Il fiasco di un film può dipendere dalla circolazione incontrollata delle sue copie in Rete: è quanto hanno cercato di dimostrare i produttori di un film indipendente statunitense per ottenere dal cyberlocker FileServe il successo che il pubblico pagante non gli ha tributato.
La denuncia di Cowslip Film Partners, società di produzione del film American Cowslip, risale alla primavera scorsa: nei due anni precedenti aveva subissato FileServe di richieste di rimozione, affinché il film scomparisse dagli spazi di archiviazione offerti dal sito di file hosting. Nessuna reazione da parte di FileServe, che, localizzato alle Isole Vergini, ha ritenuto di poter continuare ad approfittare dei caricamenti dei propri utenti, e della fruizione da parte di cittadini della Rete, incoraggiati a versare denari per sottoscrivere abbonamenti.
FileServe ha scelto di non confrontarsi con le accuse, e Cowslip Film Partners chiede ora che il giudice prenda comunque una decisione: la società di produzione, in aggiunta al rimborso delle spese legali, che valgono oltre 20mila dollari, vorrebbe ottenere 869.500 dollari di risarcimento . Le basi su cui si fondano queste stime dei danni sono l’esperienza e le aspirazioni di uno dei produttori del film, Tony Hewett.
Due milioni di dollari sono stati investiti nel film, spiega Hewett in un documento depositato in tribunale, denari sborsati per il reclutamento di attori come Val Kilmer e Peter Falk, nell’intento di “massimizzare gli incassi” facendo leva sulla loro notorietà su scala internazionale. Le stime degli incassi derivati dal licensing all’estero puntavano ad un massimo di 2.146.533 dollari, ma ci si sarebbe accontentati anche di un minimo di 1.015.500 dollari, da aggiungere agli incassi previsti per il mercato statunitense dell’home video , che si stimava potessero raggiungere i 6,7 milioni di dollari. Gli incassi per il licensing del film, spiega il produttore, si sono avvicinati alle stime più pessimistiche, mentre sul mercato dell’intrattenimento statunitense, tra streaming e download, noleggio e pay TV, si è consumata la disfatta: il totale degli incassi si è fermato a 68mila dollari .
La causa di questo clamoroso ed imprevisto insuccesso? Hewett non ha dubbi: è da imputare alla pirateria. “In particolare, i siti che offrono gratuitamente il download o lo streaming come FileServe – denuncia il produttore – hanno significativamente danneggiato il flusso degli incassi”. In caso del mancato apprezzamento da parte del pubblico, spiega il produttore, ci si attendeva un incasso minimo di 937.500 dollari: sottraendo le poche migliaia di dollari pagate dalle platee statunitensi, quel che rimane sono i mancati incassi . È così che i 19.928 download dell’opera, contati da Hewett con il solo ausilio di un motore di ricerca dedicato ai link ai file condivisi, varrebbero 869.500 dollari.
Spetta ora al tribunale decidere se accogliere la richiesta dei produttori, se avallare la logica che li ha guidati, se condannare FileServe ad agire da botteghino di ripiego.
Gaia Bottà