Una sentenza significativa, che potrebbe di fatto ostacolare le agguerrite strategie finora intraprese dai vari signori del copyright. Una corte distrettuale dello stato dell’Illinois ha così respinto le richieste dei legali di VPR Internationale , società canadese specializzata in contenuti per adulti.
La casa di produzione cinematografica aveva trascinato in aula più di mille utenti del web, accusati di aver scaricato e condiviso alcuni filmati protetti dal diritto d’autore. I netizen erano stati precedentemente individuati grazie ai rispettivi indirizzi IP , forniti ai legali di VPR dai singoli provider.
Il meccanismo sfruttato dalla società si era dunque rivelato molto simile a quello adottato in altri casi di violazione del copyright. Una vera e propria estorsione, comunicata ai singoli utenti secondo lo schema “paghi ora qualche centinaio di dollari o correrà il rischio di finire in un’aula di tribunale”.
Il giudice Harold Baker ha però sottolineato come ad un singolo indirizzo IP non corrisponda per forza un colpevole , citando il caso di un misterioso cittadino di Buffalo accusato di aver scaricato immagini a sfondo pedopornografico. L’uomo si era infatti rivelato innocente, dopo che gli agenti dell’ICE avevano fatto addirittura irruzione nella sua abitazione.
In sostanza, l’uomo non aveva protetto la sua connessione WiFi, lasciando a misteriosi scrocca-banda la possibilità di scaricare immagini “a suo nome”. Il giudice ha poi bacchettato le stesse strategie legali di VPR, che esporrebbero un potenziale innocente ad un’accusa troppo infamante .
Mauro Vecchio