Non si deciderà della natura delle ineluttabili copie tecniche, non nel caso che ha visto coinvolto un manipolo di autori schierati contro la piattaforma di condivisione di documenti Scribd. Piattaforma accusata nel contempo di lasciare che gli utenti condividessero opere protette dal diritto d’autore, e di effettuare copie non autorizzate delle opere stesse, nel tentativo di individuare gli episodi di sharing non autorizzato da parte degli utenti.
Il caso era montato lo scorso anno: ottenuto lo status di class action per una denuncia depositata dalla scrittrice per l’infanzia Elaine Scott, vantava come alfieri dei tutori del copyright gli avvocati dello stesso studio legale che si era occupato di difendere la combattiva genitrice Jammie Thomas dagli affondi dell’industria della musica. Scott e compagnia rivendicavano giustizia per una presunta doppia violazione del diritto d’autore da parte della piattaforma.
La piattaforma, in primo luogo, a parere dell’accusa non frapponeva ostacoli abbastanza irti al caricamento di copie digitali non autorizzate di opere letterarie protette dal diritto d’autore. Una accusa mossa più volte nei confronti di Scribd, una accusa che sempre più spesso si abbatte nei confronti degli operatori della rete che offrono spazio ai propri utenti e operano non in qualità di editori, ma in qualità di semplici intermediari. Casi di questo tipo, che sovente vengono sciolti mediante un confronto con l’istituto del DMCA negli States e con i recepimenti locali della Direttiva sul commercio elettronico in Europa, non sembrano avere un esito scontato .
Scribd era poi stata accusata di una seconda violazione. La piattaforma non è completamente priva di meccanismi di controllo anticopia: così come avviene per YouTube e Content ID , così come avviene ad esempio per i filtri implementati da RapidShare , il Copyright Management System di Scribd analizza a posteriori i contenuti caricati dagli utenti. Una volta individuata dietro segnalazione un’opera caricata illegittimamente, una volta che il detentore dei diritti abbia registrato la propria opera per evitare che venga pubblicata, il sistema è in grado di riconoscere ulteriori repliche del contenuto e di filtrarle in anticipo sulla pubblicazione: ma si tratta di un’operazione che comporta la produzione di un’ulteriore copia accidentale . Una contingenza mal tollerata dagli attori della class action, che denunciavano come Scribd “copi illegalmente l’opera nel suo sistema di protezione del copyright”.
Si tratta di una copia tecnica, un calco del contenuto da monitorare, detenuta da Scribd e a solo uso di Scribd nell’intento di prevenire le violazioni da parte dei propri utenti. Ma l’accusa non sembrava tenere conto degli intenti, mirando forse all’introduzione di sistemi di controllo che non lavorino sulla semplice copia del singolo esemplare segnalato ma operino su qualsiasi manifestazione dell’opera protetta da diritto d’autore: un controllo preventivo e accurato che scongiuri qualsiasi tipo di violazione.
Ora il caso è stato archiviato . A parere dei legali di Scribd l’accusa deve aver compreso di non avere speranze: la copia tecnica realizzata per tutelare gli autori ricadrebbe inevitabilmente nell’ambito degli usi legittimi accordati a chi non detiene i diritti su una determinata opera. A decidere però sullo status della copia tecnica potrebbero essere altre corti: il software Turnitin , imbracciato per impedire il plagio scolastico, è stato in passato accusato di appropriarsi delle opere prodotte dagli studenti per costruire il proprio database anticopia.
Gaia Bottà