Web – Giungono due notizie apparentemente contrastanti dalla rete in questi giorni che riguardano l’informazione. La prima è che alcuni grandi siti web americani dedicati alle notizie hanno chiuso, altri sono in crisi, altri ancora in via di ridimensionamento (1); la seconda è che sembra ormai una tendenza accertata in USA quella di uno spostamento degli utenti delle news dai media convenzionali a Internet. Sempre più persone utilizzano Internet per informarsi ignorando la TV. Lo scrive uno studio indipendente durato due anni e molto ben fatto della Pew Research (2) che certamente sta rovinando il sonno a più di un editore.
Cosa cerchino gli utenti delle rete nei siti informativi sul web è ovvio, seppur difficile da accettare per la casta dei fornitori di notizie. Cercano una informazione nuova, punti di vista indipendenti dai grandi apparati economici politici ed editoriali (che ormai sono talmente intrecciati fra loro da poter essere considerati una unica entità), cercano infine “la scelta”, la possibilità, connaturata con la struttura stessa della rete Internet, di accedere in prima persona ai contenuti senza che qualcuno li abbia preselezionati e giudicati attendibili al loro posto. Ai tempi di Internet l’attendibilità diventa una ricerca individuale non più demandabile a terzi. E sembra difficile che questa ricerca statunitense indichi invece, come sostengono alcuni (3), una semplice traslazione da una modalità informativa (radio e TV) ad un’altra (Internet) governata dalle medesime regole.
Il pubblico delle news su Internet è, anche per queste ragioni e come dimostrano molte ricerche al riguardo, più evoluto e dinamico di quello che viene investito dalle notizie fotocopia dei telegiornali: è un pubblico giovane, economicamente importante per qualsiasi gruppo editoriale e commerciale; un pubblico le cui esigenze scavalcano a pié pari tutta la vecchia struttura della informazione, per guardare oltre. Pew Research informa che si tratta di uomini e donne sotto i 50 anni con istruzione e reddito superiore. Negli USA sono già 20 milioni.
Non erano necessarie particolari doti divinatorie per capire tutto questo. Il legame fra curiosità, cultura, desiderio di approfondimento e Internet può essere misconosciuto solo da chi la rete non l’ha mai vissuta in prima persona; può essere ignorato solo da quanti preferiscono pensare Internet come un bidone-contenitore più grande degli altri da riempire con quello che capita, ma non diverso dagli altri contenitori. E ‘ evidente che non è così.
Il panorama nostrano al riguardo è particolarmente indicativo: i fornitori di contenuti che hanno dominato l’informazione italiana in questi anni non hanno fatto altro che trasportarne una versione digitale sui loro siti online, con poca attenzione alle specifiche del nuovo media, se non per scimmiottare format e idee piaciute ai navigatori d’oltreoceano.
Se vogliamo credere che quanto accade in questi giorni in USA prima o poi si verificherà anche al di quà dell’oceano, gli editori italiani dovranno cambiare direzione in fretta. E con loro anche la Federazione della Stampa che in questi mesi sulla informazione online e sulla presunta necessità di una sua “riorganizzazione gerarchica”, ha dato davvero il peggio di sé.
Nel frattempo le imprese dinamiche e innovative della nuova economia si stanno attrezzando? Si? Neanche per sogno! E ‘ dei giorni scorsi la notizia del contratto di Lucia Annunziata con Ebiscom. Ebiscom, leggiamo nel comunicato, affiderà alla guida della ex direttrice del TG3 i contenuti del suo futuro portale.
Come se il nome noto di una (brava) giornalista disoccupata ai tempi di Internet potesse essere garanzia di qualcosa. Non è così. Le news di Ebiscon avranno pubblico per quello che diranno, come quelle di chiunque altro. Sono queste le future regole del gioco. E per gli editori sarà assai più dura di un tempo.