Sta decollando in Italia una nuova campagna web che mette al centro una questione bollente , ossia la tutela della copia privata , il diritto cioè di eseguire il backup di un prodotto (ad esempio un CD) a scopi personali e senza alcuna finalità di lucro.
A lanciare la campagna, sotto forma di lettera aperta alla parlamentare Titti De Simone, dimostratasi in passato già sensibile a questi problemi, sono quelli di Scarichiamoli.org , da lungo tempo impegnati sul fronte delle libertà digitali e della diffusione della cultura.
La lettera, già firmata da numerosi utenti internet, webmaster ed esperti, chiede in particolare la revisione del decreto legislativo con cui l’Italia ha recepito una celebre direttiva europea, la 2001/29, nella quale in buona sostanza si prende atto della possibilità per i produttori di ricorrere a sistemi DRM capaci di blindare i contenuti a tal punto da rendere improponibile la copia privata. Allo stesso tempo viene di fatto vietato l’aggiramento dei sistemi di protezione.
“Se per un verso, chi ha acquisito il possesso legittimo non può aggirare le misure di sicurezza per effettuare la copia – spiega la lettera – per altro verso, il titolare dei diritti – che ha apposto dette misure – dovrebbe adottare gli accorgimenti tecnici necessari per consentirgli di effettuare una copia privata (anche digitale) ad uso personale (anche perché la copia analogica non presenta lo stesso livello qualitativo della copia digitale, e il consumatore acquista una copia digitale, non una copia analogica: dunque, egli dovrebbe avere il diritto alla copia privata digitale)”.
La lettera, disponibile sul Wiki di Scarichiamoli.org , presenta le modifiche agli articoli che sarebbero sufficienti a ristabilire il diritto alla copia privata , in passato garantito dal nostro ordinamento.
Ed è certamente curioso che proprio in queste ore la British Phonografic Industry , che raduna i produttori discografici britannici, ha fatto sapere di ritenere la copia privata un diritto .
In particolare Peter Jamieson, chairman di BPI, ha dichiarato che i consumatori dovrebbero essere posti in condizione di effettuare una copia per fini personali, a patto che non la distribuiscano a terzi . Nulla cambierebbe, evidentemente, per chi volesse lucrare sulla duplicazione abusiva dei materiali.
Pur trattandosi solo di una dichiarazione, questa rappresenta una svolta importante per l’industria di settore e un primo segnale di apertura ad uno dei problemi più sentiti dai consumatori dei nuovi media.