La richiesta da Washington dell’estradizione per chiunque commetta reati informatici sui domini .com e .net non è stata accettata di buon grado da parte dell’avvocato di Richard O ‘Dwyer, studente 23enne arrestato quest’estate con l’accusa di aver creato una piattaforma di indicizzazione, TVShack, che forniva link a contenuti protetti da copyright offerti da altri siti.
L’avvocato del ragazzo, Ben Cooper, ha argomentato davanti alla Corte di Westminster che il suo cliente “è un giovane ragazzo che deve ancora completare il suo percorso universitario e sarebbe completamente allontanato dal suo ambiente sociale. Questo – ha spiegato Cooper – avrebbe un impatto sul suo comportamento nel trovarsi circondato dal tipo di persone che solitamente si trovano dentro un centro di detenzione federale a New York. Sarebbe un pesce fuor d’acqua in un contesto simile – ha concluso infine l’avvocato – non si possono sottovalutare i rischi a cui sarebbe esposto”.
Non si è fatto convincere l’avvocato della controparte , John Jones, che ha riaffermato la necessità dell’estradizione in quanto “l’accesso ai siti è avvenuto negli Stati Uniti e le vittime – gli studios – sono negli USA”.
Probabilmente prendendo spunto da quanto accaduto a O ‘Dwyer, e sulla scia della vicenda di McKinnon , il vice-primo ministro britannico, Nick Clegg, ha ordinato una revisione della legge in merito alle estradizioni (trattato molto criticato, peraltro, dopo che è stato reso noto che ogni caso di estradizione per un cittadino USA ne esistono nove per cittadini britannici).
Al giovane O ‘Dwyer non rimane che aspettare la pronuncia dei giudici britannici, attesa per il prossimo 13 gennaio.
Elsa Pili