Web – Un po ‘ in tutta Europa è in atto una rivoluzione tariffaria sugli accessi a Internet. L’Italia per ora sembra accorgersene solo in parte. Sfumata per insipienza ogni possibilità di imposizione governativa di tariffe agevolate per la rete (libero mercato!, ha detto infine D’Alema interrogato in materia), la palla è passata alle grandi compagnie telefoniche, una volta definitivamente chiarita l’incapacità dell’Authority Comunicazioni di Enzo Cheli di esercitare una anche minima funzione di indirizzo nel mercato dell’accesso a Internet.
Lasciare campo libero al “mercato” in Italia fino a oggi non è stata una grande idea, un po ‘ perchè il mercato delle comunicazioni tutto è tranne che libero, un po ‘ perché gli operatori della telefonia non sembrano brillare per preveggenza nelle loro scelte.
Guardate Infostrada, per esempio. Proprio in questi giorni ha annunciato una rivoluzione ideologica nelle sue tariffe telefoniche che diventeranno, verso la metà dell’anno, piatte; sarà possibile cioè pagare una cifra mensile di un centinaio di mila lire (più ovviamente l’immarcescibile canone telecom) per chiamare in tutta Italia senza tariffa a tempo. Tutto molto bello e soprattutto molto americano, peccato che da questo equilibrismo di modernità l’accesso a Internet sembri escluso. Per centomila lire mensili potrò telefonare ogni giorno per 24 ore filate all’estremo opposto della penisola (alla fidanzata, alla nonna, o a chi mi pare) come fosse l’amico che abita al piano di sotto, ma potrò collegarmi a Internet solo per 20 minuti. Questo sembra far intendere il nuovo comunicato stampa di Infostrada sull’offerta TempoZero (anche se non è chiaro come l’operatore telefonico potrà tecnicamente impedire una mia telefonata attraverso le sue linee a un pop internet di un’altra compagnia).
Mentre un po ‘ in tutta Europa si inizia a privilegiare l’accesso alla rete senza tariffa a tempo, da noi ci si orienta diversamente e, tanto per cambiare, in direzione diametralmente opposta.
Eppure Infostrada, a credere ai numeri dei suoi comunicati, ha intenzioni serie per quanto riguarda lo sviluppo delle infrastrutture per il traffico dati (più di cinquemila chilometri di fibra ottica stesa su tutto il territorio nazionale) anche se la corsa alla cablatura delle grandi città che vede protagonisti nel nostro paese innumerevoli e improbabili soggetti, è un’altra delle schizofrenie di cui si potrebbe parlare a lungo.
Ci sono per esempio ben dieci società impegnate nella cablatura di Milano: ad andare avanti così fra un po’ per camminare in Piazza Duomo sarà necessario scavalcare grosse dune di fibra ottica.
Volendo ancora far parlare i numeri del medesimo comunicato di Infostrada, forse è possibile leggervi le ragioni della esclusione di Internet dalla future tariffe flat . Nel 1999 e fino a febbraio 2000 Infostrada ha fornito supporto per comunicazioni voce e dati per 40 milioni di minuti. Di questi, 17 milioni per servizi voce e 23 milioni per servizi Internet. In pratica il traffico Internet ha superato di un bel po ‘ il traffico voce e la differenza è destinata ad aumentare esponenzialmente nei prossimi mesi.
Bene, sapete quanto ha guadagnato la seconda compagnia telefonica italiana dal traffico voce nel 1999? 1260 miliardi. E sapete quanto ha incassato dal traffico Internet? 140 miliardi.
Ecco, il motivo forse è tutto qui: il traffico Internet è un servizio in sé a bassa remunerazione e ad alti costi i cui prezzi “al pubblico” sono destinati prima o poi a ridursi (mentre i costi per le compagnie telefoniche saliranno proporzionalmente al continuo aumento della banda richiesta) ma non nella misura che ci si potrebbe aspettare.
Per questo il Presidente del Consiglio non sa cosa dice quando parla di tariffe Internet decise dal libero mercato; per questo le mancate prese di posizione dell’Autority (sulle tariffe internet, su adsl, sui costi delle linee dedicate), unico organismo a poter (teoricamente) tutelare gli interessi degli utenti, sono una “non scelta” figlia di due padri: una comprensione assai sottostimata di cosa sarà Internet nei prossimi anni, e l’eterna necessità di non scontentare troppo le grandi compagnie telefoniche che, a proclami e intenzioni sullo sviluppo tecnologico sono avanti di 50 anni su tutti (perfino piu avanti dei loro concorrenti d’oltreoceano), mentre per la voglia di incassare vedono al massimo fino a dopodomani.
Come diceva qualcuno parlando di soldi: pochi, sporchi ma subito.