Non sono sufficienti le periodiche prese di posizione rispetto alla neutralità della propria tecnologia, non sono sufficienti le iniziative come Bundle volte a dimostrare che il mercato dei contenuti può finalmente venire incontro alle abituidini degli utenti connessi: la Recording Industry Association of America (RIAA) si è rivolta direttamente a BitTorrent per chiedere collaborazione nell’arginare lo scambio pirata all’azienda “all’origine di software usato prevalentemente per commettere violazioni”.
In una missiva vergata da Brad Buckles, ai vertici della divisione antipirateria di RIAA, e indirizzata al CEO di BitTorrent Inc. Eric Klinker si ricorda come ricorra il decimo anniversario dell’ implementazione della tecnologia DHT, capace di rendere effettivamente decentrata e scalabile la rete della condivisione. Condivisione che, stando alle parole di RIAA, consiste in pirateria nella gran parte dei casi.
Il software messo a disposizione da BitTorrent “ha agevolato approssimativamente il 75 per cento degli oltre 1,6 milioni casi di violazione basati su torrent e con oggetto le opere dei nostri membri segnalati nel 2014” afferma Buckles, “su un campione di 500 torrent relativi a file musicali rilevati attraverso le tabelle di hash distribuite (DHT) di BitTorrent Inc., l’82,4 per cento è associato a contenuti in commercio e quindi probabilmente scambiato in violazione del copyright” sostiene il dirigente RIAA, aggiungendo che “99 su 100 dei file torrent più popolari nella categoria Musica di uno dei più popolari portali torrent, KickassTorrents, sono stati giudicati in violazione del copyright”.
I client uTorrent e BitTorrent, sottolinea Buckles, “sono usati di milioni di persone e il numero delle violazioni del copyright rispetto alle opere dei nostri associati è ben più grande del numero di notifiche che abbiamo inviato”.
Sono cifre e percentuali che la RIAA sfodera per ribattere alle parole affidate nel 2013 a Matt Mason, all’epoca vicepresidente alla divisione marketing di BitTorrent Inc., il quale affermava che la pirateria si consumasse “al di fuori dell’ecosistema di BitTorrent” e ribadiva che l’azienda non supportasse in alcun modo l’illegalità . L’industria della musica, a due anni di distanza, riesuma questa presa di posizione per cercare di trasformarla in un impegno: “sollecitiamo BitTorrent Inc. a dare seguito a queste parole e a compiere dei passi significativi per scongiurare che questa abitudine alla violazione si perpetui attraverso i suoi prodotti e i suoi servizi”.
Dear @RIAA – saw your letter to BitTorrent. I don’t work for them anymore, but I stand by what I said: the protocol is not the problem.
– MattMason (@MattMason) 4 Agosto 2015
Mason, la cui carriera ha ormai preso un’altra direzione, si è espresso su Twitter per confermare la neutralità del protocollo BitTorrent, probabilmente sollevato nel non doversi confrontare con le richieste avanzate da RIAA: “Vorremmo consolidare una collaborazione per condividere su base regolare con BitTorrent Inc. gli hash (identificativi dei file che circolano in violazione del copyright, ndr ) – conclude Buckles – affinché BitTorent Inc. li possa usare per individuare ulteriori violazioni perpetrate attraverso i suoi servizi”.
Gaia Bottà