complicato. Telecom è stata tenuta sulla corda per troppo tempo, per concederle infine una poco convincente “autorizzazione provvisoria” alla commercializzazione del servizio nella duplice veste di venditore di ADSL al dettaglio (per gli utenti di Tin) e all’ingrosso (per gli ISP che fossero interessati). Una autorizzazione palesemente ingiusta nei confronti degli altri grandi operatori delle comunicazioni che tutto potranno decidere di fare tranne che acquistare connettività da Telecom ai prezzi imposti da Telecom.
Autorizzazione giustificata dalla solita abusatissima (e facilmente aggirabile) richiesta di separazione contabile fra le due modalità di vendita. L’ultima perla della Autorità delle Comunicazione è il voltafaccia di questi giorni, quasi a dire: scusate tanto ci siamo sbagliati.
“Gli altri” – Anche gli altri operatori delle comunicazioni hanno le loro piccole colpe.
Una delle ragioni nascoste più probabili per cui Infostrada e Albacom hanno già mesi fa presentato alle autorita competenti per impedire la partenza della offerta ADSL di Telecom risiede nel tentativo di “prendere tempo”. Gli altri operatori infatti hanno un gap tecnologico da colmare in fretta per poter competere alla pari con Telecom nella larga banda. Si urla così ai quattro venti la propria (giusta) protesta per non ammettere che ancora non si è pronti per offrire il medesimo servizio.
Qualche piccola reprimenda la dedichiamo infine anche ai piccoli ISP che hanno deciso di pubblicizzare le proprie offerte ADSL (appoggiate al listino wholesale di Telecom) per l’utenza consumer dimenticandosi di informare chiaramente quanto è chiaro a tutti gli addetti ai lavori. Ai costi imposti loro da Telecom la velocità di 640kb/s in download pubblicizzata sarà assai lontana dalle prestazioni medie del servizio. Per un paio di milioni alll’anno si acquisterà infatti con ogni probabilità un accesso “always on” con prestazioni (per ora) molto simili a quelle ottenibili con una normale ISDN. Scriverlo nella pubblicità forse pareva brutto ma è la cruda realtà.
Gli Utenti – Nella battaglia per la partenza dell’ADSL in Italia gli utenti sono forse quelli nelle condizioni migliori. La partenza di una ADSL targata unicamente Telecom sarebbe per loro una pessima cosa. Vorrebbe dire garanzie di prezzi alti e servizi scadenti per chissà quanto tempo. L’interesse degli utenti sta ovviamente nel poter scegliere fra più offerte in reale concorrenza fra loro. Certo l’ideale sarebbe avere a disposizione altri tipi di accesso a larga banda, come il cavo e il satellite, che garantiscono prestazioni e stabilità di utilizzo assai superiori alla ADSL. Ma non si può avere tutto e “l’Internet veloce dei poveri” compressa dentro il cavetto di rame del nostro doppino telefonico potrebbe comunque contribuire a ridurre il divario nei confronti degli altri paesi. Potrebbe, se qualcuno fra i nostri governanti capisse l’importanza di ben indirizzare il mercato delle comunicazioni nei settori più avanzati.
Il nostro Presidente del Consiglio D’Alema, in una recente occasione istituzionale (durante la sua ennesima partecipazione al Maurizio Costanzo Show) ha dichiarato che “sarà il mercato e non le autorità politiche o il governo a decidere sulle tariffe per Internet”.
Qualcuno dovrà forse spiegargli che non è sempre così, che il mercato da noi è strano e che, anche per la mansuetudine dei consumatori, i suoi attori sono abituati più spesso a far cartello piuttosto che concorrenza e che per queste ragioni abbiamo forte necessità di una figura politica che tuteli i nostri interessi di cittadini.
Che questa non possa essere l’attuale Autority delle Comunicazioni è ormai chiaro da tempo.