156.013.094,70 euro: a tanto ammonterebbe l’equo compenso per copia privata, da aggiungere a 96.327.534,30 euro di IVA ed IRES che sarebbero dovuti finire nelle casse dello stato. Sono i numeri della truffa emersa con l'”operazione Virgin”, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, in collaborazione con la Guardia di Finanza e la SIAE. Un fiume di denaro che vale quanto la collecting society dello Stivale domanda per adeguare i compensi per la copia privata al regime europeo.
CD e DVD vergini, ma anche hard disk, importati illegalmente in Italia attraverso triangolazioni fra diverse società con base in paradisi fiscali: merce destinata non all’esportazione, come invece documentavano i faldoni della contabilità e dei trasporti, ma alla distribuzione sul suolo italiano. La collacting society italiana racconta che questo materiale in parte veniva smistato da aziende napoletane definite “in odore di camorra”, in parte veniva rivenduto sui canali della grande distribuzione: “grazie all’omesso pagamento delle imposte e dei compensi dovuti alla Siae”, si spiega, la merce era ottenuta “a prezzi talmente bassi da sbaragliare letteralmente la concorrenza del settore”.
L’operazione, originata da un’indagine della Guardia di Finanza di Fiumicino e mirata a ricorstruire le attività dei clan camorristici che amministravano il mercato sommerso della pirateria audiovisiva partenopea, è poi sfociata in una operazione di ancor più vasta portata che si è dipanata fra intercettazioni telefoniche e ambientali e controlli presso le aziende. Le sutorità sono così giunte ad una ricostruzione dei canali di approvvigionamento del materiale informatico, che hanno condotto a perquisizioni, sequestri e arresti in Toscana, Lombardia, Lazio, Campania e Puglia. Oltre a 500mila euro in contanti, sono stati posti sotto sequestro 23 milioni tra CD e DVD vergini : “ingenti quantitativi di supporti audiovisivi vergini ed altro materiale informatico, prevalentemente a marchio Verbatim – chiosa SIAE – destinati ad alimentare il mercato italiano in totale evasione delle imposte e dei compensi dovuti per copia privata”.
Il GIP di Napoli ha emesso 16 ordinanze di custodia cautelare che coinvolgono, oltre a due imprenditori toscani che operano nella distribuzione all’ingrosso, anche 3 esponenti di rilievo del produttore Verbatim.
Per quanto attiene i sequestri preventivi, le autorità hanno agito su beni per 252.340.629 euro, fra 164 conti correnti, 46 obbligazioni finanziarie, 34 titoli al portatore, 8 cassette di sicurezza, 38 fondi di investimento, 56 auto e moto di lusso, uno yacht di 15 metri e 71 prestigiose proprietà immobiliari e terriere.
Gaia Bottà