Insospettabili vecchierelle e pudici padri di famiglia, pubescenti e adulti: il Regno Unito potrebbe apparire un popolo di pornomani a sbafo. 25mila lettere hanno raggiunto altrettanti cittadini britannici: accusati di aver scaricato o condiviso materiale pornografico coperto da copyright, vengono messi di fronte a una scelta. Pagare entro poche settimane o essere esposti al pubblico ludibrio affrontando un processo.
La pioggia di ingiunzioni e di richieste di accordo che si sta abbattendo sul Regno Unito si manifesta sotto forma di una lettera inviata dallo studio legale Davenport Lyons. Eventualmente preceduta da una comunicazione del proprio provider, che si annuncia costretto a rivelare ad uno studio legale le generalità dell’intestatario dell’abbonamento a Internet, ogni lettera rivela al destinatario che è stato colto in fallo, rivela che il sistema DigiProtect ha riscontrato che l’IP a cui corrisponde l’abbonamento a Internet si è intrattenuto in uno scambio di materiale pornografico in violazione delle leggi sul diritto d’autore.
“Sono una pensionata, è stato uno shock – rivela un’anziana signora a BBC – non avevo nemmeno idea di che cosa fosse una rete P2P prima d’ora. Non ho dormito per una settimana”. Le lettere si abbattono indistintamente sugli intestatari di abbonamenti Internet, i titoli dei film hard bastano a suscitare le preoccupazioni delle madri di preadolescenti e a far indignare vecchiette morigerate. Il testo della missiva è inequivocabile: “Ogni copia rappresenta un potenziale mancato acquisto, chiunque condivida è paragonabile a una persona che rubi una copia fisica da un negozio e poi ne faccia una copia a chiunque gliela domandi”. I netizen, inquietati dalle accuse, vengono invitati a corrispondere una somma che si aggira intorno alle 500 sterline : qualora non acconsentissero, verrebbero trascinati in tribunale con l’accusa di essere pornomani dediti allo sharing illegale .
Ad agire per conto del pornografo detentore dei diritti è lo studio legale Davenport Lyons, il quale a sua volta si avvale dei servizi di DigiProtect, azienda tedesca specializzata nel “trasformare la pirateria in profitto”. DigiProtect si occupa di scandagliare i circuiti del P2P alla ricerca di utenti che violino i diritti dei suoi assistiti: una volta raccolti gli indirizzi IP, lo studio legale denuncia l’accaduto ad un magistrato per ottenere l’autorizzazione a richiedere al provider le generalità della persona rappresentata dall’indirizzo IP. In seguito si rivolge all’utente per negoziare, sottolineando che accordarsi in forma privata consentirà all’accusato di risparmiare su spese processuali e richieste di danni ben più consistenti rispetto alle 500 sterline chieste per archiviare la denuncia. Numerosissimi, fra i cittadini del Regno Unito contattati dallo studio legale, si sono dichiarati sconcertati, inconsapevoli di qualsiasi tipo di violazione. Ci sono coppie di anziani che, accusati di aver scaricato illegalmente titoli di pornografia omosessuale, si dicono “indignati dal titolo del film” e assicurano di non apprezzare la pornografia e di non avere alcuna idea di come scaricare, al punto di “dover chiedere al figlio di effettuare un acquisto su iTunes”.
È possibile che i destinatari delle missive siano stati traditi da anonimi piggybacker che si aggiravano nel raggio dell’area coperta dal loro segnale WiFi, la sorveglianza del quale, a parere dello studio legale , spetta agli abbonati. È altresì possibile che la lettera sia frutto di un errore, come lo studio legale è stato costretto ad ammettere nel momento in cui una coppia di pensionati si è rivolta ad un’associazione dei consumatori per dirimere il contenzioso di fronte alle autorità. C’è chi suggerisce che la coalizione per la protezione dei diritti degli autori spari nel mucchio, facendo leva sull’imbarazzo che l’accusato potrebbe provare nel sostenere pubblicamente la propria innocenza rispetto al download di materiale pornografico. Se la malafede della coalizione può essere confusa con il numero di falsi positivi che può generare un’indagine basata su un indirizzo IP, appare pressoché certo il fatto che tra lo studio legale e il servizio di individuazione delle violazione si configuri come una macchina per raggranellare denaro : a dimostrarlo ci sarebbero documenti che testimoniano come DigiProtect abbia acquisito dagli autori i diritti a disseminare online delle copie delle opere al solo scopo di rintracciare gli utenti attratti nella trappola del download.
Ma il meccanismo per raccogliere denari da netizen intimiditi sembra incepparsi proprio a livello dei proventi: BBC ha contattato uno dei mandanti delle indagini, uno dei più affermati studios a luci rosse degli States, Evil Angel. Nonostante lo studio legale assicuri che la somma imposta agli utenti che non vogliano difendersi in tribunale “non compensi in alcun modo le perdite subite dall’industria”, i vertici di Evil Angel sono rimasti attoniti quando BBC ha rivelato loro che lo studio legale chiede ai netizen 500 sterline per appianare la controversia senza passare da un tribunale: “Credevo chiedessero una cifra che si aggirasse intorno ai 50 dollari o ai 50 euro”.
Nel frattempo i cittadini della rete si stanno mobilitando . La pioggia di richieste di conciliazione non si arresta e presto una gragnola di segnalazioni potrebbe inondare il garante della privacy locale: lo studio legale non avrebbe il diritto di rivolgersi ai provider per ottenere i dati personali di coloro che sono rappresentati in rete da un indirizzo IP che non ha commesso atti criminali.
Gaia Bottà