Web (internet) – E ‘ ormai certo che a dispetto di quanto affermato da Telecom Italia, per ora la connettività a larga banda per l’utenza domestica, la cosiddetta ADSL, in Italia non partirà. Era stata annunciata qualche mese fa da comunicati stampa puntualmente ripresi da tutti i mezzi di informazione ed altrettanto puntualmente smentiti dai fatti. Il primo dicembre, data dell’attivazione del servizio nelle principali città italiane, è alle porte e da Telecom Italia non è ancora giunta alcuna comunicazione ufficiale sui motivi e sui tempi dello slittamento. L’unica cosa che la società ha comunicato (all’Autority delle Comunicazioni e agli altri fornitori di connettività) è stato il listino dei costi che applicherà sulle connessioni ADSL per quanti fra gli ISP vorranno rivenderle all’utenza consumer.
Qualche ipotesi sulle ragioni di questo ritardo.
La più probabile è purtroppo una ragione contingente che deriva da come si è sviluppato il mercato delle telecomunicazioni in Italia in questi anni. Telecom pensa al traffico consumer nella telefonia fissa come a un peso di cui farebbe volentieri a meno. Mentre i collegamenti di telefonia fissa registrano incrementi sotto al 5 per cento (calcolati in minuti di conversazione) il mercato dei cellulari ha fruttato nell’ultimo anno aumenti di traffico attorno al 40 per cento.
La telefonia fissa porta inoltre a Telecom pesanti oneri che derivano dalla sua posizione di ex monopolista, oneri che nessun nuovo operatore desidera accollarsi. Colaninno e soci a parole ripetono ogni giorno che Internet sarà il centro del business delle comunicazioni del futuro riferendosi però, quando dicono questo, non certo ai collegamenti residenziali quanto a quelli mobili, vera gallina dalle uova d’oro in questi anni per la società.
La tecnologia attualmente disponibile in questo campo (in particolare il WAP) non consente granché e i servizi di collegamento a Internet attraverso il cellulare, a dispetto di quanto ogni giorno ci ripetono giornali e tv, non avranno nessuna seria possibilità di affermazione, in Italia come altrove, prima di due o tre anni, tempi minimi per un’affermazione dello standard UMTS.
La quasi completa mancanza di una rete via cavo (che richiederebbe investimenti che Telecom di certo in questo momento non può permettersi), l’arretratezza della offerta satellitare, partita in grande ritardo e con poca convinzione, e una certa tendenza culturale del management a sottostimare la centralità di Internet, vanno ad aggiungersi poi alle motivazioni per cui l’ADSL è stata (e sarà) per Telecom una scelta obbligata e nello stesso tempo di emergenza.
In questo errore di comprensione forse le ragioni di un ritardo che potrebbe anche essere “tecnico” essendo la ADSL per opinione diffusa una tecnologia molto fragile e scarsamente affidabile che richiederà un lungo periodo di rodaggio, ma che potrebbe anche, più semplicemente, come affermano certi tecnici Telecom a voce bassa, essere dovuto a “mancanza di soldi” per gli investimenti. La tecnologia è pronta ma esisterebbero molte esitazioni a buttarsi in un mercato dai ritorni ancora incerti. Evidentemente la capacità di rischio si è esaurita, dopo lo sciagurato tentativo di lanciare il DECT con i risultati (1000 miliardi buttati al vento) che conosciamo, nel recente progetto andato a vuoto di riassetto del gruppo.
Forse non ci sbagliavamo di molto quando tempo fa affermavamo su queste pagine che il travolgente successo della telefonia mobile in Italia, fenomeno schizofrenico senza eguali, avrebbe potuto solo nuocere allo sviluppo della rete Internet. Lo dicevamo allora e lo ripetiamo oggi: mentre in tutto il mondo occidentale Internet passa da una accelerazione all’altra verso possibilità sempre nuove (i collegamenti a larga banda stanno velocemente prendendo piede un po ‘ dappertutto e sono destinati a cambiare radicalmente i contenuti che potranno essere trasportati sul web e perfino il tipo di utente che si avvicinerà alla rete) noi continuiamo a riferirci al cellulare come al terminale principe delle nostre esigenze comunicative, in attesa che qualcuno, fuori tempo massimo, cerchi di comprimere tutta la ricchezza di Internet dentro il suo piccolo display da due pollici.
Ed anche quando avverrà state certi che non sarà un affare: abbiamo appena smesso di pagare 78 mila lire l’ora per comunicare da un cellulare ad un telefono casalingo. Vale la pena di ricordarlo. E nonostante ciò i soldi (tanti) raccolti in questi anni di “libero mercato” nella telefonia mobile evidentemente non hanno imboccato la strada di Internet come le dichiarazioni di facciata degli amministratori delegati delle grandi compagnie di telecomunicazione farebbero pensare. Di queste scelte miopi siamo destinati a pagarne il prezzo anche in futuro.