Web – Se è vero che la cultura in Italia è ormai una sola, ubiquitaria, massificata, figlia di sé stessa e che coincide sempre più esattamente con quella televisiva, allora il FuturShow è l’evento culturale dell’anno. Scordatevi la Biennale di Venezia, dimenticate la Domus Aurea, lasciate perdere l’ultimo libro del vostro autore preferito, trascurate le nuove pellicole di Almodovar o Wenders. Precipitatevi al FuturShow.
Non c’è sintesi migliore dell’instupidimento collettivo che si abbatte quotidianamente sulle nostre povere teste. Uno spettacolo che è business allo stato puro (il suo patron, Sabatini, sta trasformando, come è già accaduto con il Motor Show, la nostra insipienza in un grande affare) e che invece viene spacciato da stampa e TV per evento culturale, finestra aperta sulla modernità, analisi critica del nuovo che avanza.
Dove possiamo anche solo intravedere tutto ciò?
Forse nelle finte conferenze moderate da Alessandro Cecchi Paone in cui sfilano i soliti noti, da Maurizio Costanzo (dimagrito, eh sì, è davvero dimagrito) al filosofo Bonaga (noto soprattutto per la sua liason con Alba Parietti) passando per Enrico Mentana e per l’ubiquitario Ministro Bianco? Nella partecipazione straordinaria di Gorbaciov (ci sarà? non ci sarà?) o della figlia di Ernesto Che Guevara, entrambi, come è noto, icone fulgide della modernità dell’era digitale? Nella sfilata di personaggi televisivi come Carlo Verdone e Massimo Ceccarini o nelle meditazioni sul futuro di Valeria Marini (per la quale, udite udite, il futuro è Internet ) o di Nancy Brilli (per la quale invece il futuro è un tal Chicco non meglio specificato)? Oppure nell’occupazione consueta di spazi e interventi da parte dei soliti noti della Internet italiana che sembra ogni volta esaurirsi nella triade Telecom, Microsoft e Rai?
Andiamo. L’intelligenza abita altrove.
E a proposito di questo, sentite cosa ci dice l’assessore alla cultura del comune di Bologna Marina Deserti al convegno di apertura di Futurshow3000 dal titolo un po ‘ inquietante “Figli della tecnologia, padri (intelligenti) della e-tecnologia” :
…esprimo la speranza che le nuove tecnologie – così come
già accaduto in ambito domestico nel caso delle pentole
Pirex o dei pannolini Pampers – possano rapidamente porsi
al servizio di esigenze specifiche della comunità.
…….capito? I pannolini Pampers: ecco l’esempio da seguire!
C’è più di una ragione per racchiudere l’aggettivo “intelligenti” fra due robuste parentesi.
Achille Occhetto discuterà con Gorbaciov (verrà? non verrà?) dell’ultimo libro di Giulietto Chiesa “Roulette Russa”; la figlia di Che Guevara parlerà del libro di prossima pubblicazione sui diari dello sfortunato papà in un contraddittorio (che immaginiamo già adesso assai commovente) con Gianni Minà. Sembra di essere a Domenica in o a Buona Domenica: anzi no, ci siamo proprio, non c’è alcuna differenza. E ‘ la cultura della TV che si diffonde e appesta ogni cosa. Perfino Internet.
Come fossimo davanti allo schermo televisivo, restiamo tutti in religioso silenzio ad ascoltare Jacques Attali (membro stipendiato del board di FuturShow ed ex consigliere di Mitterand) che in un acuto intervento ci svela che l’obiettivo per il futuro è che:
…..i nostri figli siano domani
esseri umani ancor più completi grazie all’impiego
intelligente delle nuove tecnologie.
E pensare che è sceso a Bologna da Parigi per metterci a parte di questa preziosa intuizione.
Ora non resta che organizzare un momento di sintesi fra la sua posizione e quella di Maria Grazia Cucinotta, scesa anch’ella al FuturShow e subito presa in contropiede dagli organizzatori che le hanno chiesto a bruciapelo quale opera d’arte, d’architettura, di design, libro o composizione musicale vorrebbe portarsi su Marte. La povera attrice ha risposto: “New York!” . Mentre alle sue spalle Valeria Marini magari le bisbigliava: “Internet…..la risposta giusta è Internet”.
Non è un caso che nel manifesto pubblicitario della kermesse bolognese che si intitola Futurshow3000 una ragazza dai tratti asiatici baci languidamente un robot: se questa è la cultura del nostro tempo, nel 3000 (ma anche molto prima) noi occidentali saremo del tutto estinti. E a questo punto, ci viene voglia di aggiungere, con più di una ragione.