Una vittoria amara, giunta quattro anni dopo il fuoco legale aperto dai vertici di Universal Music Group (UMG). L’ormai ex-portale di video sharing Veoh è stato infine considerato non responsabile delle violazioni del copyright commesse dai suoi utenti . Un semplice intermediario della Rete, protetto dalle calme acque del safe harbor – in italiano, porto sicuro – previsto dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA).
Questa la decisione di una corte d’appello di San Francisco, che ha così confermato quanto già stabilito in primo grado. I legali di UMG hanno incassato la seconda sconfitta in aula, dopo aver provato a dimostrare che una piattaforma del calibro di Veoh fosse invischiata fino al collo nelle violazioni del diritto d’autore. Contenuti illeciti caricati dagli utenti, la cui pubblicazione sarebbe stata facilitata dai gestori del portale .
Gli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF) hanno ora parlato di una vittoria cruciale anche se dal sapore amaro. Veoh aveva infatti dichiarato bancarotta nel 2010, impossibilitato a sostenere il suo business per i costi della causa intentata da UMG . Una sfida vinta solo dopo la morte online. Secondo il giudice californiano, gli intermediari sono tutelati dalle attuali disposizioni del DMCA.
Un discorso simile a quello fatto da un giudice di New York nella causa Viacom vs. YouTube . E soprattutto un esempio nell’ambito del contestatissimo disegno di legge noto come Stop Online Piracy Act ( SOPA ). EFF ha sottolineato come proprio quest’ultimo rischi di affossare tutte quelle giovani società nel mirino dei signori del diritto d’autore.
Mauro Vecchio