Web – Preferirei non parlare di queste cose. Perché sono la fotografia indiscutibile del nostro essere abitanti di un mondo del quale qualche volta sarebbe il caso di vergognarsi un po ‘. Perché ripropongono una prassi che nel nostro paese è regola e necessità: quella del potere che replica sé stesso fino a occupare qualsiasi spazio esistente.
Per la seconda volta il Presidente del Consiglio Massimo D’Alema si è concesso ai navigatori di Internet, in una sottospecie di dialogo online organizzato da Puntoit, una associazione nata meno di un anno fa che ha fatto dell’attivismo sfrenato fra cene, balli e pianobar in alberghi a cinque stelle, il centro del suo “programma”; per dare un contributo, dicono, allo sviluppo di Internet in Italia.
Se la prima volta in rete di D’Alema, durante una conferenza qualche mese fa alla Bocconi, fu del tutto virtuale (nel senso che fu annuciata e commentata un po ‘ da tutti senza che nessuno su Internet l’abbia potuta seguire) il 7 marzo scorso il Presidente del Consiglio ha effettivamente risposto a qualche email dei navigatori della rete, selezionata da una non meglio definita “redazione” di Puntoit. Niente di simile quindi alle chat aperte alle quali ci ha abituato Bill Clinton nelle sue apparizioni su Internet negli ultimi anni. E nonostante ciò, si è indiscutibilmente fatto, in questo secondo tentativo, qualche passo avanti.
Tralascio di commentare le indicazioni date da Massimo D’Alema sull’orientamento del governo in materia di sviluppo della rete: non aggiungono nulla a quanto già si sapeva. Si tratta di una serie di misure mille volte annunciate e mai messe in atto e della cui inconsistenza abbiamo parlato anche troppo. Il primo ministro ha confermato poi che il governo è intenzionato a creare i portali di stato per l’e-commerce, da offrire gratuitamente alle piccole e medie imprese, concretizzando una intuizione del Ministro Visco destinata a creare più confusione che effettivi vantaggi per il commercio elettronico in Italia.
Sull’associazione telematica Puntoit vale invece la pena di dire un paio di cose a costo di risultare noiosi. In particolare il suo fondatore Luigi Gambardella è un alto dirigente Telecom, ex Olivetti, consulente del Ministro Bersani per le normative europee sul commercio elettronico. Se questo non bastasse Gambardella è stato anche uno degli estensori del fortunatamente mai applicato “codice di autoregolamentazione di Internet” che Telecom e AIIP (nelle lune di miele intercorse fra le ormai continue cause che li oppongono) hanno tentato di imporre agli utenti Internet italiani negli anni scorsi. Come molti temevano, questa Associazione si è arbitrariamente incaricata di rappresentare la comunità internet italiana facendosi forte di una grande visibilità ottenuta in rete e sui media negli ultimi mesi. Ma non c’è affermazione più lontana dalla realtà.
L’idea di fondare una associazione che riunisca i fondatori della rete italiana (si fa per dire) e tutti i nuovi soggetti che contribuiscono con le loro idee innovative alla crescita di Internet in Italia è geniale e molto raffinata. Si tratta del solito intreccio fra poteri forti per i quali è molto utile avere una propaggine associativa da invitare magari ai tavoli decisionali insieme ai grandi gruppi industriali e delle comunicazioni. Per ritorvarsi fra amici e vecchi conoscenti a decidere le sorti della rete italiana in totale tranquillità.
Nessuna associazione Internet con un migliaio di iscritti avrebbe mai avuto la forza per portare il Presidente del Consiglio a una iniziativa come “I have an e-dream” (anche le precedenti iniziative di Puntoit hanno visto protagonisti nomi di primo piano della politica e dell’imprenditoria italiana). Forse, pagandolo bene, ci si sarebbe potuti permettere Carlo Massarini come presentatore (testimonial Telecom anch’egli) che ha diretto la serata con il suo immancabile microfono labiale. Nemmeno pregando una semplice associazione internet, anche con qualche decina di migliaia di iscritti, avrebbe potuto raggiungere le prime pagine di tutti i giornali nazionali come l’evento organizzato di Puntoit ha invece consentito.
Puntoit ha un futuro assicurato: a decine correranno ad iscriversi pagando la quota associativa certi di entrare a far parte di un club esclusivo che prima o poi li favorirà. Si ripete uno schema mentale che in Italia è ormai la regola: la logica un po ‘ becera che spinge tanti “professionisti” verso le noiose riunioni del Rotary o del Lion’s Club ha trovato, finalmente una sua applicazione telematica.
Noi promettiamo di non occuparcene più di tanto, a patto che non si tiri fuori la solita bugia su “chi rappresenti cosa”. Puntoit faccia la sua attività associazionistica e di lobbying in santa pace, senza utilizzare il nome della comunità Internet Italiana che, fra le tante colpe che porta con sé, non ha di certo quella di sentirsi rappresentata da individui così fortemente caratterizzati.
Gente che, una volta convinti ignari politici e amministratori della loro competenza nelle faccende della rete ed averne incassato l’incondizionata fiducia, si scatena in balli sfrenati nel salone di un qualsiasi hotel Excelsior.