“La questione non riguarda ciò che ha fatto finora Google, bensì quello che deve ancora fare”. Così ha parlato Bob Goodlatte, attualmente a capo della U.S. House Judiciary subcommittee , la commissione statunitense che si occupa di tematiche legate al copyright e più in generale al settore IT. Una piccata tiratina d’orecchie al colosso di Mountain View, che non avrebbe dunque fatto abbastanza nell’ormai spietata crociata a fenomeni illeciti come la pirateria online e la contraffazione dei beni.
Al centro delle critiche è così finita una serie di attività legate al search engine più sfruttato del web, in particolare quelle relative al piazzamento di messaggi pubblicitari da parte di siti in evidente violazione del copyright . Goodlatte ha inoltre sottolineato come BigG non faccia abbastanza per la rimozione tempestiva di contenuti illeciti su esplicita richiesta da parte dei legittimi detentori dei diritti.
Alle accuse ha subito risposto il general counsel di Google Kent Walker, intervenuto al Congresso a stelle e strisce per fare il quadro sulle iniziative antipirateria finora intraprese dalla sua azienda. A Mountain View sarebbero così state spese oltre 50mila ore di lavoro per realizzare una tecnologia come Content ID , attualmente a disposizione su YouTube per la rimozione dei video caricati in violazione del diritto d’autore.
Lo stesso Walker ha poi sottolineato come Google non lucri affatto sulla presenza di risultati legati alla pirateria, che al contrario costerebbe alla società in termini di rimozione coatta. Riconoscere i siti illeciti rappresenterebbe oltretutto un compito gravoso, data una somiglianza piuttosto marcata con spazi web totalmente innocenti . BigG non vorrebbe così ritrovarsi nella posizione di escludere arbitrariamente determinati risultati dal suo motore di ricerca.
Mauro Vecchio