Contrappunti.it/Travolti ma impreparati

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di M. Mantellini. Non da ultimo, le statistiche impazzite di questi anni sperano di aiutare l'accettazione della nostra raggiunta modernità da parte degli altri paesi più evoluti
di M. Mantellini. Non da ultimo, le statistiche impazzite di questi anni sperano di aiutare l'accettazione della nostra raggiunta modernità da parte degli altri paesi più evoluti


Web (internet) – E ‘ una soddisfazione seguire il travolgente affermarsi di Internet dentro la testa degli italiani. Per anni la maggioranza della popolazione è rimasta insensibile al richiamo tecnologico che proveniva dall’estero, quasi che fosse una fissazione anglosassone. Non è più così.

E ‘ una soddisfazione vedere dilagare la silenziosa accettazione del “nuovo” da parte di tutti o quasi. E ‘ perfino divertente registrare l’entusiasmo di tanti che fino a ieri avevano parlato di Internet come di un giochetto per adolescenti svogliati e rachitici.

Certo qualche irriducibile opposizione rimane, per esempio quella di Alberto Arbasino, scrittore raffinato e snob, che non perde occasione per ricordare a tutti come il computer stia diventando il nuovo strumento di omogeneizzazione e di massificazione, ma è una presa di distanza di maniera, non dissimile da quella degli amanti del pennino ad inchiostro contro la penna a sfera o di quella dei fans della radio contro le scatole televisive negli anni 50.

Per il resto è un tripudio di tempi coniugati al futuro: Internet consentirà questo e quello, Internet ci salverà dalle malattie, Internet sarà.

E poiché più che di una previsione si tratta di una raccomandazione, pare lecito spingerla dolcemente questa migrazione verso un mondo migliore. Sembra così valere, almeno da noi, la legge del tre.

Volete cifre plausibili sulla diffusione di Internet nelle case e nelle aziende italiane? Dividete i numeri che leggete nelle statistiche per tre. Non sarà scientifico ma funziona.

Per esempio quanti sono gli utenti Internet in Italia oggi? C’è chi dice 5 c’è chi dice 7 milioni; scegliete voi, poi dividete per tre. Quanti saranno gli abitanti della penisola collegati nel 2001? Statistiche ubriache di questi giorni indicano 16 milioni di utenti (le famiglie in Italia sono 20 milioni, n.d.a) : bene, dividiamo per tre e otterremo un numero sicuramente più plausibile.

Fa parte dell’apologia di Internet tutto questo numerare in eccesso: racconta l’urgenza di adeguamento al resto del mondo; descrive la voglia di esserci, di guadagnare in rete, di farne un mercato reale. E non da ultimo, le statistiche impazzite di questi anni sperano di aiutare una più rispettosa accettazione della nostra raggiunta modernità da parte degli altri paesi evoluti.

“Siamo all’avanguardia” – urla appena qualcuno lo ascolta il sottosegretario Bassanini – abbiamo, unici al mondo, la firma digitale, avremo fra non molto gli appalti in rete, i commercialisti sono online; esiste perfino un nucleo di Polizia informatica che protegge i nostri figli dalle minacce del web, cosa vogliamo di più?

Internet è ormai dentro le nostre case, “sdoganata”, direbbero certi giornalisti, dalla necessità di non rimanere isolati dal resto del mondo.

Mai avremmo potuto, anche solo un anno fa, immaginare la piccola polemica di questi giorni fra Forza Italia e i DS nella campagna elettorale per le prossime elezioni regionali in Emilia Romagna. Il candidato di Forza Italia, l’ex direttore de Il Resto del Carlino, Gabriele Canè, ha indicato nella pubblicità elettorale l’indirizzo del suo sito web. Sfortuna vuole che il suo cognome termini con una lettera accentata che i pubblicitari non hanno saputo (o voluto) togliere dall’URL. Immediata la replica dei DS bolognesi che hanno tuonato: “Canè non sa nulla di Internet! Guardate come ha scritto l’indirizzo del proprio sito, non sa nemmeno che i caratteri non ASCII non possono essere contenuti in un indirizzo web.”

Come è crudele la lotta politica ai tempi di Internet, specie se si è portatori di un cognome non adatto: www.gabrielecane.it non è infatti un messaggio agli elettori del tutto rassicurante; e d’altro canto non avere un sito web, oggi in Italia, sembra un lusso che in pochi possono concedersi. A meno di non voler passare per appartenenti a quella minoranza retrograda, reazionaria e arteriosclerotica che, incredibilmente, non conosce l’American Standard Computer Information Interchange.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
7 feb 2000
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