Anche i peggiori horror cinematografici prima o poi finiscono, figurarsi la vicenda di una azienda ridotta all’ombra di se stessa come SCO Group , che da anni si mantiene in vita per un unico scopo : provare ad addentare il business di Novell, IBM e altri. Colpevoli, a suo dire, di aver indebitamente lucrato su vecchi brevetti UNIX di proprietà di SCO.
La storia infinita della guerra “SCO contro Linux” era stata sin qui costellata di amare sconfitte per la ex-Caldera Systems, che nondimeno seguitava a ritornare sul piede di guerra con una litigiosità legale apparentemente immutata a ogni batosta ricevuta nei tribunali.
Prima un giudice l’aveva data vinta a Novell con una multa milionaria , poi la decisione di concedere a SCO l’ appello davanti alla giuria , perso anche quello. E infine l’ultimo atto della “tragedia SCO”, la negazione di un nuovo processo basato sul solo fatto che a parere di SCO la decisione della giuria era sbagliata.
“SCO sostiene di avere diritto a un giudizio legale perché il verdetto non è compatibile con la schiacciante evidenza e la legge . La corte rispettosamente dissente – ha scritto il giudice Stewart – La giuria ha stabilito che la versione dei fatti fornita da Novell è maggiormente persuasiva. Tale conclusione è ben supportata dalle prove. C’è stata una sostanziale evidenza del fatto che Novell prese la decisione intenzionale di mantenere la paternità sui diritti d’autore”.
Insomma quasi non ci si crede , ma questa volta la questione SCO contro Linux dovrebbe essere chiusa per sempre : i diritti di copyright su UNIX contesi tra le aziende coinvolte appartengono a Novell, e a SCO non resta che completare l’iter della bancarotta per riposare infine in pace senza alcuna concessione di altre – a questo punto probabilmente sterili – rivalse legali. Con la conclusione del caso Novell, infatti, a SCO non restano basi legali valide per continuare a procedere contro le altre aziende che hanno basato il proprio business su Linux. IBM in testa.
Alfonso Maruccia