Google ha annunciato che non eliminerà più il supporto per i cookie di terze parti da Chrome. L’azienda di Mountain View afferma che le API di Privacy Sandbox potrebbero essere una valida alternativa. In realtà, i risultati dei test non sono molto positivi. Secondo la Electronic Frontier Foundation, Google ha cambiato idea solo per motivi di profitto.
Un favore agli inserzionisti?
Da quasi 5 anni sono in corso “esperimenti” per cercare una valida alternativa ai cookie di terze parti che garantisca la privacy per gli utenti, senza ridurre i profitti degli inserzionisti, inclusi quelli di Google. Dopo l’ennesimo rinvio al 2025, l’azienda di Mountain View ha deciso di cambiare approccio, lasciando la libera scelta agli utenti (opt-in).
Sulla Privacy Sandbox era stata avviata un’indagine da parte della Competition and Markets Authority (CMA) del Regno Unito. L’autorità ha accettato gli impegni di Google, ma continua a vigilare sul loro rispetto. La CMA verificherà ora l’impatto del nuovo approccio in collaborazione con l’Information Commissioner’s Office (che aveva scoperto un “bug” in Privacy Sandbox).
La decisione di non eliminare il supporto per i cookie di terze parti da Chrome è probabilmente correlata ai risultati dell’ultimo test effettuato nel primo trimestre 2024. Eliminando i cookie di terze parti e non attivando Privacy Sandbox, le entrate degli inserzionisti diminuiscono del 34% su Google Ad Manager e del 21% su Google AdSense. Eliminando i cookie di terze parti e attivando Privacy Sandbox le entrate diminuiscono del 20% e 18%, rispettivamente.
Google ha inoltre rilevato che Privacy Sandbox è meno efficace per il cosiddetto remarketing, ovvero il tentativo di coinvolgere gli stessi clienti con annunci successivi. L’azienda di Mountain View evidenzia che il remarketing sfrutta i cookie di terze parti perché consentono un livello altamente preciso di personalizzazione degli annunci (in pratica, un migliore tracciamento delle attività online degli utenti).
Come ricorda la Electronic Frontier Foundation, quasi l’80% delle entrate di Google deriva dall’advertising online. Ecco perché ha deciso di non eliminare il supporto per i cookie di terze parti da Chrome. Gli interessi degli inserzionisti vengono prima della privacy degli utenti. Firefox e Safari bloccano i cookie di terze parti dal 2020.